1978 gennaio 2 La sua prima vera squadra

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1978 gennaio 2 – La sua prima vera squadra

Enzo Bearzot ha lavorato un paio d’anni con Bernardini senza
prenderne nemmeno
la qualificazione per
l’Argentina in tasca, il vecchio Fulvio sarebbe stato il Carnelutti di
se stesso, e durante l’arringa azzurra non lo avrebbe più fermato
nessuno. Il furlano Bearzot va in Argentina senza botti; è un laico
della panchina; non crede ai miracoli; da travet di Coverciano ha
impiegato tutto il tempo federale nel girare il mondo, prendere
appunto e conoscere. Perciò gli prude assai, e lo porta tuttora sullo
stomaco, il rospo di Wembley.
Non tanto la partita perduta con un catenaccio da età glaciale,
quanto per aver tollerato che Zaccarelli facesse il terzino su
Keegan: lo scandalo tattico durò un quarto d’ora e mandò a pezzi
la sua reputazione senza che a Bearzot fosse concesso il diritto di
difendersi.
Bearzot è un semplice: i suoi giocatori sono “i ragazzi”, mai i leoni..
Non ha fama di “mago” e non gliene importa a patto che, per
supponenza d’ambiente, non lo si giudichi l’ultima ruota del carro.
Lo chiamiamo Ct (commissario tecnico) o CU (commissario unico):
in realtà, stando alla dizione del contratto federale, ho scoperto
giorni fa che Bearzot è un RU (responsabile unico). A parte la
banalità delle formule, non è casuale che si parli di responsabilità,
che per Bearzot è addirittura doppia: non soltanto quella della
Nazionale, ma sua, proprio sua. Strano ma vero, è stata la
nazionale la prima vera squadra allenata dal furlano.