1987 settembre 20 La vocazione del Veneto

1987 settembre 20 – La vocazione del Veneto
Eurasia, una parola curva come mezzo pianeta. Un orizzonte indefinibile, attraversato da cavalli e
pensieri, secoli di culture nomadi e ferme, dove gli uomini hanno esercitato l’arte della guerra e degli
scambi.
Eurasia, una porta antica per un nuovo dialogo.
Veneti e friulani piantano fabbriche in Unione Sovietica; gli eredi di Stakanov vengono nel Veneto a
imparare come in metà tempo si produce il doppio e meglio. Il lavoro perfora le cortine della politica;
la tecnologia converge le tradizioni nell’alfabeto dello sviluppo. Se la patria armena vive da 25 secoli,
nessuna città più di Venezia ha nel suo liquido destino il gusto dell’avventura da giocare con la storia.
I tesori d’Eurasia seppelliscono i confini, fanno circolare miti e baluginare fuochi di civiltà, riportano la
conoscenza al segno. Come se la ragione non potesse che pietrificarsi per un lungo attimo nella
memoria e soltanto allora ricuperare il senso dei giorni, delle opere, dei cieli.
Quando «incontra il popolo dell’Ararat» e quando progetta che il filo dell’incontro si faccia corda per
l’avvenire, il Veneto spiana passo dietro passo la strada più impervia, della diffidenza e dell’ignoranza.
Come in un’unica Armenia medioevale, ogni popolo innalza la sua «croce di pietra», segno di ricordo,
di durata, di fedeltà, Eurasia e i suoi tesori portano a Palazzo Ducale un’eco distante e misteriosa, ma
penetrante, del primato dell’uomo.

settembre 1987