1992 ottobre 5 Perché si torna a parlare di Cossiga

1992 ottobre 5 – Perché si torna a parlare di Cossiga

Quando Francesco Cossiga lasciò il Quirinale, il nostro titolo diceva: “Lo rimpiangeremo”. Quando
Italia 1 promosse in diretta un sondaggio fra alcuni direttori di quotidiani chiedendo: “Dopo Cossiga,
chi vorreste al Quirinale?”, noi rispondemmo: o Cossiga o Spadolini.
Non che fossimo fra quelli che prendevano per oro colato tutte le posizioni di Cossiga, anzi, ma
eravamo totalmente in linea con il suo attacco al sistema. Da anni l’andazzo ci sembrava
insopportabile; finalmente la prima delle istituzioni repubblicane prendeva in pugno la voglia di
cambiare dilagante tra gli italiani. Soprattutto al Nord, ovviamente in prima linea perché fisicamente
attaccato all’Europa e dunque chiamato a trainare anche il sud per scongiurare la tentazione di
spaccarci in tanti pezzi.
Sono trascorsi pochi mesi da quel 28 aprile, giorno della sua uscita di scena, e già cominciano a
fioccare gli appelli perché Cossiga si rifaccia almeno sentire dando una mano nella ricostruzione della
politica. Lo dicono uomini di partito, giornalisti, intellettuali, cattolici e laici: i più sinceri. Altri,
ipocritamente, lo pensano tacendo.
Il richiamo a Cossiga dimostra più cose. La prima: il panorama di personalità è povero fino alla
desolazione: La seconda: sarebbe credibile oggi chi denunciò in tempo non chi propugna esangui
riforme soltanto perché preso a calci nel sedere dagli elettori del 5 aprile a Mantova. La terza:
nascerebbe malissimo il nuovo sistema se non si formassero rapidamente alternative anche alla Lega.
Nessuno può immaginare di fare come se la Lega non esista, continuando follemente a considerarla
un ammasso di “voti in libera uscita” pronti a ritornare all’ovile. Alle vecchie sciagure della
partitocrazia quei voti non saranno mai più restituiti, ma oggi il panorama appare troppo grossolano,
addirittura insostenibile, con la Lega unica seria opposizione al sistema.
Qui, in questa paurosa povertà di gioco politico, s’inserisce il richiamo a Cossiga come riflesso
dell’urgenza di favorire con ogni mezzo la rivolta all’interno dei partiti: provocare in sostanza
l’eutanasia dell’esistente per accelerare la nascita della nuova Repubblica. Come chiamarla, se
Seconda o Prima-bis, può interessare soltanto agli studiosi di diritto costituzionale.
Una cosa è sicura. Cossiga sta per ora in disparte, muto come un pesce. Con Scalfaro, al Quirinale gli
è succeduto un’alta voce morale, non un riformatore della prima ora. Perciò i partiti sono con le spalle
al muro, più soli che mai. Giocano con l’opinione pubblica l’ultima partita: se pensano di poter
sfuggire al giudizio popolare cancellando appuntamenti elettorali, sappiano almeno di avere in mano
il due di coppe.