1976 giugno 17 Un orango col sorriso da bambino

1976 giugno 17 – Un orango col sorriso da bambino

Nelle prime righe della sua celebre” Storia dei pesi massimi” Nat Fleisher scriveva:” A combattere
con i pugni si comincia probabilmente il giorno in cui il primo antropofago discese da un albero e,
smarrito, si avventurò in giro sulle sue zampe posteriori. Quel Marzo ‘49 a New York Fleisher non
conosceva la generazione dei Fraizier , Clay, Foreman e Norton: avesse fatto in tempo a parlarne di
sicuro avrebbe riconosciuto proprio in Joe Fraizier quella nascita della boxe nel selvaggio.

Orang- utan e parola malese e significa” uomo del bosco”; un uomo questo orango di arti inferiori
corti, sproporzionatamente corti tanto da farne un animale goffo nel camminare ma gran
arrampicatore con quelle abilissime braccia. Non muto quando il sociologo Foreman nè comiziante
quando l’attivista Clay, Fraizer ha in questi anni fatto box “arrampicandosi” insistito e belluino
contro l’allungo di pugili di tre spanne più alti di lui. Ha picchiato molto e con ferocia ma, dopo un
periodo” senza avversari”, ha pagato tutto il suo destino di uomo piccolo e nero di orango sempre
ferito dall’alto in basso.

“One more time”, ancora una volta, aveva detto Fraizer prima di salire sul ring con Foreman, quasi
presagendo che quello di ieri notte sarebbe stato sul serio in suo ultimo match. “One more time”,
ancora una volta, i suoi round sono stati round feroci, aggressivi, dove poco o nulla nasce nel
calcolo e dove il ring torna ad essere quell’altare di violenza legalizzata che è. Con il vecchio Joe,
”vecchio” a 32 anni, mai la boxe fu tanto coerente, mai tanto rossastra e ferita: quando vinceva
Fraizer non risparmiava nemmeno un pugno ai suoi avversari, quando ha perso tutti i segni li ha
sempre portati sugli zigomi come decorazioni al petto di un generale.

Frazier è in questo senso distante da Clay ed è più vicino a Rocky Marciano, entrambi avendo
rifiutato l’aristocratica ipocrisia di chiamare la boxe “noble art”. Chitarrista e cantante di scarsa
audizione, Fraizer si rifaceva taciturno quanto l’orango non appena il pugilato l’ho sequestrava per
preparare un incontro .Le sue laringi hanno messo poche sciocchezze ,ha picchiato e basta, non per
ottusità ma per istinto di primitivo che tutto della vita collega alla sofferenza fisica e che la felicità,
quel sorriso di bambino capace di spuntare tra mascelle tumefatte, riduce al vincere il male che ti sta
di fronte più che a onorare le regole pugilistiche del Marchese di Queensberry.

Ora che Frizser ha posato i guantoni, la boxe dei kolossal Usa si sentirà magari più tecnica ma
certamente meno felina. Addio vecchio Joe, simpatico orango.