1976 luglio 20 Per primo yankee già tutti doro

1976 luglio 20 – Per primo yankees già tutti d’oro

Marzorati rivede spezzoni di partita alla televisione e si sente elogiare per un attimo dallo speaker
canadese. Meneghin tiene una borsa di ghiaccio sulla coscia destra.” I giornalisti ci hanno dato
informazioni sbagliate su gli americani” dice semiserio Recalcati.

Gli occhi devastati dalla tensione, Giancarlo Primo viene intervistato da una emittente Usa e
afferma: al 95% la medaglia d’oro è vostra”. Così, con molta rassegnazione, il basket azzurro ha
preso atto che in tutti i sensi gli yankee sono un’altra cosa.

Oggi, a un giorno dal match, con l’Usa, Primo calibra con freddezza la situazione: “Avesse anche
funzionato tutto nella nostra squadra, avrebbero vinto sempre loro, per me non ci sono dubbi. Anche
i giocatori se ne sono serenamente resi conto e questo è importante: sarebbe stato pericoloso puntare
tutto sull’alibi dei nostri errori”.

Errori e limiti che ci sono stati e pesanti. Tanto per parlare di cose strane, Meneghin ha fatto zero
mentre Kupchak, segnalato come modesto, è andato a quota 19.

Kupchak è un pivot eccezionale, ma andiamoci piano. Quanto a Meneghin, ha ricevuto un colpo
nello stesso punto dove lo colpì brutto il canadese in allenamento:” le Olimpiadi sono lunghe e non
ho ritenuto di rischiarlo”.

Sui rimbalzi non c’è stata partita.

“Loro già saltano parecchio, ma è finita se possono anche prendersi la posizione migliore e noi li
lasciavamo appunto sfilare davanti. Comunque, a scanso di equivoci, io credo che questa è la
squadra americana sia più forte di quella di Monaco.

Soprattutto in che cosa?

“A parte gente come Scott May che non fa niente di acrobatico e di sensazionale ma si sente, hanno
questa difesa aggressiva, assillante, sempre al limite del fallo. E’ una difesa di anticipo e furba come
dimostra quel continuo toccare l’avversario con il palmo della mano nell’intestazione di creargli
orgasmo, di frastornate l’attaccante”.

Ma non c’era mezzo per opporsi almeno tatticamente?

“Beh, c’era. Si doveva ragionare di più, controllare di più il gioco evitando la fretta degli affondo”.

Affondo sui quali i lunghi non hanno funzionato come si sperava. Molti tiri veramente facili sono
stati oltretutto sbagliati.

“Siamo entrati contratti anche perché esiste sempre questo imbarazzo psicologico per avere di
fronte una squadra che si chiama Usa .Poi l’incidente di Meneghin”.

E marzorati assillato in ogni iniziativa.

“Beh, lo sapevamo che loro lo avrebbero controllato come sanno. Ripeto: noi potevamo certamente
giocare a un livello superirore. ma alla fine sarebbe cambiato soltanto il punteggio, non il risultato”.

Meneghin permettendo, da oggi si comincia a pensare al Jugoslavia, preparatissima attraverso il
torneo di Hamilton e una serie di match () giocati a Providence.