1976 giugno 1 L’Italia umiliata dal Brasile

1976 giugno 1 – L’Italia umiliata dal Brasile

Il Brasile ha vinto il torneo del Bicentenario; era il favorito, ha onorato il pronostico con una
squadra che ha vinto tutti e tre gli incontri. Una squadra giovane, già proiettata sul argentina ’78;
una squadra che ha presentato nuove stelle, come Zico eccome Gil, capocannoniere del torneo con
quattro gol.

Curiosamente ma non stranamente data la distanza di classe tra le due squadre, il Brasile ha ripetuto
a sei anni di distanza da Città del Messico il 4 a 1 della finalissima mondiale. Segno purtroppo che
i tempi non cambiano ne per loro ne per noi.

Sì l’ho sconfitta con Inghilterra era sembrata, almeno parzialmente, un infortunio sul lavoro, questa
con il Brasile non ha attenuanti. Siamo riusciti ad andare in vantaggio ma non ad esprimere una
tenuta di gioco né, tantomeno, la stessa intensità tecnica. Questa nazionale che fonde qualche
senatore con la nuova realtà del Torino e con pochissimi giovani è tutta da impostare e da riscoprire.

Prima di partire da Roma, Bernardini e Bearzot avevano dato a questo Torneo una grande
importanza, un forte significato per il domani: non possono a questo punto smentirsi e non trarre le
conclusioni dai risultati. Sarebbe veramente infantile fermarsi al buon sapore di mezz’ora contro gli
inglesi. Qualcuno da un peso fondamentale all’infortunio di Capello per spiegare il crollo della
Nazionale.

A questi va ricordato che il Brasile ha giocato a lungo in dieci uomini e proprio in situazione di
inferiorità numerica è andato in vantaggio. Contro l’Inghilterra, da Graziani fino al solitamente
composto Facchetti, la squadra aveva dato oltretutto segni di sbandamento psicologico; le stesse
reazioni si sono ripetute contro i brasiliani, a tal punto di dover assistere alla fine all’espulsione di
due juventini, Bettega e Causio ,quest’ultimo in preda a un inspiegabile raptus.

Domani analizzeremo con più calma il bilancio di questa trasferta ma fin d’ora si può concludere
che è all’80 per cento negativo. L’altro 20 per cento è di segno favorevole soltanto perché può
servire come lezione.

Per le sei ore di ritardo, dovute al fuso orario e all’ora legale, racconto ora la partita in cronaca
diretta minuto per minuto.

Un quarto d’ora prima dell’inizio sbuca dal sottopassaggio il segretario di Stato americano Henry
Kissinger, avvolto in un nugolo di guardie del corpo e di dirigenti del “soccer”. A centrocampo, lo
fotografano tra Rivelino (oriundo del Molise) e Facchetti, capitani delle due Nazionali. È un
miracolo che Facchetti giochi questa partita dopo i cazzotti tirati venerdì sera al terzino Clements
subito dopo il 3-3 annullato dall’arbitro che evidentemente non ha visto o un non ha voluto veder
nulla.

Kissinger veste in un grigio burocratico, mi pare ingrassato rispetto a due anni fa quando vide
accanto a noi in tribuna la finalissima mondiale a Monaco di Baviera. Il “Superhenry” qui è di casa
dal momento che è tuttora docente all’università di Yale.

E’ molto suggestivo ritrovare oltre Atlantico i colori e le maglie di Brasile e Italia, come in un’altra
finalissima nel ‘70 a Città del Messico. Interessato a riprendere ogni dettaglio è tra i fotografi anche
“Mister due miliardi” Beppe Savoldi, in borghese, proprio turista di lusso.

Questo è il torneo delle cose fulminee, del “blitz” come l’ha chiamato alla tedesca un giornale
americano. Ed è infatti subito lampo con l’Italia che va in vantaggio dopo 1’10’’! Punizione di
Causio quasi dal corner destro, uscita fantasticamente a vuoto del portiere brasilero e Capello,
sempre lui come contro gli Usa, che va a smarcarsi da centravanti ,controlla con il corpo e tocca da
due passi nella porta deserta. Con questo goal l’Italia ripete l’ottima impressione dell’avvio con
l’Inghilterra mentre Capello entra tra i migliori goleador del torneo: due reti come Channon e
Keegan (doppietta oggi a Filadelfia con gli statunitensie.

I brasiliani levano le ancore per cercare il pareggio è i nostri avanti trovano spazi pazzeschi. Prima
Tardelli storpiato al volo, ma soprattutto Capello e Causio divorano il 2-0 da meritare la sedia
elettrica. Capello calcia sul portiere da non più di quattro metri e solissimo mentre Causio
magistralmente smarcato da Antognoni, allunga il pallone fino a perderlo come un ragazzino.

Errori tanto plateali non si possono non pagare nel calcio: Passano 5’ e accusiamo ricevuta: il
Brasile pareggia con un gol entusiasmante per purezza di schemi edi esecuzione. Lungo lancio sulla
sinistra di Rivelino, scatto di Luna che finta nel burro tra Tardelli e Facchetti, servendo poi rasoterra
al centro dell’are: qui il negro Gil, un’ala destra che assomiglia parecchio al grande Jairzinho, finta
a sua volta cancellando Rocca nel suo percorso. Destro essenziale, Zoff non può farci nulla e Gill
segna il suo terzo gol del Torneo del Bicentenario, alla pari con Graziani, pure trigoleador.

La partita è interessante, aperta, anche se l’Italia si mangia altri due facili gol non riuscendo a
sfruttare con Antognoni e Pulici nemmeno il vantaggio offerto da un arbitro che ci regala qualche
vistoso offside.

L’arbitro diventa il protagonista di questo fine del primo tempo, dato che la partita sta crescendo
paurosamente di temperatura. Dopo l’ammonizione di Benetti e Orlando, è Gil a caricare il tackle
con Capello. Torcendosi in caduta, l’azzurro alza subito le mani verso la panchina, chiedendo la
sostituzione con una smorfia: dalla tribuna ho l’impressione che abbia rimediato una brutta
distorsione al ginocchio sinistro. Invece è uno squarcio della pelle suturato con 10 punti.

Capello viene sostituito da Pecci. Il romagnolo non fa nemmeno in tempo a entrare che s’imbatte
nella isterica arpionata di Lula. E’ un intervento con palla in gioco, non particolarmente
significativo, ma l’arbitro uruguaiano Barreto sceglie di smorzare i toni agonistici ed espelle Lula,
mentre Tardelli si piglia due sganascioni in faccia ai quali, con molto self control, non reagisce.

Nel secondo tempo quattro giocatori spariscono: Orlando, e Falcao oltre a Bellugi e Pulici. Quanto
ai nostri, lo stopper è uno di quelli che più ha dato fisicamente dall’inizio di questo torneo; Pulici ha
ripetuto invece la scarsa incisività dimostrata contro gli inglesi e, come avevamo previsto, resta
nello spogliatoio. Quindi Roggi e Bettega.

L’aria degli Usa ha a tratti l’effetto di un allucinogeno sugli azzurri. Dovendo per forza vincere, si
sbilanciano in attacco mettendo ancora una volta a nudo le crepe della difesa. Nonostante giochi in
dieci, il Brasile passa così in vantaggio, con un altro leggendario gol di Gil. Ancora una “rancada”,
come gli argentini chiamerebbero questo forte lancio di Rivelino che picchia sulla schiena di
Facchetti prima di arrivare a Gil.

Sulla destra, il ventiseienne del Fluminense ha più potenza di Jairzinho, inventa un dribbling
stereofonico tra Facchetti e Rocca piombando sul dischetto di rigore dove, di punta! brucia Zoff con
il destro. Davvero molto bello.

Andati in vantaggio, i brasiliani ci pigliano a lungo per il naso e sbagliano dei gol di sconcertante
elementarietà, soprattutto Marco Antonio, solissimo a tre metri da Zoff. E’ poi Facchetti a ribattere,
sempre a porta vuota, il matematico 3 a 1 di Giavanildo.

Il nostro centrocampo non esiste e tutta la squadra, come contro gli inglesi, sembra ammosciata.

Che il centrocampo non regga lo dimostra la più strana decisione che la panchina della Nazionale
abbia preso dai tempi dei sei minuti di Valcareggi in Messico! Bearzot richiama Pecci in panchina
avendolo lasciato giocare, al posto di Capello, appena un quarto d’ora. Stupito a Pecci quanto noi: a
questo punto entra Claudio Sala, in un limbo che non lo fa riconoscere.

La partita è chiarissimamente perduta, lo si vede in ogni particolare. Siamo inferiori in tutto.
figuriamoci quando l’Italia ritorna a giocare alla pari con il Brasile, dieci contro dieci, per
l’espulsione di Bettega che colpisce ( ma mi è sembrato senza malanimo) Marco Antonio all’anca
destra. Con un sinistro di Zico e un destro di Roberto il Brasile passa a slalom nella difesa più
scompagnata d’Italia.

I nostri terzini vengono ridicolizzati tanto che, con molto acume, anche la massa degli italo-
americani comincia ad invocare in coro “ Brasil, Brasil!”, dando alle azioni dei carioca il ritmo di
una corrida, con sonori “olè, olè”.

Rimediamo l’ennesima figuraccia questa volta anche sul piano dello stile. Ripetendo certa episodica
del finale con l’Inghilterra, stavolta è Causio ad inseguire due volte Rivelino e ad entrargli addosso
a gamba tesa, pacchianamente. Se quella di Bettega era sembrata un’espulsione persino eccessiva,
questa di Causio è sacrosanta.

Gli ultimi minuti se ne vanno via con i brasiliani che si dedicano a palleggi sfiorando anche il
quinto gol. L’Italia ha una sola reazione, un tiro di Benetti, poi è la fine. Gli italiani restano sulle
tribune, i brasiliani invadono il campo. Come temuto, torniamo dagli Stati Uniti con un pugno di
mosche americane.