1982 luglio 5 Libero: un ruolo che è made in Italy

1982 luglio 5 – Libero: un ruolo che è made in Italy
Nato da tre tecnici nostrani ed esportato nel mondo

Dall’inviato
BARCELLONA – Lo si chiama comunemente «libero», libero da marcatura. É il
battitore che tampona la difesa ad ogni varco aperto dal cedimento della marcatura
uomo – uomo. É un esemplare tipicamente italiano, preso in prestito anche all’estero,
sia pure secondo usi locali.
Un libero come Armando Picchi, nell’Inter degli anni ’60, identificava il catenaccio.
Un libero come Ruud Krol, nel Napoli anni ’80, incarna il regista arretrato, il
centromediano, l’evoluzione del gioco nel passaggio dalla difesa all’iniziativa.
La paternità del battitore è tuttora in discussione in Italia e, molto curiosamente,
riguarda tre tecnici del Triveneto. Il friulano Annibale Frossi, il triestino Nereo
Rocco, il veneto Gipo Viani. Lo applicarono Frossi nel Monza, Rocco nella Triestina,
Viani nella Salernitana quando arretrò il centravanti Piccinini e spostò un terzino in
area, alle spalle dello stopper.
Nonostante il «verrou» degli svizzeri, l’ideologia del libero è italiana, soprattutto se
libero fisso. Insomma abbiamo una tradizione, siamo dei collezionisti, ed è forse per
ampia stima dell’ambiente verso questo discusso ruolo che l’Italia cerca liberi in giro
per il mondo.
Lo fece il Napoli con Krol. Ci provò l’Udinese con il vecchio Orlando. Segue la
stessa pista il Verona con il polacco Zmuda, sia pure nella discutibile intenzione di
rifarne uno stopper. Ci ha riprovato l’Udinese con Edinho, mentre la Fiorentina ha
potuto ingaggiare Passarella.
L’orizzonte si è fatto stimolante: dopo l’estate, il nostro campionato presenterà forse i
primi quattro liberi del mondo. In ogni caso un poker di campioni con pochi
concorrenti: Krol, Passarella, Edinho, Scirea. Proprio Scirea, il più «straniero» dei
battitori italiani, giocatore che visualizza il ruolo con raro aplomb.
Sandro Moreira, serissimo commentatore brasiliano, ha scelto quali migliori liberi
d’Europa Scirea e il tedesco Stielike, alla pari. Scirea ha grande souplesse, gioca
elegante, il tackle è più tempista che vigoroso, vede il gioco con molta chiarezza, sa
anche segnare, cinque volte quest’anno. Fosse più estroverso o più autoritario,
sarebbe un leader.
Scirea «fluidifica» il doppio del Salvadore anni ’60. Il suo vero ispiratore è Franz
Beckenbauer, che tracciò il modello più raffinato di libero-cervello, laboratorio di
gioco.
Krol è un giocatore-lievito, che fa crescere chiunque gli giochi accanto anche se ha il
grave difetto di essere troppo pagato in confronto ai gregari: al Napoli prende in
pratica cinquecento milioni all’anno. Tenuto conto della sua proverbiale parsimonia e
del fatto che il contratto prevede il pagamento dell’ingaggio in dollari, è il vero…
Maradona italiano.
Krol nacque terzino del grande Ajax e della grande Olanda. Ha un fisico da
Partenone, la mentalità della «zona» difensiva, l’impulso interiore a sentirsi l’ultimo
degli attaccanti, non il primo dei difensori. Crede nella preparazione come unico
segreto. Giorni fa gli ho consigliato di andare vedere qualche allenamento dei
brasiliani a Sabadell. Di ritorno mi ha detto: «Fanno le stesse cose, esattamente, che
facevamo noi olandesi, tranne un esercizio molto specialistico». Le cose che facevano
gli olandesi furono il massimo del carico di fatica.
Mi racconta Trapattoni con un’aria entusiasta, davvero ammirata: «Il Brasile aveva il
problema di Leandro, mezzo infortunato per una contrattura prima dell’Argentina.

Beh, due giorni prima sono andato a vederli: hanno fatto giocare Leandro un’ora da
terzino, poi, per essere sicuri, un’ora da mediano. Due ore di partita, con titolare e
riserve, per collaudarlo. Una cosa impressionante». Gli artisti degli anni ’80 lavorano
come braccianti.
Edinho all’Udinese e Passarella alla Fiorentina porteranno in serie A il libero alla
sudamericana, un po’ stopper, un po’ battitore, un po’ mediano. Di sinistro su
punizione o di testa su corner, Passarella segnerà di sicuro gol importanti. Ad ogni
calcio d’angolo argentino, Passarella si piazzava nell’area del Brasile, e a marcarlo
provvedeva Socrates, alto un metro e 92 centimetri: ciononostante, soltanto un
impeccabile intervento acrobatico del portiere impedì il gol all’elicottero di Menotti.
La potenza muscolare, la benigna aggressività, il tiro di Edinho saranno importanti
anche per
l’avvertenza di fargli funzionare attorno qualche
meccanismo di appoggio. Visto Falcao? Che sembra ancora più immenso che in Italia
perché respira il suo gioco.
Giorni fa, quando con Lamberto Mazza andammo da Bearzot e Causio, chiesi a Enzo
Ferrari: quest’anno dovrai mettere assieme un sacco di personaggi, campioni e
campioncini, palleggiatori, nazionali, sarà un problema?
Con un lampo di inusitata timidezza, mi rispose: «Mah, vedremo…» però non lo credo
perplesso, anzi. Anticonformista com’è non mi stupirei che a Causio e Mauro, a
Suriak e a Edinho, a Virdis e Gerolin, Ferrari dicesse semplicemente: «Fate il vostro
gioco». Riservando a se stesso un solo, fondamentale incarico: di proteggere
tatticamente la più espressiva e talentosa delle provinciali.

l’Udinese, con