1978 gennaio 2 La Juve aggancia il Milan

1978 gennaio 2 – La Juve aggancia il Milan Lanerossi sempre
più da scudetto

La Juve ha agganciato il Milan nell’ultima partita del 1977, ma non
ha meritato lo champagne della mezzanotte. Per coerenza con l’1-
0 al Bologna, avrebbe al massimo dovuto stappare una gazzosa.
Molto più serio il Milan che ha almeno qualcosa da rimpiangere, le
palle-gol sprecate persino dal piede libero docente di Gianni
Rivera. La Juve è un mistero e non è escluso che il 22 gennaio a
Vicenza qualcuno dei suoi nodi venga al pettine di Paolo Rossi.
Che il Vicenza sia da scudetto lo scrissi già qualche settimana fa,
suscitando compassionevole ilarità negli stessi che adesso si
chiedono perplessi: dove potrà arrivare questo Lanerossi? A parte
che lo scudetto della simpatia tattica il Vicenza lo ha già vinto,
sono gli stessi Milan, Juve e Torino a far crescere le incredibili
ambizioni di Farina&Fabbri. Per quanto ammirevole, il Milan non
può infatti trasformare Calloni in sicuro uomo-scudetto; la Juve è
tanto bolsa da sperare soltanto nei penalty e il Torino non la
supera per ora di granché.
A questo punto, tutto è davvero possibile anche perché Paolo
Rossi non la smette di andare in gol, come dimostra la classifica
cannonieri (11 reti e 12 partite), senza contare che nessuna
squadra ha segnato come il Vicenza! 22 volte, contro le 21 della
Juve, le 20 del Milan e, udite udite, le 13 del Torino dei gemellini-
gol…
Non è
facile, ammettiamolo, spiegare perché al Lanerossi
bastarono due acquisti a novembre per passare dalla zona-
retrocessione a quella scudetto; di certo si deve però ammettere
che nessuna squadra diverte il pubblico quanto questa provinciale
e che, smentendo ogni scetticismo, il passaggio dalla serie B alla
serie A è stato vissuto con una disinvoltura da ragazzini sfrontati.
Se i miliardi di Rossi vengono contati come noccioline, se per
capire Cerilli si scomoda Sivori, se il libero Carrera fluidifica quanto
un olandese nato, se gli schemi schizzano via che paiono a volte
triangoli da hockey su ghiaccio, un segreto ci deve pur essere e
non basta mormorare “sono in stato di grazia”. Forse il segreto è
l’allegria del giocare, prima della classe di qualcuno: sarebbe
davvero curioso che, in mezzo a tanti presunti riformatori e giovani
leoni come i Radice e i Trapattoni e i Vinicio, il tocco più moderno
il segno di Gb. Fabbri, dell’altra
del campionato portasse

generazione, i toni bassi, i capelli argento, una vita da autodidatta,
più vicino a Rocco che ai Castagner.
Il Vicenza è tutto da scoprire e da sabato scorso capisco una
domanda postami a bruciapelo dall’avvocato Ugo Dal Lago:
perché la città non fa uno sforzo per tenersi Paolo Rossi a vita?
Come dire che una provinciale sogna di diventare grande.