1992 aprile 26 Presidente, la rimpiangeremo

1992 aprile 26 – Presidente, la rimpiangeremo

Lo rimpiangeremo. Come i grandi Presidenti della nostra tormentata Repubblica. Come Luigi
Einaudi, come Sandro Pertini. Un liberale, un socialista, un cattolico, nel filone degli uomini onesti
che alle Istituzioni hanno dato più di quanto da esse abbiano ricevuto.
Francesco Cossiga è stato di parola, fino in fondo coerente con lo spirito degli ultimi due anni di
presidenza. Ne aveva dette di tutti i colori per «inchiodare le oligarchie» di un sistema imbalsamato
dal potere; e ieri sera ha consegnato le dimissioni direttamente agli italiani, non agli inquilini del
Palazzo.
Il voto del 5 aprile ha dato un colpo alla partitocrazia; Cossiga vi ha aggiunto qualcosa di tutto suo,
con un ragionamento che non fa una piega. Questo sistema conservatore, inefficiente e corrotto ha
generato una crisi gravissima, per affrontare la quale serve anche un Presidente della Repubblica
forte, non dimezzato o reso im- potente dalla solitudine politica e dallo scadere del mandato.
La nostra democrazia ha convissuto per decenni con due fenomeni contrapposti e allo stesso tempo
indissolubili: la paura del comunismo e la mediazione con il Partito comunista. Tutto ciò non esiste
più; si deve ricominciare da zero, reinventando partiti, il sistema elettorale, il modo di governare, la
sinistra, e – soprattutto – spezzando la spirale dell’affarismo politico.
Il «gesto onesto» di Cossiga consiste nel togliersi di mezzo per non far perdere altro tempo al Paese
che in Europa ha più bisogno e più urgenza di riforme e di buon governo. Il suo è l’ulteriore, non
secondario servizio reso da un galantuomo della politica. Le speranze civili degli italiani non sono poi
così esigue se nel giro di trenta ore, sia pure per vie tortuose e persino drammatiche, riescono a
dominare lo scenario politici quali Spadolini, Scalfaro, Cossiga.
Il tono del congedo del Presidente è stato molto alto. Nemmeno vagamente assimilabile al livello di
certi suoi accusatori, che intendevano processare per attentato alla Costituzione proprio chi non ha
mai smesso di invocare il cambiamento del ceto politico per difendere lettera e spirito della Carta
costituzionale!
Per gli eccessi verbali, Cossiga si è scusato; per le cosiddette picconate, merita gratitudine. Noi che
non gli abbiamo risparmiato le critiche su questioni specifiche ma che lo abbiamo incoraggiato senza
la minima riserva nell’attacco al partitume, registriamo con compiacimento che alla stessa
conclusione ha finalmente aderito – in una recentissima intervista ad Eugenio Scalfari – lo stesso
Norberto Bobbio. Il tempo è un altro gran galantuomo della Storia e si farà presto carico di correggere
ulteriormente il giudizio sul peso e sul ruolo di Cossiga nella spinta al riformismo.
Andreotti ha chiuso, Segni tace, mezza Dc è allo sbando. Anche Craxi ha perso le elezioni, mentre la
Milano socialista, dentro fino al collo nel malaffare, è in mano
al figlio Bobo e al cognato Pillitteri. Di colpo, l’Italia ridiscute se stessa.
Francesco Cossiga lascia la carica. Noi ci auguriamo che non abbandoni la politica.

26 aprile 1992