1976 Novembre 4 Il Torino innesca la rissa e paga

1976 Novembre 4 – Il Toro innesca la rissa e paga

Il Torino ha fatto 0-0 dopo essersi visto espellere, dagli ultimi istanti del primo tempo fino a metà
della ripresa, prima Caporale (il libero), poi Zaccarelli (mezzala), quindi Castellini (il portiere)! “E’
una vergogna, lo scriva per favore” mi supplica un tifoso italiano al termine della partita e non ho
avuto letteralmente il coraggio di chiedergli di chi fosse la vergogna. Se degli espulsi, se
dell’arbitro, se di entrambe le squadre che non hanno mai sollevato il match ad un livello di decenza
tecnica.

Deve essere scritto nella bibbia del calcio europeo che dove passa il Torino fioriscono botte come
margherite. Gli episodi non si contano nel passato e qui a Duesseldorf deve esserci oltretutto
un’atmosfera particolarmente propizia allo scatenarsi del “profondo granata”: due anni fa durante
Duesseldorf-Torino scoppiò una rissa gigante tanto che Santin si beccò quattro giornate di
squalifica.

Tutto è cominciato con Caporale. Il libero aveva iniziato la partita con una falciata mozzafiato su
Wimmer; ha concluso con un replay su Simonsen lanciato a rete proprio mentre stava per finire il
primo tempo. La precedente ammonizione ha fatto inesorabilmente apparire il cartellino rosso
dell’espulsione. Dal quel momento il Torino rimaneva in dieci e non poteva avere più alcuna
possibilità di vincere; erano le 20,47 di un’umida e fredda serata sul Reno quando la prima
Coppacampioni di Orfeo Pianelli passava in archivio.

L’episodio Caporale non era isolato. Anzi giungeva nella conclusione di un tempo tiratissimo,
spesso iroso, durante il quale troppi calci erano calcioni e troppe intenzioni erano da codice penale.
Nel recital della isteria si erano distinti Pulici e Castellini.

Non a caso, appena rientrato nello spogliatoio, Radice ha preso a pretesto una ferita al cuoio
capelluto di Pulici per sostituirlo con Garritano. Finiva così, con un’ennesima delusione, quella che
poteva e doveva essere una rivincita personale dell’ex-Puliciclone.

A scanso di equivoci, non è che i calci li abbia tirati soltanto il Torino. In particolare Graziani ha
ricevuto nei primissimi istanti di partita un brusco ” monito”, si fa per dire, di Schaffer sullo stinco
destro. Ma la durezza dei tedeschi è diversa: carica di atletismo, viaggia quasi sempre rasoterra, in
tackle aspri quanto accettabili, un po’ secondo lo stesso metodo degli inglesi. Forse non per
congenita carogneria ma per inattitudine ad un pressing sconosciuto in Italia, qualcuno del Torino
ha incominciato invece a menare dando più di una volta l’impressione di voler amputare più che
contrare.

Questo è quanto e l’arbitro belga ha finito con il dire basta: francamente non gli si può che dare
ragione. Casomai gli si potrebbe chiedere perché non ha ammonito neppure un tedesco: ma altro
non gli si può rimproverare. Il Torino si è fatto ovviamente il complesso della vittima ma dovrebbe
recitare il mea culpa: quando continui a protestare, a provocare, a speculare sulle distanze di ogni
barriera e di ogni calcio di punizione, come pretendi che l’arbitro ti veda di buon occhio?

Non bastasse Caporale, anche Zaccarelli (precedentemente ammonito) si è fatto cacciare per una
dubbia scorrettezza. Mancavano 20 minuti alla chiusura ma non era ancora finita: il Torino si
ritrovava in nove in campo e di li a poco avrebbe perso anche Castellini! Su un lungo contropiede
Dell’Haye, entrato al posto del centravanti Heidenreich, Castellini scattava alla sua maniera fuori
area di rigore e spallava via il biondissimo tedesco, ruzzolato a terra con un pizzico di teatralità.
L’arbitro indicava disco rosso anche al portiere, costretto a cedere il suo maglione giallo a Graziani.

Incredibile ma vero, a Graziani è andata meglio in porta che nel ruolo di centravanti! Forse per il
calcio preso a freddo, forse per un surplus di responsabilità, Graziani aveva infatti dormito più del
lecito nel primo tempo, sprecando di testa una delle due palle-gol costruite dal Torino. All’altra ci
aveva pensato un indugio di Butti, vanificando almeno la soddisfazione di una rete, quell’obiettivo
della “dignità” che era stato indicato come obbligatorio da Gigi Radice.

E’ stata insomma una partita tutta a singhiozzo, in piena bagarre, certamente brutta. I nervi a fior di
pelle del Torino non hanno permesso nulla di buono e il Borussia si è per almeno un’ora pressochè
disinteressato a vincere. Da come si sono disposti tatticamente in campo, i tedeschi hanno fatto
capire subito che cercavano soltanto il passaggio ai quarti di finale.

Dopo aver premeditatamente puntato sul contropiede per tutto il primo tempo, il Borussia non è
paradossalmente riuscito a vincere nemmeno quando si è trovato in undici contro otto e con
un…centravanti nella porta avversaria! Se il Torino ha perso la faccia per isteria, il Borussia deve
arrossire per non essere mai sembrata la squadra che dal 1970 in poi ha vinto quattro scudetti e una
coppa Uefa.

All’altezza della fama e del prestigio è stato soltanto Vogts, in parte Stielike e Bomhof. E’ difficile,
anzi impossibile, affermare che cosa sarebbe accaduto nel secondo tempo a parità di giocatori in
campo. Si può soltanto supporre che lo 0-0 sarebbe rimasto tale e quale per inadeguatezza e
prudenza del Borussia, per incapacità del Torino di chiudere nei metri del gol quelle poche vampate
di gioco degne veramente di tal nome.

Questa che abbiamo visto è stata la peggior partita di Coppacampioni in tanti anni di mestiere. Basti
pensare, per dare l’idea del clima, che il pubblico si è per davvero entusiasmato soltanto di fronte ad
una prodezza di Graziani che, in plastico tuffo sulla sinistra, ha annullato da…portiere di stoffa un
tiro-gol di Simonsen sparato da pochi metri. Ci può essere analisi critica in tali condizioni? Hanno
un po’ pazientato tutti in tribuna; provate a essere magnanimi anche voi.