1975 marzo 10 Tre regali per il Milan

1975 marzo 10 – Tre regali per il Milan

Questo derby il Milan lo avrebbe vinto in ogni caso, proprio non c’è
discussione. Ma, nel dubbio, la difesa dell’Inter ha fatto tutto il
possibile per dargli una mano. Tanto perché non ci siano
perplessità, va detto subito che un gol (e mezzo) è del portiere
Bordon, l’altro un’autorete dello stopper Facchetti. Ditemi voi se
non è più che plausibile la rassegnazione di Mazzola, la cui faccia
era alla fine un epitaffio.
Pioggia sempre, erba bombata, centro-aree spellacciate come
certe gobbe di cammello. Un derby for men, una partita per
uomini, un profumo forte, nel fango non c’è spazio per i
rammendatori di gioco, servono spalle robuste, anche sterratori di
centrocampo. Non trovo perciò affatto casuale che il migliore in
campo (!) sia Benetti Romeo, visto pressoché ibernato sia a
Verona che a Vicenza nelle due ultime trasferte del Milan.
La prima cosa del derby, prima ancora di riflettere sul gioco, è
stato l’1 a 0, dopo cinque minuti scarsi. Benetti che va giù a
sinistra e da fondocampo crossa in area. Qui Bordon di Marghera
vola che è un piacere ma un piacere per Calloni dato che il pugno
teso del portiere passa inosservato nell’aria: il centravanti del Milan
non deve che far sponda di testa al pallone, tic e gol, a porta
vuota, tanto vuota quanto l’uscita di Bordon.
“Non è colpa sua – digrigna Benito Lorenzi in tribuna – ma di
Invernizzi che lo lanciò!”. Per Lorenzi, che stima Cerilli, Bordon
non vale nulla. Guardo Fraizzoli, a cinque metri dal nostro posto.
Porta un berrettino acquistato a Londra il giorno che Capello
violentò Wembley con la nazionale di Valcareggi: un berretto ben
battezzato eppure senza benigni influssi sul derby dell’Inter.
Povero Ivanhoe, con ‘sta squadra non regge soddisfazione
nemmeno per otto giorni, dalla Lazio al derby…
Passato il gol comincia la partita. Bigon fa lo stopper davanti a Bet.
Non appena il Milan conquista pallone, Bigon si sgancia in
corridoio destro: esegue con fondamentale assiduità questo
lavoretto tattico e Nicoli non ne afferrerà mai il doppio registro.
Dato il terreno, è un derby abbastanza veloce. Ma quella del Milan
è velocità in profondo, quella dell’Inter dà persino la sensazione
che la squadra di Suarez abbia in mano il gioco: si tratta invece di
uno scherzo ottico. In realtà, l’Inter somma sei passaggini senza
procedere di un metro. Quando finalmente batte un lancio o serve
il cross, le traiettorie fendono il nulla o si placano per sempre sui

piedi di Boninsegna, incapace di liberarsi a rete una sola volta in
novanta minuti!
In opposizione a quest’Inter melliflua e potendo contare sull’1 a 0, il
Milan gioca dritto senza una pausa che sia una. Dopo la gnagnera
di Vicenza, Giagnoni aveva chiesto temperamento e lo ottiene. Il
Milan fa un po’ di souplesse difensiva, disimpegna su Benetti o
Bigon, chiede limature a Rivera e lancia Gorin per il cross o
direttamente in area per Chiarugi-Calloni.
Al gol l’Inter non riesce ad avvicinarsi praticamente mai, poiché
Boninsegna e Mariani sottoporta sono lo zero. Il Milan è più tosto.
Pur senza essere mai grandissimi, quelli del Milan paiono tanti
gatti selvaggi opposti a soriani da salotto.
Prima che finisca il primo tempo, il derby va sul 2-0 e nessuno se
ne scandalizza. Gorin scatta bene a destra e crossa teso davanti a
Bordon. Siamo nell’area piccola del portiere, ma Bordon non si
sente obbligato a intervenire. A un passo dal palo destro, arriva
come un treno Benetti: piatto destro, di bell’impatto e camminare.
Bordon resta zitto, con lui l’Inter. Benetti abbraccia tutti, fila sotto la
tribuna e scuote le braccia come rami d’alloro. Bordon è infelice
povera anima: un gol (e mezzo) gli sta conficcato nella capa.
Benetti è felice: un passaggio-gol e un gol gli appartengono.
Fraizzoli cala nello spogliatoio e ringhia da lupo con volto da
cocker: gli esiti sono nulli.
Anzi. il Milan legittima nel secondo tempo anche i graziosi doni di
Bordon. Le palle-gol dei rossoneri aumentano, quelle dell’Inter no:
per l’Inter resta soltanto il mugugno di uno spintone (Bet su
Boninsegna) e di un tackle (Sabadini su Cerilli) che non riesco a
catalogare “da rigore”.
Chiarugi va via da tutte le parti. Rivera infila un quarto d’ora che
pare Rubinstein alla tastiera del pianoforte. Mazzola è già in crisi
depressiva, tenta avvii per accendere un motore che l’Inter del
derby proprio non ha né in “Pallapersa” Mariani né in “Toroseduto”
Boninsegna.
Arriva così il terzo regalo, senza turbare le coscienze perché tutto
ciò che l’Inter dona è puntualmente meritato dal Milan. Calloni e
Rivera si coccolano un largo triangolo; l’ultimo tocco è diretto al
centravanti ma Facchetti anticipa domineddio con una puntata da
mille e una notte che, stando alle intenzioni, dovrebbe andare in
corner e finisce invece dritta come un siluro in autorete! Avessimo
un po’ di pazienza, vedremmo crescere tra Bordon e Facchetti un
salice piangente.

Il tre a zero potrebbe cambiare soltanto a favore del Milan che nel
fango spreca assai. L’Inter avanza Cerilli all’ala senza che venga
cancellata l’ironia di Mariolino Corso: “Parli quando sarà grande,
per ora del sottoscritto ha soltanto i calzettoni abbassati sulla
caviglia!”
L’Inter non è da buttare ma tutta da costruire. Meglio per Fraizzoli
che un Milan finalmente serio glielo abbia rammentato.