1976 Novembre 15 Gli inglesi all’Olimpico

1976 Novembre 15 – Gli inglesi all’Olimpico

Dopodomani Italia-Inghilterra! Il punto esclamativo non è stato stavolta un’esagerazione dal
momento che la partita ha provocato attese persino morbose. A renderla tale non basta l’importanza
del risultato in proiezione del Mondiale ’78. Corre dell’altro nei sotterranei ed è quel qualcosa di
impalpabile che si chiama tradizione. Dieci anni fa, alla fine di luglio, l’Inghilterra fu campione del
mondo con un 4 a 2 che non finiva mai ai tedeschi di Helmut Haller. Per quella vittoria l’allenatore
Ramsey divenne “sir”, mentre un altro “sir”, l’ex arbitro Stanley Rous, faceva il bello e il cattivo
tempo al vertice della Fifa. La stanza dei bottoni del calcio era tutta britannica non fosse stato che,
sul set europeo, facevano razzia squadre come il Milan e soprattutto l’Inter.

Quest’ultima circostanza non bastava certamente a tutelare la nostra verginità. Gli italiani
passavano ovunque per esportatori di catenaccio, forse quello del “macellaio” Rocco o del “mago”
Herrera. Eravamo tanti San Sebastiano infilati al cuore dal sarcasmo di inglesi e francesi. L’unico
tentativo di riscattarci fu tentato da Edmondo Fabbri e andò defunto proprio in Inghilterra.

Dieci anni fa l’Italia non era nulla. Con la Nazionale era appunto Corea; nelle coppe era la vittoria
dell’anti-spettacolo, mentre il calcio inglese si trovava in pieno revival e veniva ovunque riscoperto
come patria della pedata, come simbolo di che cosa si debba intendere per partita di calcio. Banks,
portiere dagli occhi a mandorla; Stiles mediano da fumetti dell’horror; Moore razza d’atleta; Ball
cursore senza fatica; i fratelli Charlton, naturali in campo come davanti a una tazza di tè alle 5 del
pomeriggio; quell’Inghilterra aveva anche rubacchiato qualcosa ma era davvero una gran squadra,
piena di campioni.

Sembra trascorsa una eternità. Da allora per gli inglesi è stata decadenza e ancor oggi non sono più
in possesso né di una squadra con la S maiuscola né di un protettore quale Rous. Un po’ la parabola
inversa dell’Italia che nel ’68 e nel ’70 conquistò se non il bel gioco almeno i gran risultati e mise in
ascensore la carriera di Artemio Franchi.

Nonostante un passato tanto diverso, Italia e Inghilterra si ritrovano come se la prima stesse
passando il Rubicone e come se la seconda potesse ancora contare sull’Impero.

Non è forte l’Inghilterra ma sono forti gli stimoli che porta nei garretti dei propri orgogliosissimi
figli. Non è una sicurezza l’Italia ma sono sicure le godurie dei nostri giocatori-scugnizzo nel
tentare di pigliare per il naso i maestri. State certi che non saranno i cervelli di Bearzot e Revie a
determinare il risultato. Forse nessuno se ne accorgerà né lo indovinerà ma nell’aria dello stadio
Olimpico passerà odore di pagine gialle. Il discreto odore della storia.