2003 maggio 18 Lodo Maccanico

2003 Maggio 18 – Lodo Maccanico

La gente deve essere fuori di testa, dal momento che continua a occuparsi di cose del tutto
insignificanti. Ad esempio, le mamme hanno la mania degli asili nido. Le casalinghe insistono a
controllare il prezzo dell’insalata e il saldo del quel po’ di risparmi familiari. Incredibilmente, un
discreto posto di lavoro, una scuola decente, un buon ospedale e una vita un po’ meno insicura
continuano poi a rappresentare l’interesse numero uno delle persone normali. Così facendo, la
gente non si rende però conto che sta sbagliando tutto e che , al contrario, per campare bene e senza
future preoccupazioni avrebbe bisogno di tutt’altro. Anzi, di una sola cosa: il “lodo Maccanico”!
Questa è vita, sissignori, l’insalata della casalinga può aspettare.
Se il Parlamento approverà detto lodo, Dio sia lodato. I presidenti della Repubblica, del Senato,
della Camera, della Corte Costituzionale e, soprattutto, del Consiglio potranno continuare a lavorare
in santa pace per noi popolo, ma finalmente al riparo da una banda di magistrati e di giudici che si
divertirebbero a perseguitare le alte cariche dello Stato nel corso del loro mandato.
Così é. Mentre la crescita economica é vicina alla zero, sembra che all’Italia manchi soltanto il
“lodo Maccanico”. Scherzo come un vecchio goliardo per non arrendermi subito di fronte
all’ennesimo semaforo rosso che blocca, un mese dopo l’altro, la politica italiana. Adesso si è
acceso il lodo.
In sé, il termine “lodo” non è ovviamente una parolaccia: sta da sempre per arbitrato e suona
favorevole a chi ne potrà godere. Senza contare che il senatore di centrosinistra Antonio Maccanico,
78 anni, avellinese, ex partigiano, ex presidente di Mediobanca, ex ministro per gli affari regionali,
ha un curriculum lungo un metro sulle materie istituzionali. Lui ne sa .
Proposto l’anno scorso, il “lodo Maccanico” sospenderebbe i processi penali per reati comuni a
carico dei cinque pezzi grossi della Repubblica. Se il provvedimento fosse stato in vigore, i processi
a Silvio Berlusconi sarebbero ad esempio slittati già al 2006, cioè alla fine del suo mandato come
presidente del Consiglio.
Oggi le cose stanno così. Fini non vuole, ma mezzo centrodestra vorrebbe trasformare il lodo (per
poche cariche) in immunità (per tutti, consiglieri regionali compresi). Secondo il centrosinistra “ se
ne può parlare”, ma a patto che non diventi appunto immunità generale e che non valga, pronti e
via, anche per il processo già in corso a Berlusconi.
Vedremo; ma posso dire una cosa? La dico: anche la motivazione più nobile del famoso lodo a me
sembra radicalmente sbagliata .
Si sostiene infatti che la sospensione dei processi garantisce la continuità della funzione. In
particolare, la continuità di un governo liberamente scelto dagli elettori.
Bene. Il “lodo Maccanico” avrà questo nobile obbiettivo istituzionale e al di sopra delle parti, ma
preferisco di gran lunga il…”lodo Clinton” o il “lodo Nixon”, per così dire, che regolano da sempre
la più grande democrazia occidentale, ovvero gli Stati Uniti. E’ un’altra idea di responsabilità.
L’America non si pone il problema della “continuità”; semmai delle regole. Se il presidente
americano – l’uomo più potente al mondo – non si comporta come deve, i primi a invocare la dis-
continuità sono gli americani, e alla svelta.
Con il cavolo che vogliono che l’eletto alla Casa Bianca finisca beato il suo lavoro in attesa delle
inchieste. Se sospettato, lo massacrano attraverso i tribunali federali o i procuratori speciali. Se
colpevole, lo impediscono e lo mandano a casa con la benedizione del Congresso.
Il repubblicano Nixon era un grande. Archiviò il Vietnam; aprì alla Cina, fu il primo presidente a
recarsi a Pechino e Mosca. Ma mentì per due anni, dal 1972 al 1974, su una becera spiata
organizzata dai suoi ai danni dei concorrenti democratici.
Una bugia che avrebbe fatto sganasciare dalle risate 50 milioni di italiani gli costò la presidenza
degli Stati Uniti. Si dimise per evitare la galera e, il giorno dopo le dimissioni, il suo vice era già
presidente.
Altro che continuità delle funzioni. L’America vuole la continuità dell’affidabilità. Rifiuta la
stabilità dei sospetti.

Non parliamo del povero Clinton, impiccato tra il 1998 e il 1999 ad una fellatio presidenziale con
una stagista molto cordiale. Si salvò per due ragioni. Perché, dopo aver negato, confessò e si scusò
con la Nazione. E perché l’opinione pubblica capì alla fine che, di fronte alla banalità sessuale del
potere, era infinitamente più spregiudicata la morbosità del procuratore accusatore e dei giornali
pelosi. In un recente bel libro sugli Stati Uniti, il professor Bruno Cartosio ricorda che nei giorni
cruciali le grandi catene televisive americane dedicarono al sesso di Clinton cinque volte lo spazio
riservato alla guerra in Kosovo.
Nixon perse il potere; Clinton lo salvò; Bush é al potere con meno voti popolari del suo avversario
Gore. Il sistema funziona non per immunità ma per controllo, senza lodi né piccoli né grandi.