1993 novembre 6 Appello alla terza Italia

1993 novembre 6 – Appello alla Terza Italia
Mario Segni ritorna in strada, come ai tempi del referendum. Il suo “Patto” si rivolge proprio all’uomo
della strada non più a partiti o movimenti. Segni ha via via abbandonato due scommesse. La prima: che
Martinazzoli rinnovasse la Dc da cima a fondo. La seconda: che Occhetto traghettasse il Pds in
Alleanza democratica a costo di rompere ancora a sinistra. Sono fallite le scommesse di Segni, non il
suo sogno. Che rimane quello di occupare il cosiddetto Centro, un cuneo tra la Lega Nord e il Pds.
Quando i tempi della politica volano, bastano pochi mesi a logorare anche un leader tuttora credibile
come Segni. Il diretto interessato lo sa meglio di chiunque altro, non per nulla ha lanciato in solitudine
il suo ultimo progetto. Che sia l’ultimo sembra chiaro, visto che Segni si è dato soltanto tre mesi per
raccogliere un milione di firme e mille lire a firma. Prendere o lasciare la politica; due soldi di speranza
nel tentativo di calamitare grandi potenzialità disperse oggi in piccoli rivoli. Segni non crede più agli
accordi a tavolino; evita di appellarsi alle forze politiche. Quando si rivolse a Occhetto, i moderati lo
accusarono di essere andato con i “comunisti”. Quando indugiò con Martinazzoli, da sinistra gli
imputarono di essere rientrato con la coda tra le gambe nella vecchia Dc. Oggi Segni personalizza al
cento per cento una certa idea d’Italia che ha fame di classe dirigente, di ricostruzione, di una terza via
tra Occhetto e Bossi. Un’impresa da sesto grado superiore, non impossibile ma molto ardua. Finiti gli
zig zag e consumato ogni possibile equivoco, è come se Mario Segni desse un ultimatum a se stesso:
punta tutto su quella fetta di italiani che tuttora giudicano il Pds nipote se non figlio di una storia
sbagliata e la Lega Nord parto prematuro della protesta di massa. Nel deserto dei laici, di tanti cattolici
e degli stessi socialisti, Segni lavora per un soggetto politico che l’Europa conosce, l’Italia ancora no.
Se ce la fa, merita un monumento; se perde, merita rispetto. Da destra a sinistra, a 360 gradi, il tempo
dei calcoli di bottega è finito per tutti.
6 novembre 1993