1976 Ottobre 4 Brutta partenza per i portieri

1976 Ottobre 4 – Brutta partenza per i portieri

Il risultato da manuale di una partita di calcio è per gli inglesi l’uno a zero, un lampo goleadoristico
che rompa l’equilibrio tra due squadre. Per Annibale Frossi l’esito perfetto è lo zero a zero, dove
ogni azione incontra una risposta di uguale forza. Il gol non è soltanto il fine del calcio ma anche il
segno che mette a nudo le sue ideologie.

Quando Gianni Brera, pavese, era al “Giorno” e Gino Palumbo, napoletano, stava al “Corriere”, i
due quotidiano avevano trasformato la piazza milanese in un teorema con due soluzioni. Brera
predicava l’utile, cioè il catenaccio, e bollava l’offensivismo come romanticheria di “Partenope
Sera” o della “Redazione Borbonica del Corriere”, così li chiamava. Palumbo replicava solleticando
la fame di spettacolo del pubblico, inconsciamente propenso ad identificare il fascino del calcio con
il numero dei gol e con l’ostracismo agli zero a zero, necessariamente “squallidi” secondo la
nomenclatura degli anti-catenaccio. Erano gli anni sessanta, la critica viveva spensierati trambusti
ed era la sua parte sanguigna, tanto che un giorno a Brescia corsero anche leggendari ceffoni. Dal
campo alla tribuna-stampa correva lo stesso coinvolgimento.

Molta acqua è passata sotto quei ponti ed ora non si litiga quasi più, forse perché esiste la tacita
convinzione che il calcio ha perso troppo smalto per meritare duelli. Ma i venticinque gol segnati
ieri sembrano fatti apposta per trasformare la prima domenica di serie A in guerriglia tattica.
Nonostante due 0-0 al sud, la media è di tre reti a partita: sono parecchie e, a costo di passare per
qualunquista, le prendo come un presagio di fertilità. Oltretutto sono andati due volte a testa in gol
giovani come Bettega, Graziani, Desolati e reduci di cento compagnie come Clerici e Zigoni.

Insomma, ha portato bene quel quarto d’ora di ritardo “accademico” decretato dal sindacato
calciatori per l’inizio delle partite. Un’iniziativa che, volendo denunciare la presenza dei mediatori
nelle compravendite del calcio, è sembrata intonata in ognuno degli otto stadi e soprattutto a
Verona. Come dimostra tuttora la presenza di Franzot e Negrisolo, di Petrini e Zigoni, di Sirena e
Cozzi, il Verona è infatti da anni la succursale della Roma e del supermediatore Walter Crociani,
fratello di Camillo Crociani, bustarellaro ex presidente della Finmeccanica, resosi lussuosamente
latitante con un elicottero.

La mediazione è prevista dal codice civile ed è pratica antica quanto il commercio. Anche
l’avvocato Campana sa che si tratta di un falso scopo ma continua a combatterla con il rigore di un
Savonarola perché vuol farne il simbolo della razionalizzazione dell’indebitatissimo calcio
nostrano. Non è male che la nostra santa serie A, oltre che con molti gol, sia cominciata con un
monito a non buttar via lire.