2003 maggio 19 Venezia

2003 Maggio 19 – Referendum a Venezia

Fra qualche mese Venezia indirà il suo referendum n. 4 sullo stesso quesito del 1979, del 1989 e del
1994: andiamo avanti con la città unita o la separiamo in due Comuni, uno per la Città storica e uno
per Mestre? La prima volta fu un plebiscito unionista; l’ultima ancora una maggioranza, ma
soltanto del 55 per cento.
Se qui il referendum ritorna puntuale come l’acqua alta, qualche problema dovrà pur trascinarsi.
Escludo infatti che i veneziani/mestrini siano un’etnia geneticamente referendaria.
Il limite del referendum veneziano sta semmai nella totale indifferenza veneta che lo circonda.
Perfino a Chioggia, nonostante la stretta parentela, non gliene importa niente a nessuno.
I veneti sentono Venezia solo per simboli, choc o cartolina. Il Passante di Mestre da tracciare è il
passaggio del Mar Rosso euro-veneto. Il Mose è l’idraulica che ritorna padrona del destino fisico
della capitale veneta. La Laguna da proteggere è il dovere dell’homo sapiens veneto. La Marghera
da svelenire è la Vita Nova dell’industria nordestina. La Fenice da far cantare come prima è l’oblio
di un delitto tutto in famiglia. Molino Stucky tra fiamme e ricupero è l’ultima cartolina di una
Venezia ambivalente, sempre sospesa tra l’ipocondria (amministrativa) e l’enfasi (storica).
L’immaginario corrente è questo. Il referendum del Ponte della Libertà, o di qua o di là, unionista
e/o separatista tra Venezia e Mestre, appare invece una faccenda molto locale rispetto al Veneto.
Non che il messaggio sia debole o che manchi la comunicazione. Piuttosto, in Italia tutti i temi
istituzionali adesso battono in testa, per logoramento.
Eppure, il referendum veneziano propone una questione tutt’altro che fiacca . Anzi, un neonato
Comune di Mestre sarebbe la più grossa novità amministrativa veneta dopo la nascita della Regione
negli anni Settanta.
E non perché la città di terra sia per abitanti quasi tre volte la città d’acqua, ma perché nascerebbero
in parallelo due città specializzate. Con due autonome agende di governo municipale.
Una Venezia infinitamente più concentrata sul suo cantiere residenziale, culturale, ambientale e
protettivo.Una Mestre enormemente più responsabilizzata sul territorio veneto. Di questo si tratta.
Quasi trent’anni fa, scrivendo la prefazione di uno dei documentati libri di Sandro Meccoli, il
professor Bruno Visentini, illuminato separatista , raccomandava a tutti di non lasciarsi
imprigionare dalle “formule”. Questo referendum n. 4 rimette in discussione le vecchie formule,
appunto.
Alla fine ne uscirà o l’unità tradizionale, ma almeno più consapevole, oppure una ponderata
scommessa con la reciproca autonomia dei comuni di Venezia e di Mestre. Nulla avendo da
perdere, il Veneto non se ne cura.