1982 luglio 4 Finalmente costretti a vincere

1982 luglio 4 – Finalmente costretti a vincere
Perdere con il Brasile non sarebbe nemmeno perdere: sarebbe obbedire…

Barcellona, 3 luglio 1982.
Mi racconta un Bearzot confidenziale, rivivendo a quattr’occhi qualche momento di
Italia-Argentina: «Avevo appena mandato dentro Altobelli. Era ancora lì, davanti alla
mia panchina, quando Passarella gli ha tirato quel colpo in faccia, proprio al primo
pallone. Me lo sono visto ricadere a tocchi. Allora gli ho detto: Benedetto, torna qua
con mi, che queste no xe robe par ti».
Riascolto sulla bocca del Ct di Collio echi distinti, battute familiari a Nereo Rocco,
accenti dialettali che fotografano con più fedeltà di una Rollei.
«Poi – dipinge alla fine Bearzot, simulando nell’aria la mossetta di un pavone –
Altobelli se ga dato un scosson alle piume e xe tornà dentro».
Gli argentini hanno in questi giorni fatto un grande strombazzo sulla violenza degli
italiani, ma mentono sapendo di mentire. Il settimanale «France Football» sta
preparando un paginone a colori dove ha carpito con il teleobiettivo tutte le piccole,
impercettibili angherie di Gentile a carico di Maradona, ma rischia di raccontare
soltanto una porzione di verità.
Con guapissima abilità, sono stati loro a picchiare, anche selvaggiamente. Rossi ha il
collo graffiato, Marini una strana collanina sotto il pomo d’Adamo. Caduto a terra,
Scirea si è visto pestare con i tacchetti i polpastrelli della mano destra. Oriali è stato
scalciato a terra, con il pallone distante, da Tarantini, buon epigono di Kempes,
Gallego si è fatto espellere per una cinica entrata su Tardelli.
Chi sono i violenti del Mundial lo si è capito anche contro il Brasile. Con plateale
reazione, persino un asso quale Maradona ha piantato la suola sul ventre di Batista.
Quanto a Passarella, la sua odiosa entrata sul polpaccio di Zico costringe ancor oggi il
campione brasiliano a letto con ghiaccio e unguenti nel tentativo di non mancare
domani contro l’Italia.
Ventinovenne battitore libero, forse il più grande saltatore di testa di tutti i tempi,
Daniel Passarella merita una postilla a parte. È un killer. Lo è stato con Altobelli e
Zico. Lo fu nella finale del 1978 quando il gomito spaccò la faccia all’olandese
Neeskens, mentre l’arbitro Gonnella girava loro le spalle e mentre il guardalinee
uruguaiano fingeva di non vedere. Lo fu due anni fa al Mundialito quando scaraventò
in barella Tonino Cerezo.
Passarella è un eccezionale campione e onorerà dal prossimo agosto la Fiorentina a un
solo patto: che mitighi di molto la sua carogneria. In caso contrario, espulsioni e
squalifiche saranno matematiche, come ai tempi del brasiliano Amarildo, sia pure per
proteste.
Quando stanotte, all’hotel Princesa Sofia, l’ho fatto notare a Giancarlo De Sisti,
appena rientrato da cena con la moglie e con Trapattoni, la risposta non poteva che
essere rassegnatamente sorridente: «Non c’è problema – ha detto De Sisti – ho pronto
Miani per sostituirlo».
Passarella verrà in Italia accompagnato da una sgradevole fama. Persino Antognoni,
suo imminente compagno di squadra e giocatore tra i più corretti al mondo, lo ha
pesantemente insultato dopo il colpo ad Altobelli.
La polemica sulla violenza di Italia-Argentina è importante e prepara Brasile-Italia.
La Nazionale di Bearzot fece quel giorno catenaccio per un tempo e contropiede nel
secondo. Marcò stretto, asfissiò e tuttavia non vinse bastonando, questo sia chiaro.
Non incanta, non esalta, non ha né l’assetto della Germania, né il polmone
dell’Inghilterra, né il piede divino del Brasile, ma non ha ladronato l’Argentina.

Menotti ha fallito l’organizzazione del suo gioco offensivo, Bearzot ha moltiplicato le
possibilità del suo contropiede attraverso impeccabili marcature difensive. Tutto qua.
Bene o male, con le buone o le cattive, di liscio o di busso, Gentile ha impedito quasi
tutto a Maradona. Domanda: allora, l’Italia riuscirà a bloccare anche il Brasile?
Ci ha risposto Falcao: «Ma noi ne abbiamo tre-quattro di Maradona».
È una partita che mette enorme curiosità e, quanto a me, preferisco che il Brasile
abbia battuto l’Argentina in modo da trasformare il match con l’Italia in una partita
soltanto da vincere, senza alternativa, dove il pareggio avrebbe un pregio meramente
consolatorio per Bearzot.
Peccato che questa difesa non possa contare davanti su Bettega e Rossi, così com’era
in Argentina. Più esperta e più compatta di allora, questa difesa si ritrova con due
punte di pochissimo peso in area di rigore: Graziani per scarsa agilità, Rossi per
scarsa forma.
Nell’Italia di Bearzot hanno segnato tutti, tranne Zof. Non avendo gli Eder o i
Rummenigge, l’Italia sparpaglia a pioggia i suoi contati tiri-gol e cambia faccia non
appena prende fiducia e freschezza la coppia Tardelli and Antognoni. Sono soltanto
loro due a rendere possibile, assieme a Conti, l’inversione di tendenza, dai terzini al
contropiede.
Italia-Brasile sarà un piccolo siluro azzurro contro la corazzata del football. La
speranza dell’impossibile è la più dolce, anche perché perdere con il Brasile non
sarebbe nemmeno perdere: sarebbe obbedire.