1983 dicembre 4 – Il Padova vince e allontana i fantasmi

1983 dicembre 4 – Il Padova vince e allontana i fantasmi

Sei gol a Firenze, quattro a Torino, quattro a Udine: dove passa la Juve, è il luna park! In tre
settimane la Fiat del pallone le ha date e prese da tutti le parti; ha provocato accanite e a tratti
entusiasmanti. Mai nella vita tre pareggi consecutivi hanno fatto tanta storia.

Non è stato facile giocare ieri allo Stadio Friuli. Una “bora scura”, come me l’ha precisata il custode
della tribuna stampa, una bora piena di mare, di nubi grasse di pioggia e di presagi ha fatto per tutti i
90 minuti un gelido pelo e contropelo al campo. Udinese e Juve hanno giocato magnificamente
dentro una camera a vento: una gran partita davvero, che non ha dato al pubblico il tempo di battere
i denti.

Anche i gol sono stati uno più bello dell’altro, entrambi di testa quelli dell’Udinese, entrambi di
piede destro quelli della Juve. Rossi al volo, Galparoli in sospensione, Virdis in schiacciata e, dulcis
in fundo, Platini pennellando meglio di un impressionista.

Poeta della cronaca sportiva, Vladimiro Caminiti mi si è rivolto per dire: “Platini è il più grande
centravanti camuffato della storia del calcio”. E il nostro Giampaolo Nicolin, trasognato nel gelo,
definiva il gol “frutto della stessa sitassi tra Vignola e Platini”.

È tutto vero, l’ultimo gol ha mostrato un Platini figlio francese di José Altafini mentre l’ultimo
passaggio ha chiarito per l’ennesima volta che Beniamino Vignola è sciaguratamente sprecato in
panchina. Accade a Firenze e contro la Roma, si è ripetuto a Udine: come entra lui (ieri al 60’), la
Juve trova cervello e assist. Con quell’aria di puffo, che la bora sembrava sollevare per aria,
Vignola ha servito in maniera impeccabile Platini. La stessa sintassi.

La Juve prende di questi tempi troppi gol; è ancora una squadra troppo umorale, vedi Boniek; ha
l’impianto da scudetto ma non è detto che allo scudetto ci possa arrivare perché a volte si scombina
con troppa facilità. È orgogliosa, talentosa, nata per essere protagonista, però si sta evolvendo, è in
fase di transizione: prende troppi gol (7 in 3 partite) perché non fa blocco come al via degli anni
Ottanta.

Per vincere lo Scudetto ’84 dovrà soffrire molto; non a caso persino una Roma in crisi opaca ha i
suoi stessi punti mentre la stessa Inter arraffa terreno in classifica, a soli tre punti di ritardo! Il
ritorno dell’Inter è il fatto più incredibile del Campionato se soltanto si pensa all’ultimo posto di un
paio di mesi fa e ai tre processioni cui si vede sottoposta la società, dalle scommesse di Genova al
caso-Groningen fino alla selvaggia violenza dello scorso mercoledì di Coppa.

Poteva essere la domenica buona per l’Udinese, ma sul 2-1 è mancata la zampata in contropiede.
Gli spazi c’erano, non hanno funzionato per dei centimetri gli ultimi passaggi anche perché Zico, in
calzamaglia e guanti neri, ha giocato al 60% delle condizioni fisiche, carico di anti-influenzali.
Quando, a meno di un quarto d’ora dalla fine, ha avuto a disposizione un’invitante palla-gol, il suo
tuffo di testa, pur puntuale, non aveva energia. Sembrava coricarsi più che avventarsi. Il 2-2 ha
premiato il pubblico, divertendolo. Che io sappia, non ci sono stati incidenti di balordi, il che non è
risultato da poco. Piuttosto registro qualcosa che non funziona al vertice della società, con posizioni
stranamente asimmetriche tra il presidente Mazza e il manager Dal Cin.

Pur con l’alibi di una disinvolta forzatura nei titoli, Mazza ha usato toni molto duri ed espliciti con
l’ambiente della Federcalcio in una intervista al “Giornale” di Milano. Sono tutti dei dilettanti, ha
supergiù detto, ma per fortuna dopo le elezioni della prossima estati molti resteranno a casa.

A parte il fatto che né il presidente Sordillo né il suo vice Toni Ricchieri sembrano destinati a
restare a casa, anzi, Dal Cin non condivide questa linea di “lotta continua” nei confronti dei federali,
con i quali nolenti o volenti bisogna quotidianamente campare. Dal Cin teme l’isolamento
dell’Udinese proprio quando, a prescindere da Zico, l’Udinese ha bisogno di mutuo di due miliardi,
invano reclamato da due anni.

È una buona politica cercar rogna e insieme lire?