1974 giugno 8 Faranno all’amore per telefono

1974 giugno 8 – Faranno all’amore per telefono

VIENNA, 7 giugno
Il volo Roma-Pisa-Vienna-Stoccarda e ritorno è l’unica cosa che non costerà una lira all’Italia: come
per tutte le 16 nazionali del mondiale, il conto del jet sarà infatti pagato dalla Fifa. Dato che in un
annetto il prezzo del kerosene è quadruplicato (da 21 lire al litro a quasi 90), non si tratta di un
omaggio da ridere: resta però un bruscolino nel mare di milioni spesi o da spendere della Federcalcio
per dare alla patria pallonara garanzie e vanità.
I 22 di Valcareggi sono stati assicurati per 11 miliardi: 500 milioni di media a testa, dal miliardo
abbondante di Riva ai 300 milioni di Bellugi. I calciatori italiani sono già assicurati in campionato
ma, per i 40 giorni di surplus mondiale, la federazione si assume questo budget speciale.
La comitiva di Franco Carraro è fatta di 40 persone. Al Mon Repos di Stoccarda ci saranno soltanto
camere singole, 25 mila a testa. Il cuoco è stato scelto da Italo Allodi, al “Due Mondi” di Torino.
Nonostante la suscettibilità dei tedeschi, la grande abbuffata della nazionale sarà consumata con
ingredienti nostrani: olio, prosciutto e pasta vengono da Parma, il caffè nero da Roma, il Chianti da
Firenze.
“Cinque settimane di castità assoluta sono per l’atleta una sofferenza assolutamente non necessaria”,
sostiene il professor Steinbach, psicologo del ministero degli Affari sociali dell’Assia. Pur tuttavia,
per gli italiani come per i tedeschi di Schoen, la segregazione è già cominciata da giorni e sarà totale,
sotto la protezione di un poliziotto tedesco e di un guardiano assunto direttamente da Franchi.
Nella dorata gabbia del mondiale, il telefono sarà un autentico feticcio: emblema di clausura e
strumento di liberazione. È al telefono che i 22 azzurri faranno all’amore. In Messico, i latin lovers di
Valcareggi spesero in telefonate a mogli, fidanzate e amiche, 125 mila lire a testa. In Germania si
prevedono 50-60 mila lire pro capite.
Poiché le divise sono offerte tutte dalla “Facis”, le spese vive toccano i 289 milioni: il record
appartiene al Brasile con 450, seguito dall’ Argentina.
Ma non è finita. Ci sono Infatti i premi che, ovviamente, tengono conto della svalutazione della lira
(14% in un anno) e dell’aumento del costo della vita (25%): la scala mobile dei calciatori sa scattare
con sveltezza contropiedistica. In Messico presero tutti 11 milioni a testa: persino il patetico Lodetti
li incassò standosene a casa! Più un milione per partita, quindi 16 milioni giocatore, 4 anni fa.
Stavolta, il secondo posto, cioè la qualificazione alla finalissima di Monaco, garantirà 15 milioni
secchi, per ciascuno naturalmente, più un milione a partita, più un gettone di 80g d’oro del valore di
circa 300 mila lire. Totale, più di 20 milioni a testa.
Vista l’esiguità dei premi in lire si sentiva veramente il bisogno di questo gettone che tesaurizza il
futuro: una squisitezza che piacerà anche a Carli, governatore della Banca d’Italia.
Esagerazioni a parte, se tutto andrà bene, 700 milioni di spese non li leverà nessuno alla Federcalcio:
d’altra parte, il calcio mangia calcio, nel senso che qui almeno si autofinanzia. Basteranno Infatti due
amichevoli con Jugoslavia e Romania, forse a Roma e Firenze, per “rientrare”.
Il bello è che in questa specie di Fort Knox, a decidere la Coppa Fifa saranno magari gli arbitri, 30 di
28 nazioni con tre tedeschi, ai quali è fatto divieto di portare con sé mogli o fidanzate, ai quali si
raccomanda di fumare poco, che di personale hanno soltanto il cronometro e che ricevono un salario
quotidiano di 100 marchi, 30 mila lirette circa.
Sta nelle mani dei “poveri” il mondiale dei miliardari: giustizia sarà fatta soltanto se i 30 arbitri
saranno allenatissimi come dicono, ma allenati soprattutto a resistere alla tentazione del serpente
monetario.