1975 maggio 17 La rinuncia di Moser è stata un calcolo impopolare

1975 maggio 17 – La rinuncia di Moser è stata un calcolo
impopolare

Facendo tappa a Baselga di Piné, il Giro era andato a casa sua, a
casa di Moser: ma nemmeno quell’omaggio è bastato a vincere gli
interessi del Clan Filotex. Calcolo pubblicitario alla mano, hanno
scartato del budget ’75 un giro “troppo duro” preferendogli un
“Tour da vincere”.
Il calcolo di Moser è impopolare, di piccola bottega. Nei seggi
ancora vacanti di Coppi e Bartali si può infatti pigliar posto soltanto
guardando in faccia senza tanti calcoli un profilo altimetrico. Nella
migliore delle
ipotesi, Moser è stato mal consigliato; nella
peggiore, ha bucato per una volta nel temperamento che l’ha
spesso distinto.
Il no di Moser al Giro fu la prima randellata alla sceneggiatura di
Vincenzo Torriani che, dopo la rinuncia di Fuente, perde ora anche
Merckx solitario deus ex machina del ciclismo moderno.
Il patron del giro ha pelle più dura del coccodrillo: con romantico
artifizio, crede sia la corsa a far grandi i protagonisti, non
viceversa. Ma non c’è dubbio che mai come quest’anno il Giro
“delle Regioni” parta jettato, impensierito, con il nervoso addosso.
Assenze a parte, corre in piena campagna elettorale e teme, come
già accadde, d’essere strumentalizzato da una violenza sempre
più a tabula rasa. Il timore non è trascurabile dal momento che
proprio
l’ordine pubblico del Paese ha obbligato a ridurre
sensibilmente le forze di polizia al seguito del Giro.
E non è nemmeno questo il disimpegno più significativo. Il Giro
pensa infatti alla Televisione che, per ridurre la troupe dei tecnici in
trasferta e dunque per restare in austerity, darà la corsa soltanto in
“differita”, all’ora di cena, con quella caduta d’interesse tipica alle
registrazioni.
Già in fase di montaggio il Giro s’era sentito un po’ braccato e fu
forse questa la ragione che indusse Torriani a fare dello Stelvio, a
quota ghiacciaio, il terminal della corsa. Voleva il colpo ad effetto,
la pennellata di leggenda, il fascino del difficile che uccide il
fastidio del banale.
Mancano campioni e poliziotti, abbondano paure d’ogni genere –
valanghe d’alta quota comprese. Questo non è un giro ma un atto
di fede. Gli dobbiamo, fino allo Stelvio, un occhio affettuoso.