1981 Settembre 7 L’Udinese è fuori

1981 Settembre, 7 – L’UDINESE E’ FUORI

Domani sera Maradona gioca a San Siro. C’è sempre una curiosità enorme attorno al grande piccolo
Diego argentino. Costa otto milioni di dollari ed è l’unico giocatore capace di segnare un’epoca, come
Pelè o Cruyff. Ogni volta che pone i tacchetti su un campo è come se attraccasse il panfilo di
Kashoggi a Capri: hanno l’oro facile.
Il divismo non muore mai, anzi p n pieno revival. Da quando il calcio aumenta lo studio del collettivo,
è l’asso a fare la differenza. Per qulche anno i tecnici hanno premuto sull’ “asso al servizio della
squadra”; ora qualcuno ce la mette tutta a far lavorare “la squadra del campione”.
Ma, a guardar bene, è un falso problema perché è proprio lui, il super, che provvede a metter e tutti
d’accordo. Fateci caso, da Suarez a Krol, da Falcao a Maradona, non esiste un super che sia
egocentrico. La cosa che più riesce gradevole ai campioni è accendere la luce.
Uno che perciò osserva ovunque stima cristallina è Paolo Rossi, nonostante la squalifica e il lungo
tempo perduto. Dice Luis Mundial Menotti: “Senza Rossi la nazionale è fregata”. Chiedono a Julinho,
una delle più grandi ali di tutti i tempi: chi apprezza di più in Italia? “Quello che non gioca” risponde.
Oggi pomeriggio, libero da impegni, Paolo Rossi e Simonetta Rizzato avranno tutto il tempo di
sposarsi a suon di Bach nell’abbazia di S.Agostino a Vicenza, ma in maggio saranno in due ad
attenderlo con i confetti in mano: Boniperti e Bearzot. Classe 1956. Rossi non ha concorrenti se non
in… Graziani, trentenne.
Lo spettacolo ha bisogno di prime ballerine. Il calcio italiano vive un momento di bel rilancio
popolare anche perchè la famigerata legione straniera a fatto quai per intero il proprio dovere: gli
stranieri sono detonatori di pubblico.
Tolto gli ipertesi, la gente qualche lume d’estetica lo sta scoprendo. Il record d’abbonati dell’Udinese
spiega abbastanza bene questa situazione. Non credo che a determinare il boom dello stadio Friuli sia
stata la premonizione di una grande squadra; piuttosto la certezza di aver ripreso quota tecnica, a
cominciare da Franco Causio, eccentrico Mandrake della Juve che in questi anni ha vinto tutto quanto
cera da vincere in Italia.
Ieri la Coppa nostrana ha estratto le sette finaliste da aggiungere alla Roma. Domenica prossima
ritorna il campionato, con un sacco di squadre “costrette” a vincere lo scudetto 1981. Il calcio chiude
la sua fase avventizia, pettegola, ritualmente poco attendibile. Tra una settimana il calcio perderà
humour: quando le cose si fanno tremendamente serie, a sorridere ancora riescono in pochi.
C’è già stata una squalifica di campo, a Roma, per lanci selvaggi. Bisogna stare attenti, non illudersi,
restare sempre vigili perché la violenza e la corruzione sono virus potenziali, dei quali siamo spesso
ignari portatori sani.
Il calcio ritorna sognando notti con Diego Maradona e scudetti in pergamena. Diamo robusti calci al
pallone e, soprattutto ai virus.

Giorgio lago