2002 settembre 1 La sinistra del tempo perduto

2002 settembre 1 – La sinistra del tempo perduto
Ma la sinistra sa che le prossime elezioni politiche sono previste a primavera del 2006? Sempre più
spesso pare di no; anzi, da come si sta muovendo, sembra quasi che il voto sia questione di mesi, come
se tutte le legislature dell’on. Berlusconi fossero per decreto destinate a una fine precoce. Sette mesi nel
1994; adesso chissà, dopo appena un anno di governo. Berlusconi ha un’ossessione: che la giustizia
faccia il suo corso. La sinistra ne manifesta tutt’altra, ma non per questo meno imbarazzante: che la
politica faccia il suo corso. Non a caso Gavino Angius, capogruppo dei Ds al Senato, prova a ribadire
che sede “naturale” dell’opposizione dovrebbero essere le istituzioni. Sta di fatto che il mega
“girotondo” del 14 settembre sulla giustizia dichiara di gradire la presenza dei politici, ma non sul
palco! Quel palco vietato fotograferebbe da solo tutte le crepe della sinistra. Tra piazza e politica, tra
tentazioni di spallata e 2006 di legislatura, tra anime e rappresentanza, tra protesta e progetto, tra
radicalità e alternativa, anche tra l’oggi e la prospettiva. Non il palco dell’opposizione plurale, ma la
vetrina della politica tenuta a bada, se non a cuccia per ignavia. Berlusconi non cambia tattica, nel
tentativo di stressare la sinistra depistandola dalla politica delle cose reali. Ora ha stabilito,
improvvisato Pericle d’Italia, che “non è ancora democratica”. La sinistra tende a rincorrerlo su ogni
terreno, anche il più alieno oltre che minuto per minuto, come si farebbe soltanto negli ultimi trenta
giorni di una campagna elettorale colpo su colpo. Giornali e Tg scandiscono anche nel linguaggio
questa sindrome da comizio perpetuo, in schizofrenico anticipo sulla chiamata alle urne. Lo scontro
risulta sempre “duro”, anzi “durissimo”. Il “confronto” scompare, travolto dalla “battaglia” di turno, se
non dalla “guerra”: ed è guerra su tutto, anche sul poco e sul niente, secondo la più scontata
propaganda. Il risultato è la marmellata, che impedisce di dare gerarchia ai problemi e, soprattutto, di
dare alla piazza quel che è della piazza e alla politica quel che è della politica. Soprattutto l’opposizione
ha tutto da perdere da questa specie di ring mediatico fatto apposta per consumare parole del tutto
senza senso per l’italiano medio, magari fino a ridursi a discutere seriamente perfino della barca di
Massimo D’Alema. L’impressione è questa. Che i “girotondi”, a cominciare dalla giustizia, rinculino in
piazza i provvedimenti più scabrosi del governo Berlusconi, ma che da un anno a questa parte la
sinistra politica non abbia ancora fatto un solo centimetro in avanti per costruire alla lunga un 2006
elettoralmente competitivo. Per paradosso, la sinistra confida solo nel fallimento di Berlusconi. A se
stessa non ha ancora provveduto, evitando accuratamente di mettersi al lavoro su un primo quiz che sta
come un masso sulla sua strada. Da qui al 2006 pensa di dire qualcosa (più) di sinistra e di no-global
oppure, al contrario, di conquistare in questi quattro anni un elettore (più) moderato e prodiano? In
parole povere e quasi ovvie, la sinistra si allarga al centro soltanto se sembra meno di sinistra e più di
centro. Evitare di scegliere in tempo sperando di poter vivere di rendita sul logoramento di Berlusconi,
non sembra una grande strategia per “ritornare a governare” in ipotesi dal 2006 al 2011. Anche perché
il centrodestra dimostra in queste ore di saper invadere il campo senza fare una piega. All’occorrenza, i
liberisti flessibilisti fanno gli statalisti dirigisti. Berlusconi blocca le tariffe; Maroni entra a gamba tesa
nel mercato del lavoro chiedendo alle imprese il “posto fisso” per le nuove assunzioni di immigrati; e
Bossi chiude un occhio sul condono fino all’altro ieri famigerato. Anche gli ultimi schemini ideologici
stanno saltando per aria mentre ci si trastulla con l’invocare “qualcosa di sinistra” o, per simmetria,
“qualcosa di anti-comunista”. Entro il 2010, la Francia svilupperà in grande stile i tram in città e
l’energia con i mulini a vento dalla Corsica alla Manica fino al mare aperto. Investirà cifre enormi su
scuola e ricerca. Si avvia a preparare 300 mila nuovi assistenti a domicilio per quando, fra poco più di
15 anni, avrà due milioni di francesi sopra gli 85 anni e 13 milioni sopra i 65. Se non è questo il tempo
europeo della Politica, sia di governo che di opposizione, quando lo sarà mai?

1 settembre 2002