1993 aprile 26 E il Veneto cerca 31 coraggiosi

1993 aprile 26 – E il Veneto cerca 31 coraggiosi

Senza toni da psicodramma collettivo dev’essere chiaro a tutti che –dopo lo sfascio – abbiamo di
fronte un capitolo complicato, che richiede coraggio e razionalità. Ci fosse una formuletta facile! Ma
non c’è.
Il primo strumento forte viene dal Sì referendario. Il secondo dall’elezione diretta del sindaco, anche
se regolamentata da una legge che più ingarbugliata di così non si potrebbe.
Con questi due strumenti, gli italiani possono finalmente incidere in profondità su quel ceto politico
e amministrativo che li ha finora malissimo rappresentati. Lo vediamo in queste ore, al centro e in
periferia, A Montecitorio e negli enti locali: da una parte il Parlamento inchiodato a fare la legge del
Sì con un Governo che dovrà lavorare soprattutto per questo; dall’altra, Comuni allo sbando o in crisi
o pronti ad andare fra 44 giorni alle urne.
Sia pure con fatica, tutto appare in movimento. Non solo. Un’opinione pubblica inquieta, ma tutt’altro
che stremata, incalza perché emergano alla svelta nuovi, forti soggetti politici accanto alla Lega Nord.
Un sistema maggioritario funziona con tre/quattro punti di riferimento.
Da qualunque punto di osservazione il Nordest e in particolare il Veneto non perdono un colpo. Sono
sempre in prima linea, per pulizia giudiziaria, vitalità dei movimenti, partecipazione elettorale, spinta
riformista, dinamismo economico. Con un’anomalia grande come una casa: la Regione, la sua Giunta,
insomma il non-governo di una tra le primissime aree europee.
La Regione è riuscita a stancare i veneti. Risulta fuori, distante, offensiva. Un’Istituzione alla
rovescia.
Non per gli undici consiglieri con problemi di giustizia, non per i due mesi di trattative, non per la
depressione dei programmi. Il peggio consiste nella sua imperturbabilità. Non avverte il vento del Sì,
non ascolta il rancore dei cittadini, non rivendica nemmeno l’orgoglio delle dimissioni: 31 benemeriti
consiglieri disposti con il loro gesto a far riconsegnare il verdetto agli elettori.
Con una postilla in più per la Dc. Questo partito che, persino in maniera petulante, si richiama tuttora
a valori popolari, cristiani e di governo, esibisce in regione Veneto la sua dichiarazione di morte
presunta. Signora Rosy Bindi, se c’è batta non uno ma due colpi.