1977 marzo 22 Quanti sono i punti in più della Juve

1977 marzo 22 – Quanti sono i punti in più della Juve

Non dimenticherò mai un momento di Coppa Davis a Santiago del
Cile. Durante un importante game, una volée incrociata diede a
tutti l’impressione d’essere uscita a fondo-campo per errore di
Panatta: fu a quel punto che il cileno Fillol si rivolse al giudice per
segnalargli che era stato lui, con un lieve impatto del polso, a
deviare il colpo dell’italiano. Non fu un gesto masochista; fu un
piccolo capolavoro di fair play.
Se anche nel calcio esistesse la filosofia del biondo Fillol, la Juve
dovrebbe rifiutare
incamerato domenica a Verona!
Purtroppo, queste sono soltanto favolette e la classifica resta così
com’è. Anche se, paradossalmente, ci fosse in circolazione una
squadra disposta a sovvertire la meccanica del mero profitto, ci
penserebbe
la sua
inappellabilità, crisi di coscienza o, meglio, di risultato. Restiamo
dunque alla realtà, dura legge ma legge.
La Juve ha almeno un punto immeritato in classifica senza contare
che, per molti osservatori oculari, resta ancora vischioso il rigore
fischiato da Barbaresco durante il recente Juve-Milan: Rocco stava
vincendo e con quel penalty Trapattoni riuscì, prima di vincere, a
pareggiare. Se sulla decisione di Barbaresco si può discutere per
degli anni-luce, sul fischio di Michelotti che decretava “fuori” il
cross-gol di Zigoni nessuno può invece permettersi di fare una
piega: il cross era dentro, l’arbitro ha sbagliato grosso.
Pochi pensano alla malafede plateale di Michelotti; parecchi, come
il sottoscritto, credono nella sua buona fede; molti ritengono che il
comportamento dell’arbitro sia stato, come dire, “colposo”. Per
quanto di spalle larghe e di robusto temperamento, Michelotti
avrebbe secondo quest’ultima tesi sofferto di una specie di
suggestione e di opportunismo: “mancavano pochi secondi alla
fine – mi ha suggerito un giocatore del Verona – ed ha fischiato per
evitare una situazione di pericolo. Lo 0-0 stava bene anche
all’arbitro: è una mentalità abbastanza diffusa”.
Insomma, Michelotti avrebbe gestito gli ultimi attimi di partita
secondo “politica” invece che secondo “regolamento” come gli
imporrebbe la sua funzione. Scavare nelle ultime cellule del
cervello di un uomo è operazione pressoché impossibile e le vie
del famigerato “condizionamento” sono infinite per ognuno di noi.
Restando con i piedi per terra, credo piuttosto ad un colpo d’occhio
alla rovescia, un “miraggio”, come l’ho chiamato da Verona.

Su un episodio così, in altri tempi ci sarebbero state interrogazioni
in parlamento e dossier di fuoco. Ora non accade quasi più nulla
perché non esiste opposizione allo scudetto piemontese. Milano
vivacchia in totale sudditanza e prova vergogna a speculare su un
errore pro-Juve; Roma non fa più testo dai giorni dello scudetto
della Lazio. Strano e vero, l’unico interessato a denigrare la Juve
sarebbe il Torino non fosse che nemmeno Pianelli e Radice hanno
interesse a disturbare il monopolio-a-due sullo scudetto.
Oltre alla coesistenza pacifica, nemmeno il Torino può dirsi vittima
di “congiure” arbitrali, per usare una vecchia espressione usata
molti anni fa da Rivera proprio a proposito di Michelotti. Con
singolare parallelismo, il Torino ha goduto di arbitro… rosa se non
granata proprio domenica scorsa contro il Perugia. Si trattava di
Bergamo che, stando ai resoconti, deve aver dato al Torino più o
meno quanto Michelotti ha dato alla Juve.
Tirate tutte le somme, quanto accaduto non influisce sulla
classifica dello scudetto. Ma c’è un particolare che non funziona:
qualcuno, come Verona o Perugia o chi capita capita, ha pagato
un certo pedaggio ai signori della guerra pallonara. Non resta che
attendere arbitri più in forma: ieri è stato il primo giorno di
primavera, una stagione che porta una intensa voglia di respirare a
pieni polmoni. Che sia primavera anche per il campionato.