1976 agosto 1 Perri solo quarto

1976 agosto 1 – Perri solo quarto

Campione del mondo dei diecimila ed ex aequo dei mille, dato alla vigilia delle Olimpiadi come la
medaglia d’oro più sicura dell’Italia, Oreste Perri è finito ieri settimo nei cinquecento e oggi quarto
nei mille! Una delusione così nessuno se l’aspettava ma non c’è stato proprio nulla da fare.

Nei mille, dopo aver vinto la sua semifinale con un tempo mediocre, Perri è partito con prontezza al
via della finale, in sesta corsia. Dopo un centinaio di metri, era però già evidente il ritmo superiore
dell’ ungherese Csapo, piazzato nella corsia a ridosso dell’argine, mentre al centro aumentava la
velocità del tedesco orientale Helm, la cui barca si dice verniciata di un azzurro sintetico capace di
scivolare sull’acqua quasi senza lasciare scia.

A metà gara, Perri era già in ritardo di una barca sull’ ungherese e mezza sul tedesco: non gli
restava che difendere il bronzo, ma anche questo mi sfuggiva agli ottocento metri quando veniva
affiancato e poi superato dal concorrente rumeno. Era il momento del serrate anche per loro e il
ritmo di pagaia del tedesco orientale lasciava indietro l’ ungherese.

È finita così, a capo reclino, l’avventura di Perri il cui kayak era stato seguito per mezzo chilometro
da quattro italiani che, di corsa sull’argine, reggevano un grande tricolore. Ma come è nata questa
sconfitta?

Negli ultimi giorni era capitata attorno a Perri tutta una serie di piccoli guai. Alle batterie era giunto
dopo aver passato una notte in bianco: un pò per l’argento dei pallanuotisti un pò perché i cestisti si
erano messi a fare le valigie molto tardi, Perri non era riuscito a chiudere occhio con quel chiasso,
innervosendosi assai anche per un mezzo raffreddore che gli aveva interessato le tonsille.

Le mediocri batterie erano spiegate così anche se i cinquecento non sono la specialità di Perri,
tagliato per i diecimila e affinatosì ai mille dopo aver curato negli ultimi tempi la velocità a tal
punto che continua ad aumentare di peso ( oggi 92 chili) per lo sviluppo sempre più intensivo delle
masse muscolari. Nonostante gli alibi, già la finale dei cinquecento era d’altra parte stata un
campanello di allarme: il settimo posto non è infatti piazzamento da Perri.

All’arrivo il campione di Cremona non aveva trovato altra spiegazione che un errore tattico, cioè
una partenza troppo concitata e dunque capace di imballarlo. La sua spiegazione non aveva
convinto e già ieri era venuto fuori di tutto.

Prendendo lo spunto dal rischio di una squalifica perché lo scafo si era rinsecchito fino a pesare 180
grammi in meno del dovuto, sono stati subito tirati in ballo i materiali, problema che pareva
riservato al canottaggio dove i tedeschi est hanno presentato barche segrete quanto le V2 naziste e
dove gli inglesi hanno inaugurato un otto in lega di carbonio che pesa 62 chili invece dei quasi
cento abituali! Dicono di quest’ultima che è una barca che dura soltanto un paio di gare ed è poi da
buttar via, ma all’estero un argento vale pure uno spreco di tre milioni e mezzo.

Oltre alla psicosi dei materiali, i colleghi di Perri hanno detto di aver sbagliato preparazione in tutti i
sensi: atletica perché troppo intensa, logistica essendosi allenati in un lago a cento chilometri da
Montreal dove l’acqua profonda aumenta la velocità: nel bacino delle gare, profondo appena due
metri, l’acqua è invece molto più “dura” per usare l’aggettivo dei canoisti.

Oltre tutto, per superare le difficoltà nel dormire, Perri aveva preso nei giorni scorsi dell’Ansiolin,
farmaco che tranquillizza fin troppo quando si tratta di dover essere agonisticamente tesi per una
gara.

Per concludere, Perri è giunto settimo e quarto nel giro di ventiquattro ore dopo aver mischiato tutte
le paturnie possibili e immaginabili, dal sonno ai tranquillanti, dal raffreddore ai materiali, dalla
tattica al lago che adesso è “sbagliato” dopo essere stato definito soltanto una settimana fa “ideale”
dal responsabile del settore, il fisiologo Dal Monte.

Insomma, il solito pasticcio all’italiana complicato dal fatto che l’oro doveva essere per Perri la
strada per un avvio economico che desse, nei confronti del padre meccanico, anche un significato
concreto a tanti anni di lavoro atletico. Peccato, il “marine” di Cremona non ce l’ha fatta anche se,
prima di infilarsi nel suo kayak-1 aveva ripetuto: “ Non mi sono mai preparato tanto e non sono mai
stato in forma”. Non vorrei provare la sua amarezza stasera. Nemmeno con l’Ansiolin riuscirà a
dormire.