1974 luglio 1 Olanda incantevole con Cruyff moderatore

1974 luglio 1 (Il Gazzettino)

Olanda incantevole con Cruyff moderatore

Olanda-Germania Est 2-0

MARCATORI: 9′ Neeskens, 59′ Rensenbrink.
OLANDA: Jongbloed, Suurbier, Haan, Rijsbergen, Krol, Jansen, Neeskens, Van Hanegem, Rep,

Cruyff, Rensenbrink.

GERMANIA EST: Croy, Kurbjuweit, Bransch, Weise, Schnuphase, Pommerenke, Löwe (dal 53′

Ducke), Lauck (dal 64′ Kreische), Sparwasser, Kische, Hoffmann.

ARBITRO: Scheurer (Svizzera). Segnalinee Linemayr (Austria) e Delgado (Colombia).
Dal nostro inviato
GELSENKIRCHEN, 30 giugno

Mazzi di rose hanno cominciato a distribuire gli olandesi prima della partita. Poi, si sono dedicati a
costruire il gol contro la difesa più rognosa dell’intero Mondiale.

Non era facile perché pioveva da due ore: sul terreno si pattinava letteralmente. Lunghe slittate
di natiche sull’erba che pareva di assistere a uno scherzo sul ghiaccio. I lanci schizzavano. Soltanto
dopo mezz’ora gli stop hanno preso il tocco appropriato.

Sul bagnato si trovano benissimo sia tedeschi che olandesi. Soltanto che questi ultimi avevano
l’obbligo di inventare lo schema preciso, da spingere dentro la rete. Per i tedeschi, la partita era
invece segnata dal « no »: distruggere, interdire, impedire, rompere, con un contropiede che
assomigliava al parente povero del contropiede all’italiana.

In tribuna molta gente si aspettava di assistere a una specie di tiro al piccione, un gol dietro
l’altro degli olandesi, come se si potesse stare a un passo dalla finale di un campionato del mondo
con squadre pellegrine in campo.

L’Olanda è stata invece grandiosa proprio perchè ha manovrato con il goniometro ogni

frammento di partita. Ha fatto tutto il necessario, sempre ed esclusivamente il necessario.

In gol è andata dopo nove minuti, il tempo di coordinare il triangolo d’attacco visto che, in fatto
di riscaldamento atletico, entrambe le squadre erano già abbondantemente a posto, con 30 minuti di
allenamento fuori dello stadio.

L’1-0 è stato delizioso. Il lancio-corner di Cruyff, la testa del centravanti Rensenbrink, la respinta
sulla linea e di testa di Pomerenke, il controllo di Van Hanegem e la sberla fissa, a due spanne da
terra, di Neeskens, il mediano-mezzala che dal limite dell’area diventa un’ira di dio.

Dopo il gol, l’Olanda aveva due possibilità tattiche: controllare il match o martellarlo ancora. Ha
scelto la prima strada. Il suo gioco si è fatto subito dipanato come una matassa, persino pedante,
molto orizzontale. Per chi va alla finalissima, sono sette le partite da giocare nel giro di 22 giorni.
Sarebbe da idioti non pensare anche alle energie, non prevedere che la sconfitta o la vittoria a
Monaco si costruisce bilanciando ogni match.

In meravigliosa compagnia

Giovanni Cruyff stava meno di tutti in piedi. Per le sue reni, pronte allo scatto come un colpo di
frusta, l’appoggio era difficile. Oltretutto, e pur avendo tastato prima il terreno, il grande Giovanni
doveva aver sbagliato tacchetti. Dopo un po’ di minuti, s’è infatti appartato lungo l’out per cambiare
le scarpe, sotto un cielo da ottobre inoltrato.

Non è che Cruyff abbia fatto sfracelli. Ma è stato lui il Nicolò Machiavelli della situazione. In
mezzo al campo, invitava l’armata dei « tulipani» a smorzare ritmo, a tenere gioco con l’intenzione
di rompere il passo dei tedesconi di Pankow. Cruyff agitava le braccia che pareva un von Karajan.
Dal disimpegno difensivo fino all’ultimo triangolo d’attacco, tutto era gesticolato da lui. E
prontamente eseguito.

Qualunque sia l’esito del mondiale, questa Olanda incanta. E forse incanta perchè, da italiano,

mette sugli occhi un sacco di cose alle quali non sono abituato.

La Germania Est tiene in attacco due ottimi giocatori: Sparwasser e Hoffman, quest’ultimo il più
giovane in campo con i suoi diciotto anni. Eppure, l’Olanda non ha preso nessuna precauzione
particolare. Gli olandesi marcano a zona, prendono l’avversario che capita in un certo corridoio del
campo: non esiste per loro la marcatura addomesticata, tu segui questo e tu segui quello, ovunque e
sempre tino alla notte dei tempi.

In Italia, stiamo a controllare film e filmetti per spiegare al terzino di turno come sarà
l’avversario da inseguire per novanta minuti. Qui, come non detto. Si guardano in faccia e poi può
accadere che un terzino marchi a turno tre-quattro-cinque avversari diversi.

Attorno all’Olanda si è già da un pezzo creato il mito: Cruyff. Sicuramente l’attaccante più
completo degli anni settanta, Cruyff sta però in meravigliosa compagna. Il migliore in campo, ma di
gran lunga migliore, si chiama per esempio Rijsbergen, stopper, biondissimo, anni 22, del
Feynoord.

Cosa non fa questo difensore è incredibile. Mentre l’Ajax gioca con il battitore libero ben
piazzato, Rijsbergen è il modello del Feynoord che perfeziona al massimo l’elasticità difensiva.
Questo stopper palleggia con una sicurezza persino offensiva per i molti pseudobrocchi che
bazzicano molte aree di rigore. Di testa non perde un’elevazione che non sia una. Pare imbottito di
camomilla da come non soffre attimi di ansietà. Nessuno più di lui è stato applaudito dal pubblico:
segno che la gente di Gelsenkirchen ne capisce.

In fondo, l’Olanda ha sofferto nell’intera partita un paio di tremori e più che altro per
l’estemporaneità del suo portiere. Nonostante fosse con i suoi 34 anni il più vecchio in campo,
Jongbloed si è lasciato infatti andare a qualche mattana in soprannumero, con uscite troppo
disinvolte fuori area e con un tiro di Hoffmann scappatogli dal petto.

Mercoledì con il Brasile!

L’Olanda non ha nulla di improvvisato. E’ collettiva dalla testa ai piedi, esattamente quanto l’Ajax.
Tutto quel che imposta è studiato a tavolino. Vedi il giochetto dell’offside, con 56 giocatori che, ad
un urlo convenzionale, saltano in avanti come canguri lasciando nel deserto gli avversari.

Poi, se c’è da sganciarsi sull’out, tutto funziona a corrente alternata. Va su il terzino destro
Suurbier, resta in zona Krol e viceversa. Lo stopper Rijsbergen s’avventa in zona-gol a chiedere il
triangolo? Vedi allora Cruyff, dico Cruyff non un pinco pallino, correre subito come un matto a
coprirgli la zona di stopper. Avete presente il campionato italiano? Ecco, esattamente così!

Scherzi a parte, questa Olanda più che giocare insegna ed è un vero peccato che il meccanismo
del Mondiale preveda adesso Olanda-Brasile, ad eliminazione! In cinque partite, l’Olanda è fra
l’altro la squadra che meno ha cambiato formazione: sempre la stessa con la sola eccezione di un
inserimento di Keizer, l’ala sinistra dell’Ajax che, dopo essere stato fratello siamese di Cruyiff, ci ha
rimesso il posto di titolare per una discussione con il Grande Giovanni, onnipotente in Olanda
quanto Beckenbauer in Germania.

A questa squadra forte e furba, efficace e smaliziata, la Germania Est ha opposto muro ma di
muro senza classe ha perduto nettamente. Ho visto il centravanti Sparwasser costretto in spazi di
mediano arretrato e non a caso i migliori tedeschi si scoprono in bunker: come il libero Bransch (30
anni, il più anziano della Germania Est) e il mediano addetto a Cruyff, cioè Weise (23 anni).

Quando i tedeschi ribattevano via, avvertivo i botti sul pallone fino in tribuna. La geometria
degli olandesi è invece felpata, potente ma felina, come se grosse zampe di pantera guidassero il
pallone.

Olanda-Germania Est è stata in questo senso Ajax-Juve di Belgrado, in finale di Coppacampioni.
Con i « tulipani » che spingono il necessario e stanno a guardare che succede. State sicuri che, se
Germania Est o Juve avessero pareggiato, la gaudente combriccola di Cruyff, ondate di fiorini e
bellissime longilinee al seguito, avrebbe ripreso a rullare.

L’Olanda ci ha messo soltanto nove minuti per vincere e soltanto cinquantanove per chiudere del
tutto il match. Questa seconda volta, con il sinistro, da diciassette metri di Rensenbrink, un
centroavanti strano, che bazzica verso l’ala e poi ti sbuca all’improvviso proprio quando non te
l’aspetti. Lo trovi infatti sia nel primo gol (con il colpo di testa) che nel secondo.

E nel 2 a 0, come nell’1 a 0, ci sta Neeskens, centrocampista che deve sentirsi il voltastomaco se
non atterra la zona-gol almeno una volta ogni tre azioni. E’ stato infatti Neeskens, in coppia con il
mediano Haan, a fare surplace prima e velo poi per l’arrembante sinistro di Rensenbrink, il
centravanti.

L’età media dell’Olanda era oggi di 26 anni e mezzo, contro i 24 e mezzo della Germania. Due
squadre che, sia pure come espressione di due culture assolutamente diverse, tengono ancora
avvenire e la possibilità di produrre un ciclo.

Anche per questo la sconfitta della Germania Est è maturata in assoluta dignità: ma non poteva

avere ciò che l’Olanda ha in abbondanza, la classe oltre che il nerbo d’atleti.