1982 luglio 5 Polonia e Francia semifinaliste

1982 luglio 5 – Polonia e Francia semifinaliste
Primi verdetti sul Mundial: due le squadre già designate e questa sera sapremo se
anche la squadra azzurra…
Basta il pari a Boniek e C.

Polonia – URSS
0 – 0

POLONIA: Mlynarczyk, Dziuba, Zmuda, Janas, Majevski. Kupcewicz (Ciolek
dal 50′), Buncol, Matysik, Lato, Boniek, Smolarek.
URSS: Dasaev, Barouski, Chivadze, Baltaca, Demyanenko. Sengelija (Andrejev
dal 58′), Bezsonov, Sulakvelidze, Oganesyan, Gavrilov (Daraselia dal 79′),
Blokhin.
ARBITRO: Valentine (Scozia).

Dall’inviato
BARCELLONA – Zero a zero, Polonia semifinalista al Mundial, Unione Sovietica a
casa. Finalmente una buona notizia per i polacchi, mentre lunghi striscioni e bandiere
di Solidarnosc accompagnavano dalle tribune la loro corsa, inevitabilmente carica di
significati occulti o fin troppo palesi, a ridosso tra politica e sport.
Il pubblico era in partenza per la Polonia. Lo è diventato di più quando un manipolo
di poliziotti spagnoli ha ammainato uno degli striscioni di Solidarnosc. Era già
passata un’ora abbondante di partita e da quel momento la gente ha tifato Polonia con
calore, aiutandola a conservare uno zero a zero che vale fin d’ora almeno il quarto
posto al Mundial ’82. Un grosso risultato per una squadra della quale si sospettavano
cedimenti psicologici in relazione al dramma polacco: chi temeva ciò, non conosce a
fondo l’orgoglio di questo popolo.
Non ci sono stati gol, ma la Polonia è stata la squadra forse più vicina a segnarli. Ha
sbagliato molto, sia in rifinitura che al tiro, mentre Boniek era marcato con bravura.
C’era tensione in campo, non astio particolare. Alla fine qualche frettolosa stretta di
mano tra polacchi e sovietici, qualche scambio di maglia. Come dire che le atmosfere
sovrastanti non hanno degenerato la partita.
Dicono i dati del Ministero dello Sport che l’URSS è una grande potenza anche nel
calcio, ma nessuno se ne accorge! Nonostante 4 milioni di calciatori e qualcosa come
50 mila squadre, giocano a football con la stessa fantasia richiesta per avvitare dei
bulloni. Sono monotoni in generale, broccoli in difesa tranne un portierino molto
raffinato e molto bravo, sulla strada buona per recitare l’esempio dell’indimenticabile
Jascin.
Non si sa come, forse per astrusa combinazione di stelle, l’URSS era riuscita pochi
mesi fa a battere il Brasile addirittura a Rio de Janeiro! Misteri del pallone. L’URSS
torna a Mosca e nessuno qui in Spagna ne avvertirà la mancanza. É come aver perso
un Tir, massiccio, volenteroso, potente anche, ma incapace di imboccare le cento
viuzze del calcio di fantasia.
É un mattone di squadra con ai vertici tre giocatori «diversi». Il portiere Dasaev e due
attaccanti: l’ucraino Blokhin e il georgiano Sengelija. Blokhin sfiora i trent’anni, è il
divo di Kiev, figlio di una notevole scattista d’altri tempi. Porta l’11 sulla schiena, è
uno splendido longilineo, gioca a tutto campo. Ieri sera un paio di sinistri li ha anche
piazzati, senza però riuscire a infiammare la sua squadra.
Anche perché, a dire il vero, è un rompiscatole di assoluto valore europeo. Non è mai
contento di nulla, rinfaccia ai compagni il minimo errore, recita insomma alla

perfezione il ruolo del grande incompreso.
Il che sarà anche sacrosanto, però con quelli stai e con quelli ti devi arrangiare.
Sengelija per fortuna è uscito dopo un’oretta sennò lo avrebbe mandato a quel paese
esattamente come accadde con il Belgio. Sengelija ha la pelatina ma non è vecchio. In
certe trotterellate ricorda Ezio Pascutti, l’ala del Bologna anni ’60. É agile e
pericoloso ma i bestioni del centro area polacco, con il veronese Zmuda a torreggiare,
gli hanno posto insormontabili transenne.
Tre, quattro giocatori ricchi di personalità e basta. Il resto è URSS, troppo poco,
troppo uguale. Fra l’altro l’URSS ha giocato per almeno un’oretta come se il pareggio
stesse bene pure ad essa e non significasse al contrario l’eliminazione. Ha provato
forcing, autentica pressione soltanto per una ventina di minuti, troppo tardi, non
sfruttando nemmeno le possibilità laterali. Giù al centro nella sola speranza di una
qualche gaffe dei difensori polacchi, che non è arrivata.
É bastata una mezza Polonia a tener duro e a cavarsela. Dico una mezza Polonia
perché è parsa ritornare indietro, verso le prime incerte esibizioni di Vigo.
Conquistata palla in difesa, sulle vane percussioni dei sovietici, la Polonia ha
sbagliato tutti i disimpegni sprecando sul nascere anche i più invitanti contropiede.
Una brutta partita; una URSS povera, questo il bilancio che porta in semifinale la
squadra di Boniek; contro il vincitore di oggi tra Brasile e Italia. Peccato che proprio
Boniek sia destinato a non giocare il prestigioso appuntamento di giovedì: un
mediocre arbitro scozzese gli ha fischiato ieri sera un intervento irregolare ma non
cattivo e l’ha ammonito. Era la seconda ammonizione, dopo quella ingenuamente
rimediata in barriera a Vigo. La squalifica per una partita è matematica.
Comunque, missione compiuta per Solidarnosc. La Polonia passa, quelli di Vigo
avanzano: capito Italia?