1993 novembre 21 Chi si ferma è davvero perduto

1993 novembre 21 – Chi si ferma è davvero perduto
Abbiamo un annetto e mezzo a disposizione per cambiare faccia all’Italia. Con il voto di oggi, con
quello politico del 1994 e l’amministrativo del 1995. Per seppellire il vecchio non esiste luogo più
adatto dell’urna elettorale. Ce li vogliamo meritare gli strumenti di democrazia o basta un po’ di
sconforto, e magati la bora, a rintanarci in casa con il nostro privatissimo quanto inutile mugugno?
L’altro ieri abbiamo sentito in televisione una battuta molto istruttiva. A una signora presa per strada a
far spese l’intervistatore chiede: lei voterà per cambiare? Non ci piove, risponde. Ma questi – ribatte il
giornalista – li abbiamo eletti proprio noi. E noi li mandiamo via, conclude lei. Questo è l’unico
manuale di sopravvivenza politica, pieno di saggezza e di fiducia. Il voto non rappresenta più – se mai
lo è stato… – un atto di fede, lo spartiacque tra buoni e cattivi, una scelta che impegna per sempre o
quasi. Il voto prende atto dei tempi, dei fallimenti, delle speranze. A volte opta per il male minore in
attesa del meglio. Altro che accusarli di trasformismo! Con quello che hanno sotto gli occhi da anni, è
già un miracolo che gli italiani continuino tenacemente a puntare tutto sulla legalità, sulle regole, sul
ricambio, sulla ricostruzione. Alcuni filibustieri di regime tentano di far passare l’idea che il Paese sia
in preda alla confusione del nuovo. Bugia infantile. Sfidiamo gli storici a pescare nel passato un solo
caso in cui il tracollo di un sistema politico si accompagni al valzer delle candele. Volenti o nolenti, il
solo modo per sfuggire alla confusione dei poteri alla deriva è scegliere, colpo su colpo, voto su voto,
firma su firma. Segni ha chiesto un milione di firme per il suo progetto; Pannella e Bossi nove milioni
per tredici referendum. Mai l’Italia è stata così in mano ai cittadini dopo decenni di immobilismo. Oggi
tutti, dal Pds alla Lega, dall’Msi a Rifondazione, stanno meglio del Centro proprio perché il Centro non
ha ancora saputo cambiare velocità. Chi si ferma è davvero perduto.
21 novembre 1993