1992 aprile 24 Sprofondo nord

1992 aprile 24 – Sprofondo Nord

Un veneto su quattro ha votato per la Lega Nord o per svariate sotto-
Leghe; a Vicenza la Dc ha perso il 18%, a Verona, Padova e Treviso il
12%. Se si allunga lo sguardo oltre il 5 aprile, ne esce un altro Veneto: nel
1979 la Dc raccoglieva il 50,1 del consenso popolare, nel 1992 il 31,8.
Appena un paio di punti sopra la media italiana, oggi al 29,7%.
Non esiste più il Veneto bianco. E la trasmissione di Gad Lerner,
«Profondo Nord», ha opportunamente chiesto agli stessi democristiani:
perché? Mercoledì sera da Padova, un milione e 800 mila telespettatori
non hanno avuto la risposta.
Colpa non della trasmissione, ma della Balena Bianca secondo la
fortunata defi- nizione di Giampaolo Pansa. La Dc veneta non è riuscita a
spiegare la sua crisi anche se, paradossalmente, l’ha svelata tutta. Anzi,
non si è mai visto un partito incontrare tanta difficoltà a chiarire a se
stesso e alla pubblica opinione ciò che sta sotto gli occhi di tutti.
L’interno di famiglia, ha mostrato un grande partito popolare in affanno
nell’a- nalisi, ancora frastornato, dove la parola magica «cambiamento»
(vedi Tina Anselmi) deve ancora fare conti pesantissimi con il vizio
mentale delle correnti, dei ras di pro- vincia, del sottopotere fondato sulle
tessere, cioè su un elemento mai così estraneo alla società civile. Uno
spaccato dal quale, non a caso, hanno preso energiche distanze le voci in
prima linea nel mondo cattolico.
Non si avverte ancora una riflessione a 360 gradi, aperta, meglio spietata
piut- tosto che consolatoria, sul significato di una fuga tanto massiccia di
voti. Nessuno che ponga, senza mezzi termini la questione del potere. Ci
spieghiamo: è vero, la fine del comunismo ha liberato il voto; è altrettanto
vero, l’autonomia sopporta sempre meno il centralismo; è verissimo, la
partitocrazia ha punito tutti i partiti. Ma il ca- so-Veneto segnala anche
una clamorosa stanchezza, dei cattolici, dei ceti medi, dei giovani, verso
una ragnatela oramai soffocante di potere che nel nome del «modello
veneto» trasforma i diritti in favori, lo Stato in partito, la politica in
sottobosco, le cariche pubbliche in merce di scambio.
Qui deve interrogarsi il meglio della Dc, quella degli «uomini idealisti»
del testa- mento di Alcide De Gasperi. Sennò, la prossima volta sarà ancor
peggio: Sprofondo Nord.

24 aprile 1992