2002 ottobre 6 Caro Direttore

Caro Direttore, stasera mando 3500 battute sul Nordest, ma ho fatto in rubrica questi due
ragionamenti politici su Berlusca e su Ulivo: forse l’Ulivo è più attuale del Nordest, sempre
utilizzabile. Fai ovviamente come ti pare,ciao e grazie! Giorgio

Il marchio

Secondo l’on. Berlusconi, Tangentopoli ha il marchio indelebile della giustizia “parziale.” Avrebbe
ragione solo se intendesse “parziale” nel senso che Mani Pulite non poteva prenderli tutti! Però
temo che non intenda affatto questo.
Scherzi a parte, la presunta canagliata giudiziaria consisterebbe nel fatto che ”I magistrati del pool
di Milano – parole sue – hanno sempre dichiarato di voler combattere un sistema.” E allora?
Per questo meriterebbero tuttora una medaglia al valor civile a testa, soprattutto da parte di un capo
di governo.Se applicando il codice penale al caso per caso ne derivò anche un beneficio generale, fu
molto meglio per tutti.
Quel sistema di corruzione era così generalizzato che, pur senza allargarsi troppo, Mani Pulite
indagò 5.000 persone , ne rinviò a giudizio 3.200 e ne arrestò mille, una su cinque indagate. In base
ai dati finali, i processi confermarono le accuse della Procura nel 90% delle sentenze,segno che i
magistrati avevano provato praticamente tutto, lavorando bene e sodo.
Mani Pulite non inventò il “sistema” per il gusto di esercitare il giustizialismo sia etico che politico.
Il sistema stava là, marcio e sulla bocca di tutti, di dominio pubblico a Milano come nel Nordest.
Sarebbe bastato un soffio a provocare l’effetto domino. Bastò una tangente di sette milioni di lire
consegnata a mano in un ospizio milanese a un oscuro socialista o, in Veneto, una prima
registrazione ambientale. E fu subito Tangentopoli.
Via il tappo, cominciarono a cantare in tanti; c’era chi andava a sfogarsi spontaneamente dai
magistrati. A forza di fondi neri e tesoretti, soprattutto gli imprenditori non ce la facevano più a
foraggiare i partiti in cambio di commesse.
L’Eni aveva destinato a tangenti 1.500 miliardi. Alle imposte dirette di Milano arrestarono 11
capireparto su 11. Il cancro della burocrazia era diffuso perfino di più di quello della politica, ma
entrambe pesavano come parassiti nelle tasche dei contribuenti.
L’economia denunciò a Mani Pulite la politica perché la vecchia politica era in fase terminale.Nel
1989.
Sotto le macerie del Muro di Berlino franò il comunismo, ma restò sepolta soprattutto la Dc.Senza
pericolo comunista alle porte, cessava la necessità di votare Dc anche “turandosi il naso”, per dirla
con Indro Montanelli.
Ideologia contro ideologia, la Dc aveva battuto il comunismo dieci a zero. Solo che, a forza di
partitocrazia, si era mangiata tutta la sua reputazione degasperiana.
Tangentopoli colpì partiti già da tempo obesi di potere, in avanzato degrado non in buona salute.
Mani Pulite diede solo il colpo di grazia a un sistema consumato per autocombustione.
Sul collasso del moderatismo, spuntava la protesta leghista non a caso contro Roma “ladrona”. E
per la prima volta non erano i soliti ladri di polli.
E’ storia nota e arcinota, che incredibilmente occorre ripetere dato che l’on. Berlusconi insiste a
raccontare ogni volta una versione tutta a suo uso e consumo. Fra l’altro Mani Pulite è del 1992
mentre Silvio Berlusconi entra in politica nel 1994; l’inchiesta è tutt’altro che ad personam.
A Milano vennero arrestati anche 125 comunisti, e un esponente del Pci come Primo Greganti si
fece quattro mesi di galera senza svelare una sola sillaba. Al contrario di democristiani, socialisti e
compagnia di giro, il compagno G. non sa, non vede , non sente e non consente.
Certa omertà di partito si dimostra ferrea.La tacita parola d’ordine è negare tutto,negare sempre,
soprattutto l’evidenza, come accadde anche in Veneto. I più muti furono i portaborse.
Mani Pulite è stata “parziale” soltanto perché l’hanno fermata. Questo sì, Cavaliere.

GIOVEDI’ 3

L’ulivo

L’ulivo va scritto solo minuscolo: è un albero. L’Ulivo maiuscolo ha detto arrivederci e grazie.
Gli Ulivisti più ottimisti, come Fassino, vogliono “un nuovo atto di nascita”. Tempo di eugenetica,
se non di trasfusione di cellule sane.
Servirebbe un trapianto di anima politica a banda larga, da Bertinotti a Mastella. Ma la scienza non
è ancora arrivata a tanto.
Fino a luglio, l’Ulivo aveva un leader di fatto,Rutelli,e un leader per diritto quesito, Prodi. Ad
agosto, i leader diventarono tre: Rutelli in carica, Prodi in aspettativa,Cofferati in piazza, ma con
Prodi & Cofferati già prenotati in coppia e a spese di Rutelli.
A metà settembre, i girotondi di Nanni Moretti fecero respirare a Walter Veltroni “lo spirito
dell’Ulivo” vincente nel 1996 (vedi il prossimo numero della rivista “Micromega”). Ai primi di
ottobre l’Ulivo esala l’ultimo spirito.
Dopo quattro mozioni e cinque voti diversi sugli Alpini in missione, il post-Ulivo è un luogo aperto
al pubblico. Rutelli leader della sola Margherita e Fassino dei Ds in fase rompete le righe.
D’Alema sta in quarantena al centro della sinistra; il resto é in movimento con guida bloccata a
sinistra del centro.
Quando governava, l’Ulivo dichiarò la guerra sul campo. All’opposizione, si arrende in aula.
Vero leader indiscusso dell’intero centrosinistra è perciò Silvio Berlusconi! Senza Berlusconi, il
centrosinistra non avrebbe nemmeno un programma. Nel post-Ulivo il solo programma unanime è
quello contro:contro Berlusconi. E’ lui l’unica paradossale bussola del centrosinistra.
“Andate in pace”, titola il quotidiano comunista ‘il manifesto’. Le cronache dei giornali elaborano il
lutto stretto.Il linguaggio è afgano:”guerra”, “catastrofe” “resa dei conti”, “l’Ulivo è morto”,”la casa
brucia”, “che sberla”, “crac”,”al capezzale dell’Ulivo”, “si uccide un cadavere”.
Che cosa rimane in piedi? “Una speranza disperata”, la chiama Massimo Cacciari con la fiducia di
un Euripide tragico.
Il centrosinistra,ex Ulivo, si può consolare con un fatto. Destinato a tempo indeterminato a restare
all’opposizione, non avrà più la scocciatura della politica estera che spetta a chi governa. “Andate in
pace”.