1978 giugno 22 Battuti dagli olandesi gli azzurri sono in corsa per il terzo posto

1978 giugno 22 – Battuti dagli olandesi gli azzurri sono in corsa per il terzo posto
Olanda-Italia 2-1
Grazie all’Austria che ha sconfitto la Germania 3-2

BUENOS AIRES – Il 21 giugno è giorno da cancellare definitivamente dal calendario
azzurro! Otto anni fa, in Messico, giocammo lo stesso giorno la finale, e finì 4-1 per il
Brasile: ora la nazionale si è giocata l’ammissione alla finalissima ed è andata come
tutti avete visto, una sconfitta dopo aver sprecato nel primo tempo almeno tre palle-
gol e dopo essere stati per cinquanta minuti in finale. L’Italia vinceva 1-0 e, in quel
momento, in uno studio carico di sole, non sembrava davvero fosse il primo giorno
dell’inverno argentino.
Ma non mettiamoci a frignare, per carità. Se abbiamo perduto la possibilità di vincere
il Mundial ’78, siamo pur riusciti a qualificarci per la finalina, come dire che sabato
saremo la terza o, nella peggiore delle ipotesi, la quarta squadra del mondo. Non mi
pare assolutamente risultato sul quale storcere il naso, anzi! Sarebbe invece stato un
autentico scandalo tecnico che questa modesta Germania, vera delusione del
mondiale, avesse preso il nostro posto. A darci una mano, nonostante la sconfitta con
l’Olanda, ci ha pensato l’Austria nella quale avevo personalmente creduto. Chi aveva
preventivato una partita “finta” degli austriaci, evidentemente non ricorda né
l’orgoglio nazionale né la serietà di Vienna, che non si ritiene una filiale di Berlino
nemmeno nel foot-ball.
Italia-Olanda è stata una partita in un certo senso pazzesca, perché alterna, aperta a
tutte le soluzioni, legata da un invisibile cordone ombelicale con Cordoba, dove si
giocava Austria-Germania. In varie fasi, l’Italia ha conosciuto tutto: prima la lunga
sensazione di essere in finale, poi la consolazione di passare alla finale-bis, quindi il
pugno in faccia dell’esclusione da qualsiasi sviluppo, infine il ritorno nel mondiale
attraverso l’ultimo gol austriaco.
Una serie di emozioni lunghe, esitanti, un appiglio alla speranza che l’Olanda ha via
via stritolato, con due missili-gol da lunga distanza e con una manovra sempre più
compatta, a plotoni affiancati, robusta, intensa, esaltatasi nell’ultima parte del match,
quando arriva l’ora dei fondisti, della resistenza pura e degli scampoli di foot-ball
cosiddetto totale, aperto e solenne.
Un foot-ball che l’Italia aveva bravamente annullato e anzi superato per almeno una
mezz’ora quando, perfino indispettiti da tanta iniziativa, i “tulipani” si erano fatti
bastoni nei tackle e toccavano duro, senza nobiltà, tanto su Benetti quanto su
Zaccarelli. L’Olanda aveva allora l’acqua alla gola, come se le sue celebri dighe del
nord fossero crollate. L’Olanda provocava un’autorete, per puro affanno, e soffriva
almeno tre grandi occasioni dagli italiani. E’ qui, paradossalmente, che si è spento il
grande sogno di Enzo Bearzot. Perché, alla lunga, gli errori si pagano e si pagano il
doppio quando di fronte stanno dei campioni, orfani di Cruyff ma non di scuola.
In un pomeriggio teso, di tattica sofisticata e di ritmo stremato, qualche eroe è parso
stanco, come Bettega e Benetti. Ma la dose di delusione per l’occasione perduta non
può cancellare nulla di quanto è stato fin qui fatto e di quanto aspetta ora la nazionale.
La finalina poteva essere un palliativo per i campioni del mondo come la Germania,
non per noi, giudicati degli outsider.
E’ difficile saper perdere ed è forse altrettanto difficile saper vincere. Con l’Olanda,
l’Italia è riuscita contemporaneamente a perdere e a vincere, a perdere la partita e a
continuare il mondiale. E’ una situazione strana, un pizzico malinconica, ma più che
onorevole. Va bene anche così, azzurri, in fondo nessuno vi aveva mai obbligato ad
essere campioni del mondo!