2003 maggio 19 Valentino Rossi

2003 maggio 19 – Valentino Rossi

Chi ieri ha potuto ammirare in televisione Valentino Rossi e l’allegra brigata delle Motogp a
300 all’ora non può avere evitato un paragone. Al loro confronto, la Formula uno
automobilistica di oggi fa semplicemente pena, é diventata di una noia mortale, non sembra più
nemmeno la lontanissima erede dello stesso sport di Tazio Nuvolari.
Se uno prova orgasmo per le gomme e si eccita nell’assistere alla loro torbida usura, continui
pure a seguire la Formula uno. Se uno perde la testa per l’elettronica, faccia altrettanto. Goda
pure della crescente espropriazione della guida, della automazione del volante, del bolide che
determina il pilota non viceversa.
Ma chi, nonostante la velocità spinta fino all’ultimo limite delle due e/o quattro ruote, pretende
che il nostro beneamato progresso lasci ancora protagonista il pilota in carne e ossa, con i suoi
riflessi, le sue mani, il suo coraggio, la sua bravura, la sua pelle e la sua paura, la sua
preparazione e il suo genio centrifugo, allora non c’è il minimo dubbio che i Valentino Rossi,
Gibernau, Capirossi, Biaggi, sono “i” piloti per definizione.
Piloti almeno il doppio degli Schumacher e dei Montoya. E stanno producendo il doppio dello
spettacolo; anzi fanno in moto lo spettacolo che la F 1 non riesce più a esibire.
Ho sentito intervistare Valentino Rossi alla fine di una gara tutta sorpassi e contro-sorpassi,
fantastica, da urlo casalingo. Riferendosi all’estremo tentativo di superare lo spagnolo
Gibernau alle ultime curve dell’ultimo giro, ieri Rossi ha confessato di aver avuto in
quell’istante un solo pensiero sotto il casco:” O lo prendo o cado!”
Detta così, è la Bibbia del rischio allo stato puro, una teologia da 230 cavalli di potenza. Spesso
solo un filo di seta separa in pista la vittoria dal fallimento, ma per inseguire la vittoria si mette
in conto tutto, anche la rovina di una caduta per libido da primato.
Il contrario di una Formula Uno oramai ferroviaria, che viaggia sulle sue traiettorie impartite
dai box come i treni sui binari. Non ci fossero le partenze, si potrebbe saltare direttamente al
Televideo a leggere un paio d’ore dopo risultati e classifiche.
Nonostante la valanga di tecnologia, il fatto è che al momento di dare la prima accelerata sulla
linea di partenza, perfino i piloti di Formula Uno tornano per una frazione di secondo piloti di
nome e di fatto. Si divertono nel mucchio selvaggio, sentono odore di sbandata, riscoprono
l’istinto del sorpasso senza strategia di squadra, se ne fregano del crash incombente : in fondo,
tornano tutti ragazzini, quando imparavano pancia a terra sui go-kart ed erano ancora convinti
che le corse assomigliassero ai rodei.
Guardando Valentino Rossi, con quella faccia da proiettile, ho capito che la moto sta mettendo
in sonno la Formula Uno. Prima o poi, sul podio dei vincitori finiranno le sue gomme o i suoi
alettoni.