1981 Novembre 9 Roma fa il sorpasso

1981 Novembre 9 – ROMA FA IL SORPASSO

UDINE – La Roma ha vinto lo scudetto 1982! La ragione è multipla: la Juve ha perso Bettega per tre
misi e non avrà Paolo Rossi fino alla fine di aprile; la Fiorentina ci metterò un anno a capire quanto
vale; l’Inter “non cresce mai” per confessione dello stesso Berselini; il Napoli non crede più ai
miracoli; Milan e Torino non esistono. Ergo, per Liedholm è fatta.
Oddio, parlare di scudetto a 22 partite dalla conclusione è esercitazione da goliardi, ma qualcosa deve
pur significare il sorpasso della Roma. Ha detto Liedholm: “Senza Bettega la Juve perde il 25 per
cento”. Perde molto, aggiungo, perché al tanto di Bottega bisogna aggiungere il poco di Virdis: voglio
dire che al vuoto personale di Bettega bisogna sommare il sicuro calo di Virdis, che il meglio di sé
esprime giusto nella ragnatela del suo padrone tattico.
Ha aggiunto Liedholm con onestissima dose di cinismo: “E’ questo il momento per piantare la Juve”.
E lo ha fatto. E’ vero che Pruzzo ha forse giocato in area di manina; è vero che il Bologna si è visto
per una mezzoretta ridotto in dieci. Tutto vero, ma altrettanto vero che la regolarità di Pruzzo in zona-
gol è ormai assodata (sei reti); che bruno Conti è in erezione goleadoristica; che Falcao fa cose
tramandate dagli annali a proposito di un Valentino Mazzola d’atrissimi tempi: salvando sulla linea
della propria porta e andando poi a proporre lo schema vincente verso la porta avversaria.
Di recente Franco Causio ha detto cosa molto giusta a proposito della Juve: “La sua forza – osservò –
dipende anche dal suo presidente. Boniperti è l’ unico presidente italiano che abbia competenza!”.
Non si può dargli torto quando, tanto per fare un paio di esempi, in serie A abbiamo una società di
proprietà di uno squalificato a vita (Milan) e una società (Avellino) guidata da Antonio Sibilia, al
quale la cCorte d’appello di Napoli ha infitto l’altro ieri tre anni di soggiorno obbligato a Trento dati i
suoi stretti rapporti con la nuova camorra.
Ma, con tutta la stima per Boniperti, non sarà per nulla facile ovviare alla lunga assenza di Bettega e a
qualche oscuro segno del destino: gli infortuni a ripetizione, da Tardelli a Marocchino, e l’ennesima
resa di Coppacampioni. La radiosa Juve di settembre perde foglie secche. La qual cosa mette i brividi
anche a Enzo Bearzot, che attende il ritorno di Paolo Rossi come un 13 al Toto e anche non riesce
nemmeno a immaginare una Nazionale senza il suo leader Bettega.
Si, d’accordo: i medici hanno definito “perfetto” l’intervento al ginocchio del Bobby-gol mentre la
squalifica di Pablito sta lentissimamente scemando. Ma certo non è piacevole per il Ct immaginare in
Spagna la solida coppia Bettega-Rossi, avendo il primo reduce da una lunga atrofia muscolare e il
secondo da una lunghissima atrofia psico-fisica.
Più che il sorpasso della Roma, a segnare il campionato è l’improvvisa caduta dalla Juve. Ciò che era
scontato non lo è più, e adesso dipenderà tutto dalla Roma meritare con il gioco anche e altrui
disgrazie.
La classifica è un’an’anguilla eppure diventa difficile immaginare per lo scudetto ’82 un’alternativa al
match Juve-Roma. Un segno viene anche dall’Inter che l’anno scorso credeva di avere il problema in
Muraro, quest’anno pensa di averlo in Altobelli mentre è probabile che il problema vero sia la
squadra!
Inespressiva in Berselini, vagatonica in Beccalossi, inattendibile in Bafni, e in generale segnata da
troppa broccaggine. E’ una squadra che sembra potente e che di colpo si perde; una squadra cui non

bastano giocatori anche molto esperti (da Oriali a Prohaska, da bini a Marini) per sentirsi al riparo da
una centenaria nevrosi d’ambiente.
In Coppa Uefa l’Inter aveva il turno in mano, e l’ha sprecato. A Udine, l’Inter prima poteva perdere
2-0, poi ha pareggiato, infine non ha saputo vincere perché, trovatosi tutto solo verso il gol, persino
una spelacchiatissima volpe quale Oriali è stato preso da amletici dubbi: tiro o passo? L’inter è così,
cioè non è qualcosa di ben definito. E’ una squadra che sembra.
Più che pareggiare, l’ Udinese ha perciò perso un punto. Lo ha perso due volte anche perché gli altri
risultati dimostrano che la salvezza ’82 sarà di un duro da matti per tutti. Il Genoa di Massimo
Briaschi (rifinitura-gol in velocità alla Hansi Muller!) stende la Juve, il Cesena la Fiorentina. IL Como
prende un punto a San Siro, Avellino e Cagliari vincono come si deve. E’ una classifica che non dà
tregua; se perdi un colpo ti ritrovi immediatamente con il sedere per terra.
Migliorata di moto con Galparoli-Bacchin, uomini dell’Sos, questa Udinese ha ancora troppe amnesie
in difesa. La sua arma migliore è la velocità: peccato che al centro dell’attacco non abbia un pivot di
spalle larghe perché sarà per vitam aeternam amen destinata a correre il doppio per realizzare la metà
dei gol possibili.
Incredibile ma vero era lo stesso dramma della Juve senza centravanti! Quella del diciannovesimo
scudeto: porterà buono l’illustre precedente?

Giorgio Lago