1987 settembre 22 Tutta la verità ma doppia

1987 settembre 22 – Tutta la verità ma doppia
I suoi banchieri sono finiti l’uno impiccato sotto un ponte, l’altro avvelenato in una cella. Con Roberto
Calvi e Michele Sindona, Licio Gelli ha fatto dieci anni di storia patria. Quella dei misteri.
Non che l’abbia costruita con le sue mani; l’ha soltanto sfruttata. E’ stato il Von Karajan
dell’intrallazzo, direttore d’orchestra di una certa Italia che – a dispetto di 40 anni di democrazia – odia
la politica regolata dalla legge.
Nessuno meglio di Gelli ha saputo rappresentare questo pezzo di Paese riservato e coperto come la sua
personalissima Loggia P2. A chi voleva fiutare l’esclusivo profumo dell’omertà, della protezione e del
potere, Gelli ha offerto un elenco sicuro. I presenti aderenti erano 953, ma alcuni nemmeno sapevano a
che cosa aderivano. Spesso l’orgoglio degli sprovveduti è il miglior alleato dell’imbroglio dei furbi.
Chi sapeva, sapeva tutto. Magari non proprio di far parte di una piramide, ma certamente di
condividere un disegno di finanza e di influenze, di compromissioni e di trame. Nessuna di queste
presentabile alla luce del sole; tutte affidate alle coperture di quei Servizi ai quali anche le democrazie
perdonano di restare Segreti, soltanto perché danno per lecito che alla sicurezza dello Stato debba
andare a volte sacrificata la stessa trasparenza.
A un uomo che costruì il suo destino sul segreto, chiediamo oggi di mettere tutto in piazza; a un
personaggio che ha tentato di diventare il burattinaio di giornali, banche, «servitori dello Stato»,
politici, mercenari d’ogni sottobosco e carbonari da quattro lire, domandiamo ora tutta la verità. A un
uomo logoro, scappato a un cappio o a un veleno, più temuto dagli amici di ieri che dai nemici di oggi,
ordiniamo di stendere il verbale dell’Italia tra gli anni ’70 e ’80.
Probabilmente sarà questa la truffa delle truffe, l’ultimo colpo di genio di Licio Gelli. Insinuare e
depistare, lottizzare il vero e il falso, lasciando che ciascuno manovri nella lotta politica sospetti,
memoriali e ricatti.
Solo così li terrà ancora tutti in ostaggio.
Come affarista, ha fatto bancarotta; come cospiratore, è finito in galera. Se il segreto ha pur sempre una
sua torva nobiltà, al venerabile maestro non rimane che difenderlo. Il suo è oramai un destino di
doppiezza.

settembre 1987