2003 Maggio 5 Cina

2003 Maggio 5 – Cina/1

Colera, peste, vaiolo, febbre gialla erano chiamate malattie “esotiche” perché provenienti da “fuori”,
di origine lontana, straniera e per lo più misteriosa. Esotiche come i tanti romanzi di Emilio Salgàri,
ambientati in luoghi che lo scrittore veronese non aveva né avrebbe mai visto.
Malattie e romanzi hanno perso quell’esotismo, da quando il significato stesso del termine è andato
smarrito. L’esotico risiede oramai tra noi; il lontano risulta vicino; solo adesso tutto il mondo diventa
paese. Anche la Cina è di casa qui, familiarmente.
Se qualcuno non avesse ancora chiara la nozione del mondo come villaggio globale, il rapido viaggio
della polmonite atipica lo chiarisce meglio di 100 tavole rotonde. Il nostro destino si chiama
aeroporto. Uomini, voli e virus.
Cristoforo Colombo ci mise 70 giorni di mare per arrivare in America; adesso se la prenderebbe
comoda con 7 ore in cielo. Ieri venivano messi in quarantena i più sperduti vascelli; oggi i passeggeri
più quotidiani.
E’ la contraddizione che salta agli occhi. Il convivere dello scambio planetario proprio con la
quarantena; del contagio più moderno con la precauzione più antica: 40 giorni di impenetrabile
segregazione sanitaria. Fu Ragusa, nel Trecento, ad adottarla per la prima volta.
Niente mette in crisi il nostro stile di vita più delle attuali quarantene, fatte di isolamento di gruppo
nel bel mezzo della mobilità di massa. Nel tempo in cui nessuno è più un’isola, la solitudine forzata
rappresenta davvero il massimo della frustrazione contemporanea.
Ci mancano due vaccini. Contro la polmonite e contro le paure.