1991 maggio 26 Un nuovo record mondiale

Testata: GAZZETTINO
Edizione: PG
Pagina: 1
Data: 26/05/1991
Autore: Giorgio Lago
Tipo:
Argomento: REFERENDUM, ELEZIONI ITALIA
Persone:
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Descrizione:
Titolo: UN NUOVO RECORD MONDIALE
di Giorgio Lago
Il ministro della Giustizia si è recato in Calabria a constatare la piaga più sanguinaria non solo
dell’Italia ma dell’Europa intera». Quasi mille omicidi in sei anni a fronte dei quali si conta una
magistratura in cronico difetto di organici e mezzi: 7 magistrati per 4.000 processi penali, 5 per 10.000
civili. Il crimine ramifica, a Milano come nel Nordest, con un’efficienza infinitamente superiore alla
risposta dello Stato. Lo Stato discute, questo sì: si divide tra fautori della legislazione speciale,
eccezionale o ordinaria. Nel frattempo, in questo Paese di illegalità diffusa, pezzi consistenti delle
Istituzioni e dei partiti prendono al volo ogni pretesto per svilire la credibilità dei giudici: attenzione,
non per guarire le deviazioni della giustizia ma per indebolire una garanzia che disturba l’affarismo di
regime. È un record mondiale: nel Paese esportatore di mafia, l’esercizio più di moda consiste nel
colpire la magistratura. Altro che complotto contro il Quirinale! Sotto tiro sono gli argini stessi della
democrazia, compreso l’istituto del referendum popolare.
Sul nostro giornale esponiamo
quotidianamente le ragioni del «sì» o del «no», favorendo così la conoscenza del problema da parte dei
cittadini. Ma in questo Paese non si vorrebbe né l’informazione sul voto né il voto: soprattutto chi ha in
mano le leve del potere e altre ne vorrebbe controllare, invita ad «andare il 9 giugno al mare» perché il
referendum scoccia, complica i rituali, sfugge agli apparati. Si evita la scelta sui contenuti e si punta
sull’astensione sfruttando il qualunquismo, la nausea, il dispetto. Nel momento in cui tutti chiedono la
riforma della Repubblica e tanti auspicano il ricorso al «popolo», la parola d’ordine è banalizzare,
confondere persino il voto. Anche alcuni richiami di Cossiga, che almeno avrebbero potuto intaccare
l’immobilismo del sistema, hanno finito con il diventare una litania di giornata. Impoveriti a loro volta
da un infinito volteggiare di giudizi che, giorno dietro giorno, trovano il Capo dello Stato, la Dc,
uomini della Dc, correnti della Dc, partiti, pezzi di partiti, rincorrersi e accavallarsi tra sussurri e grida
oramai del tutto estranei all’opinione pubblica. Per questo oggi è decisivo tener duro, non mollare, non
rassegnarsi. Lasciare che il polverone muoia della sua stessa polvere punendo sempre, ovunque, con un
voto esigente.
maggio 1991