1995 ottobre 23 Non ne esce bene nessuno

1995 ottobre 23 – Non ne esce bene nessuno

Libera nos a Mancuso, commentai qualche mese fa. Non ho cambiato idea, anzi, via via rafforzata.

Scrivo a freddo, dopo tre giorni di sciopero dei giornali, ciò che avrei scritto a caldo, cinque minuti
dopo l’intervento del ministro al Senato. Parole che mi fecero ricordare una delicata pagina di Musil,
quando il giovane Torless affida il suo tormento al professore di matematica, e più costui parla, più
Torless avverte la distanza. Sono andato in libreria a controllare il testo: “…gli era sembrato che le
parole si allontanassero sempre di più verso l’altro lato, il lato indifferente, dove stanno tutte le
spiegazioni corrette eppure insignificanti”.

Corrette ma insignificanti.

Mancuso, il galantuomo, ha tenuto per due anni nel cassetto il suo presunto segreto su Scalfaro. Se
era tanto grave e indegno il comportamento del Capo dello Stato, perché proprio da lui accettò poi la
nomina a ministro, giurando al Quirinale e tenendosi ben stretta la poltrona, così come continua a
fare?

Mancuso, il galantuomo, scrive ma poi non legge, accusa ma non dice, spulcia dal discorso le pagine
più oscure ma le manda a dire senza riconoscerle come sue, pur dalla prima all’ultima riga sue. Se
questo è il formalista, il giurista, il tutore delle regole, la vestale del diritto, allora è davvero la fine.

Con le allusioni (su Scalfaro), Mancuso mi ha ricordato Ielo con le intercettazioni (su Nordio)!
Guardo al metodo, non al merito dei fatti.

Ma il dramma è un altro, nessuno ne esce bene. Non Scalfaro che, colonna della prima Repubblica,
non potrà mai chiarire fino in fondo il Sisde. Perché ombra di servizi segreti, senza traccia, mai
provata e mai dissolta anche se già assolta.

Ne esce male Dini. Resterà in carica con un governo né tecnico né politico: purtroppo assente, come
in aula.

Ne esce male la sinistra che, dopo aver tutto mediato, ha tutto cavalcato, alla cieca. Ne esce male
anche il Polo, che non fa più politica se non quella elettorale.

Quirinale a metà. Parlamento a metà. Governo a metà. Un paese fortunatamente intero può reggere a
lungo tante incompiute?