1993 ottobre 25 Brigate Retroattive ultima invenzione

1993 ottobre 25 – Brigate Retroattive ultima invenzione

Afferma il ministro di Grazia e Giustizia, Giovanni Conso: “La gente vuole conoscere soprattutto
l’esatta ricostruzione dei fatti di quei drammatici due mesi: in quale prigione è stato tenuto Aldo
Moro, chi era il quarto carceriere, chi ha sparato”.
Dove e da chi il prof. Conso abbia ricavato la certezza che gli italiani mettono la sveglia alle 7 di tutti
i santi giorni per sapere l’ultima sull’assassinio di Moro, Dio solo sa. Anche perché, da Piazza Fontana
a Ustica fino alle recenti bombe, sono altri i veri misteri mentre sull’eliminazione del presidente dc e
dei cinque dimenticatissimi uomini della sua scorta si sa già da tempo praticamente tutto.
Se sulle modalità resistono alcune discordanze, dipende anche dalla diversa posizione dei brigatisti
rossi. Ci sono i pentiti, che giungono fino alla denuncia; i dissociati, che collaborano senza
coinvolgere ex-compagni; e gli irriducibili, che non fanno né questo né quello limitandosi al giudizio
storico sulle Br.
Prendiamo la questione del killer. Chi ha sparato a Moro?
Svela ai giudici Arianna Faranda, la “postina” del sequestro: “Gli esecutori furono Moretti e
Maccari”.
Mario Moretti, sei ergastoli, confida a Rossana Rossandra, del Manifesto: “L’ho ucciso io”.
Gennaro Maccari: “Non c’entro nulla con questa storia”.
Prospero Gallinari, tre ergastoli anche per l’uccisione, liquida correttamente l’interrogativo: “Chi ha
sparato non conta, dal punto di vista politico”. Fu una raffica collettiva.
La verità si allontana o si avvicina? La verità sui dettagli oscura quella politica, che soltanto Cossiga
ha avuto il coraggio – riconosciutogli da Gallinari – di ammettere fino in fondo, senza ipocrisie di
Stato.
Le Br furono un movimento ideologico. Con oltre cinquemila uomini finiti nelle carceri speciali, non
si può dire che fosse un movimento isolato. Le complicità furono estese, pronte a una fase pre-
rivoluzionaria.
Confessa la Faranda: “Le persone che facevano tremare il mondo erano poco più che ragazzini”.
Sarà. Fatto sta che quei ragazzini” avevano di fronte uno Stato allo sbando: Quando sono intervenuti
i carabinieri e Dalla Chiesa, abbiamo capito che eravamo sconfitti”.
Fu una guerra. E ancor oggi nessuno vuol sentir ricordare da Gallinari che “nelle fabbriche del Nord,
il cinquanta per cento degli operai sapevano chi erano i loro colleghi che appartenevano alle Br. Ma
non li denunciavano”. Tranne Guido Rossa, operaio di Genova, ammazzato per aver denunciato.
Moro fu eliminato per colpire la Dc e, in seconda battuta, il Pci. Ma soltanto perché quel Pci puntava
a un patto con la Dc. Ha spiegato Moretti: “Volevamo far scattare qualcosa nella società, in particolare
nella base del Pci”.
Nessun mistero. Noi non crediamo che un Grande Vecchio manovrasse le Br; che la criminalità vi
fosse infiltrata; che i servizi segreti tirassero i fili. Si è chiesto Gallinari: “Siamo stati usati? Io so che
nessuno mi ha costretto a fare quello che ho fatto, nessuno mi ha condizionato”. Una guerra di
ideologia e di morte; probabilmente sfruttata, ma tragicamente solitaria. Come nell’assassinio di Aldo
Moro.
Piuttosto, lo sfruttamento delle Br sopravvive ad esse! Quasi che le rivelazioni a getto continuo
mirassero ora a confondere la lezione dell’Italia di 15 anni fa con le urgenze dell’Italia che ci attende.
Il quarto uomo del covo o il nome dell’esecutore materiale interessano alla gente assai meno della
memoria politica, visto che in questo Paese i momenti di cambiamento sono sempre esposti a rischi
terribili. Di apparati, di poteri occulti o di radicalismi e ideologie che scorrono come fiumi carsici
sotto la superficie della democrazia.
Dal 1978 ad oggi conta capire più che sapere. Si può capire tutto anche senza sapere tutto