1982 luglio 5 L’Italia ci prova

1982 luglio 5 – L’Italia ci prova
Mondiali di calcio
Pronostico obbligato: Brasile e stop ma oggi pomeriggio a Barcellona…

Dall’inviato
BARCELLONA – C’è una sola squadra che ha vinto tre volte il Campionato del
mondo: il Brasile. C’è un solo stadio al mondo che contiene 220 mila persone: si
trova e Rio de Janeiro. C’è soltanto un giocatore nella storia del calcio che ha segnato
1.284 gol in 1.364 partite: è un brasiliano, Pelé. Esiste in Spagna una sola Nazionale
della quale si va dicendo che di Maradona ne ha uno, due, tre, quattro: il Brazil di
Falcao e Zico, di Tonino Cerezo e Junior e Socrates.
L’Italia gioca oggi contro questo Brasile, pianeta del pallone, e sarà obbligata a
vincere. Vincendo sarà già matematicamente quarta al Mundial ’82, esattamente come
al Mundial ’78. Pareggiando o perdendo, tornerà domani a casa, senza tristezza e
senza allegria, così come era arrivata il primo giorno a Vigo.
I bookmaker pagheranno la vittoria dell’Italia 40 a 1, come dire che per noi non c’è
pronostico. Se il Brasile funziona come sa; se il Brasile sarà la macchina-da-futebal
dei secondi tempi contro URSS e Argentina, l’Italia non ha nemmeno una possibilità,
perché è inferiore in classe media, in eccitazione goleadoristica, in sapienza di piede,
in amore del gioco. L’Italia è tirata, nervosa, muta. Figlia dello stress di noi tutti, cova
la concentrazione come un uovo nero, di rivincita sullo scetticismo altrui. É la
Nazionale soprattutto del blocco-Juve, abituato a vincere e sentirsi coccolato da metà
Italia, non a soffrire il tumulto del loggione.
Anche quando si fa censurare per il catenaccio, l’Italia raccoglie all’estero più credito
di quanto essa stessa non immagini. Perché, fra tante difficoltà, è una tradizione
lunga, sontuosa, di bellissime pagine, che avvia la sua preistoria dalla metà del
Cinquecento, quando proprio a Venezia venne pubblicato il primo «Trattato del
giuoco della palla». Verso il passato gli stranieri nutrono una reverenza a noi
sconosciuta. É una tradizione, e una squadra che oggi vale soprattutto in difesa, dove
presenta giocatori di assoluto valore mondiale quali Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea,
Collovati, Tardelli.
Sarò come sempre sincero: questa difesa spera di fermare anche il Brasile e di ferirlo
in contropiede; io ci spero ma non ci credo, perché dovrebbero toccarsi allo zenit di
Barcellona troppe cose, la presunzione dei brasiliani e il top della forma degli italiani.
Le due volte che l’Italia vinse un Mondiale, nel ’34 e nel ’38, a dirigerla non era né un
allenatore né un preparatore atletico né uno psicologo, ma il giornalista Vittorio
Pozzo. É un giornalista anche Tele Santana, selezionatore del favoritissimo Brasile
d’oggi. Non è giornalista Enzo Bearzot, anzi inquieto in un groviglio di pagine e di
inviati speciali, ma gli auguro di suggerire sul campo il più bello e il più improbabile
titolo a nove colonne da quando è Ct.
Brasile – Italia è la partita ideale perché è l’unica a farti sempre vincere. O vince la tua
bandiera o vince l’abilità dei migliori bipedi da calcio. Arbitro, fischi e lasciali
giocare, è ora.