1985 Agosto 15 In ferie (si fa per dire)

1985 Agosto 15 – In ferie (si fa per dire)

Ferragosto è il simbolo nella pausa del lavoro; uno dei rari giorni all’anno in cui non si fanno
nemmeno i quotidiani. Più che di una data del calendario, si tratta di un’urgenza psicologica di
ciascuno di noi. Se il tempo libero non si autocelebrasse ufficialmente per 24 ore, non avremmo
l’esatta misura del destino da occupati. Le ferie non sono una concessione, ma un surrogato del
profitto.
L’Italia se le potrebbe godere in maniera del tutto privilegiata, da “grande potenza” turistica,
ricchissima di materia prima, dal sole all’arte, dal mare alla cultura, dalla natura alla qualità della vita.
Se riuscissimo ad offrire, attraverso il “Welcome in Italy”, lo stesso genio che esportiamo attraverso
il “Made in Italy”, daremmo probabilmente slancio tanto all’occupazione quanto ai conti con l’estero
e alla stessa difesa dell’ambiente.
Questo Ferragosto 1985 non consente invece molte evasioni, né esistenziali né tantomeno
economiche. Si porta addosso tanta inquietudine, un “torpore ambiguo” direbbe Le Monde, anche
perché la Legge consente il Ferragosto libero persino ad Alberto Teardo il quale, avendo a lungo
concusso ed estorto privati ed enti pubblici per un giro di 19 miliardi, si è visto condannare a 12 anni
e 9 mesi ma li ha prontamente evitati con 40 milioni di cauzione sull’unghia.
L’Italia va in ferie, la Repubblica non ancora: a guardar bene, le restano troppe cose da fare. Quando
si abusa in assenteismo, anche un giorno di vacanza sembra una provocazione. Vedi la questione della
Mafia, che val la pena di scrivere con l’iniziale maiuscola dal momento che in Sicilia ha dignità di
secondo Stato e tende a dargli territorio nazionale.
La Mafia conta su una straordinaria potenza di fuoco, si serve sistematicamente di talpe statali, dà
lavoro a migliaia di famiglie, cresce in prestigio. “Sul piano dell’opinione pubblica – ha ammesso
Scalfaro – la mafia ha ottenuto un innegabile successo”. Non avendo ancora capito quanto protetto,
infiltrato, ricco e feroce che sia, lo Stato di volta in volta si illude che basti un pentito o un’operazione
di polizia per dare il colpo di grazia al potere mafioso. La disillusione è sempre più tragica: la Mafia
alza insieme mira e fatturato.
In una Palermo che vanta il record mondiale delle assoluzioni per insufficienze di prove, il giudice
Giovanni Falcone – costretto a vivere in un bunker guardato a vista – ha dichiarato: ”Ormai i mafiosi
hanno capito bene che se uccidono qualcuno di noi, lo Stato reagisce in modo fiacco. Certo, ci sono
solenni funerali e solenni dichiarazioni, ma poi di fatto non succede niente”.
E’questo “niente” che accompagna come un amen l’infinita lista delle vittime. E’su questo “niente”
che la Mafia ha potuto realizzare il capolavoro di dividere le forze dell’ordine sfruttando la loro
solitudine.
Già domani non è più ferragosto. Lo sappiamo tutti?