2003 ottobre 28 Il suo sogno. Forza Silvio

2003 ottobre 28 – Il suo sogno? Forza Silvio
È ufficiale: da ieri non c’entra più la magistratura, né l’opposizione. I guai di Silvio Berlusconi
dipendono dalla sua maggioranza: parola del presidente del Consiglio che ha minacciato ministri e
alleati di governo di prendersi famiglia, barca, soldi, e di mollare su due piedi politica & potere. “Posso
andare in posti bellissimi”, ha concluso senza precisare dove, forse la Sardegna forse le Bermude. In
schietto milanese , la mamma del presidente gli ha sempre detto: ”Silvio, te lauret semper”, tu lavori
sempre. Soltanto che adesso l’elogio materno ha preso alle sue orecchie probabilmente tutt’altro suono
politico. All’on. Berlusconi sembra quasi di lavorare per niente; “te lauret semper”, ma per niente. La
prima promessa da presidente era stata non a caso la fine del cosiddetto “teatrino”, che sarebbe la
politica assimilata all’intrattenimento, alla finzione, al birignao, alla scena, alla battuta, al varietà, a
salotti e a pettegole declamazioni d’intenti. È capitato il contrario; il teatrino all’interno della
maggioranza ha battuto ogni record di dispetti incrociati, superando in masochismo perfino il
centrosinistra che in questa materia di solito fa testo. L’on. Berlusconi ha dato perciò ai suoi e agli
alleati un consiglio che vale un’ordinanza: se proprio dovete litigare tra di voi, fatelo almeno “a porte
chiuse”. Resta il fatto che il presidente non dà l’esempio; semmai, si è a lungo dimostrato il fuoriclasse
di quello stesso teatrino che ora imputa ai partiti della sua coalizione. Per l’intera estate, ne ha dette di
tutti i colori, battute, paradossi, provocazioni, interviste da colazione sull’erba, e correzioni,
precisazioni, marce indietro, distinguo, tutto il campionario della politica delle parole. Opinioni giuste
o sbagliate, feriali o ideologiche fa lo stesso, ma nessuna “a porte chiuse”. Cosa che, fra l’altro,
risulterebbe impossibile da praticare per l’uomo che ha identificato la politica con la comunicazione a
tempo pieno. È proprio la politica dell’annuncio che fa da scuola guida al teatrino generale, il più
distante fra l’altro dallo stile degasperiano, prudente e concludente. Berlusconi pretende dagli alleati
ciò che lui si guarda bene dal fare mentre, ad essere precisi, gli alleati si adeguano semplicemente alla
sua filosofia televisiva: chi non appare non esiste, chi non parla è perduto, chi non si identifica cede
consenso, chi confonde si confonde, chi non buca il video buca se stesso. Lo dimostrano gli ultimissimi
sondaggi d’opinione pubblica. Anzi, se non sbaglio, deve essere questa la prima volta nella storia che il
capo del governo li cita per dichiararsi in svantaggio! “48% noi e 47,8% loro”, ha puntualizzato per
dire che il divario a favore del centrodestra è andato in fumo. Soprattutto in questa fase logorata della
politica, i due schieramenti riflettono esattamente se stessi. Ma con danni collaterali di diversa entità. Il
centrosinistra dimostra di reggere meglio il proprio disordinato teatrino interno, proprio perché è privo
di un leader indiscusso su piazza mentre il leader-ombra della coalizione, cioè Romano Prodi, sta per
ora a Bruxelles. Insomma, abituato alle stecche di un coro in libertà, il centrosinistra non fa più notizia
quando si divide su un tema dietro l’altro. La gente ci ha fatto più il callo. Il centrodestra invece paga il
doppio le sue risse, le sue polemiche, i suoi spiazzamenti tra alleati perché fanno a pugni con il
fondamento stesso della
leadership alla Berlusconi, dunque personale, carismatica, quasi
provvidenziale e in ogni caso elettoralmente insostituibile. Sette anni fa Berlusconi disse chiaro e
tondo: ”Senza di me si perde. Anzi, dico di più. Senza di me il Polo non può esistere”. Non ha mai
cambiato idea e niente fa pensare che la cambierà. Ovvio che nulla lo possa preoccupare, oltre che
infastidire, tanto quanto il calo di coesione dell’alleanza, essendo lui in persona la sola, unica coesione
del centrodestra. Potendo, un Forza Silvio lo rassicurerebbe perfino meglio di Forza Italia. Più che tre
partiti alleati, Berlusconi amerebbe sinceramente un club di amici con cui governare a cena, come fa
ogni settimana ad Arcore con Umberto Bossi. Anche il suo portavoce lavora pochissimo: Berlusconi
preferisce di gran lunga la voce diretta, che il brusio del teatrino di Casa delle libertà può soltanto
disturbare. Questo non vuole affatto dire che Silvio Berlusconi si ritirerà con famiglia, soldi e barca in

un qualche bellissimo posto, anche perché è molto probabile che sogni ad occhi aperti soltanto di
ritirarsi un giorno al Quirinale, da presidente della Repubblica presidenziale. Piuttosto, deve aver
scoperto che Bossi, Fini e Follini/Casini, in ordine di apparizione, fanno sul serio. Il loro teatrino è
anche teatro vero: vogliono ciascuno una parte di co-protagonisti. La sola parte indisponibile. Non sarà
una partita “a porte chiuse”.
26 ottobre 2003