1976 luglio 21 L’Olimpiade tiene il dito sul grilletto

1976 luglio 21 – L’Olimpiade tiene il dito sul grilletto

Elisabetta e Filippo cercano di guardarsi l’olimpiade il più alla buona possibile, senza calcolare sul
cerimoniale: l’altro giorno la Regina ha fatto colazione alla mensa del villaggio apprezzando molto
la costata ai ferri e le fragole. Ciononostante la coppia è un’ossessione per l’apparato di sicurezza.

La vettura con la quale circola è una Cadillac grigio metallizzato, targata Can-001, blindata con
vetri a prova di proiettile: la stessa vettura usata da Kissinger a Monaco con la sola differenza del
colore, nera quella del segretario di Stato americano.

Nonostante nugoli di poliziotti in motocicletta e nonostante paraventi di guardia del corpo, c’è
scappato il brivido quando poche ore fa, un uomo sulla trentina è riuscito a munirsi di un falso
documento di fotografo e, cercando l’autografo, ha quasi toccato Elisabetta attraverso il tetto
apribile della Cadillac. Le guardie del corpo sono state prese e di sorpresa e soltanto a tettuccio
rapidamente serrato hanno ripreso compostezza.

I sovrani inglesi sono il riflesso più appariscente di un fenomeno che nonostante il silenzio ufficiale,
attanaglia le olimpiadi. E’ come un brivido di febbre che attraversa l’uomo della strada e l’addetto
ai lavori. “Sarebbe magnifico- mi diceva stamane un tassista -che non si ripetesse qualcosa come a
Monaco”.

Scoppiato il caso-Taiwan, il governatore della California Ronald Reagan avevo detto: “Lasciate il
Canada, trasferite le Olimpiadi da noi”. Ora che bene o male il Canada ce l’ha invece fatta a mettere
in moto il grande Barnum di lord il Killanin, la preoccupazione numero uno è una sorta di conteggio
alla rovescia, da qui al primo agosto, per riuscir a evitare un conato terroristico.

La sorveglianza e le perquisizioni continuano e non finiranno mai, hanno però il difetto di essere
diseguali. All’ingresso del villaggio la stretta è forte, non ci sono eccezioni nemmeno per
l’amazzone Anna d’Inghilterra. I controlli si indeboliscono per forza di cose quando migliaia di
persone frequentano gli impianti.

Tocco ferro ma, nella logica terroristica, non è detto che sia agisca secondo l’esempio di Monaco: là
fu il villaggio, qui potrebbe essere una piscina o un centro stampa tanto per dire naturalmente. Certo
che tutto l’apparato, un misto di esercito e di polizia, ha se non altro il merito di dissuadere la
manovalanza del terrore, i dilettanti. Purtroppo non i professionisti: nella enorme dispersione di
un’olimpiade, una maglia si può sempre aprire a gente di mestiere che studia un piano per dei mesi.

Riferendosi a Monaco e a “Settembre nero”, diventa quasi automatico per i servizi di sicurezza
rivolgere particolare attenzione nella stessa direzione, soprattutto dopo il raid dei parà israeliani
all’aeroporto ugandese di Entebbe. Ma l’idea della ritorsione olimpica non pare reggere dal
momento che il blitz anti- Amin, 53 minuti operativi, è avvenuto la notte del tre luglio. Si può in
così poco tempo organizzare una nuova Monaco in Canada?

Nonostante le precauzioni, olimpiade tiene il dito sul grilletto. E lo tiene a volte con tanta fiscalità
da aver ricevuto le proteste ufficiali della squadra canadese di tiro rapido con la pistola. Si sono
lamentati di essere trattati come “assassini” e il loro dirigente dell’Ontario Jules Sobrian, ha
dichiarato:” Ci sono i giochi degli atleti i giochi della polizia”.

Succede sempre così e tutto il mondo è paese: la gente si scoccia quando fai prevenzione, pronta a
linciarti il giorno in cui, in atmosfere più permissive, arriva il morto. Ritocco ferro.