1974 giugno 29 Zoff e Mazzola da super-nazionale

1974 giugno 29 (Il Gazzettino)

Zoff e Mazzola da super-nazionale

– I campioni da importare come maestri
– Le esigenze del calcio-spettacolo
– Un esempio di formazione mondiale

Dal nostro inviato
DUSSELDORF, 28 giugno
Soltanto tra nove mesi il Consiglio Federale potrà rimettere all’ordine del giorno il problema degli
stranieri: mantenere il blocco alle importazioni o riaprire le frontiere italiane? Questo il problema.

« Nemmeno Cruyff potrebbe insegnare molto ai nostri giocatori », diceva Franco Carraro la
mattina successiva all’eliminazione dell’Italia. Assioma decisamente da respingere, perchè tutta
l’esperienza dei Club italiani, dalle metropoli alla provincia, ha invece dimostrato che i campioni
sono sempre stati soprattutto degli esempi. Per Bedin giocare a fianco di Suarez, o per Faloppa
giocare di spalla a Cinesinho può valere più di tre anni d’allenamento.

Lezioni a parte, la Federcalcio forse non si rende pienamente conto che la Nazionale farà pagare
al campionato la sconfitta di Stoccarda. Dopo l’alta marea di interesse seguita al secondo posto di
Città del Messico, ora ci sarà sicuramente un deflusso, in attenzione e spettatori.

Esiste perciò un motivo in più per corroborare lo spettacolo, sostantivo quest’ultimo che molti
sembrano scordare, come se un fenomeno sportivo che regge il Totocalcio e finanzia in pratica tutto
lo sport italiano fosse soltanto questione di bandiera e di romanticismo.

Fra l’altro, siamo, chi più chi meno, tutti al capezzale del calcio all’italiana: una specie di rito che
viene celebrato, tranne mitiche eccezioni, ogni quattro anni. Ebbene, se siamo tatticamente
ammalati, perchè non trarne tutte le conseguenze e affidare a un manipolo di sicuri assi stranieri la
funzione di anticorpi, un innesto di modernismo dentro un tessuto rugoso?

Chiaro che il problema non sarebbe riducibile tutto a loro. Ma gli stranieri di sicura qualità
potrebbero servire quanto il sale nel pane. Semmai, il rischio sarebbe di vederli pur essi ingoiati nel
sistema, catturati a loro volta dall’ambiente nonostante tutte le buone intenzioni esportate in Italia.

A questo punto, e dopo aver ampiamente dimostrato che non esiste un rapporto automatico tra
risultati della Nazionale e blocco delle importazioni, l’unico ostacolo serio al sì agli stranieri, è
rappresentato dall’allarme dell’economia italiana.

Non a caso, nell’ultima riunione di Lega dedicata al problema, il no fu ribadito per la prima volta

all’unanimità. Persino la Juve di era allineata, dopo che Gianni Agnelli, notoriamente
« aperturista », non aveva ritenuto questo il momento opportuno per esportare valuta. Quale
coerenza ci sarebbe infatti stata con le restrizioni e i sacrifici chiesti a tutti?

Tra nove mesi sarà ancora questo, e soltanto questo, l’interrogativo che il Consiglio Federale
dovrà legittimamente porsi. Per il resto, un investimento in assi (garantiti da un « visto » di
Coverciano) sarebbe l’antidoto a una certa paralisi del calcio nostrano, soprattutto se accompagnato
da una revisione che nessuno escluda degli addetti ai lavori.

Il problema va visto con molta serenità, anche perchè l’eliminazione di Stoccarda non va presa
come una sepoltura. Dopo quattro serie di partite, ho costruito anch’io una Nazionale, e mi sono, per
esempio, accorto che in questa super-squadra ci starebbero tranquillamente due giocatori della
bistratatissima Italia: uno della Juve e uno dell’Inter, Zoff e Mazzola.

Ecco la formazione che suggerisco a puro titolo indicativo, tenendo presente questo Mondiale,

Zoff Suurbier Pereira Beckenbauer Breitner Neeskens Deyna Rivelino Mazzola Szarmach

queste partite e nient’altro.

Cruyff.

Zoff, 32 anni, è andato sulla prestigiosa copertina di « Newsweek » senza che l’eliminazione sia
riuscita a sconfessarlo. Avessero lui in porta, anche il Brasile e l’Olanda sarebbero più forti.
Soltanto il biondissimo svedese Ronnie Hellstrom è in forma quanto lui.

Suurbier, 29 anni, terzino olandese. Quest’anno chiuderà il contratto con l’Ajax per emigrare,
probabilmente in Belgio. Come il polacco Szymanowski, Suurbier non conosce limitatezza
d’azione.

Breitner, 23 anni, terzino personale di Beckenbauer, nel Bayern e nella Nazionale. Nessun
terzino del mondiale ha segnato due volte in quattro partite come lui. Non per nulla, lo svedese
Hellstrom ha detto oggi, in un incontro con la stampa a Mönchengladbach, poco a nord di
Düsseldorf: « Più di Müller temo Breitner! ».

Pereira, 25 anni, brasiliano, pelle nera, andatura ciondolante, è migliore come stopper dello
stesso Katalinski, jugoslavo, perchè Pereira non molla sull’uomo, non si impaurisce se marca a
zona, ha testa e piede, va in tackle a gambe unite che pare un tedescaccio e poi triangola sul
disimpegno con un tocco da… Palmeiras, l’ex squadra di José Altafini.

Beckenbauer, 29 anni, pare perfino sprecato come battitore dato che il suo destro-gol e i suoi
triangoli offensivi sono ancora vivi negli occhi dei tedeschi. Tuttavia, realizza una versione di libero
che più di ogni altra nobilita e razionalizza la difesa, soprattutto nell’attimo del disimpegno.

Neeskens, 23 anni, dinamo dell’Ajax. Non altissimo, biondastro, un po’ stempiato, è uno di quei
mediani che appaiono quasi estinti in Italia, perchè usano nerbo in due fasi, l’interdizione e
soprattutto la spinta verso la zona-gol.

Deyna, 27 anni, di Varsavia, inventa gioco più di tutti nella Polonia. Longilineo, nasone, faccia
sorridente, Deyna ha un dribbling soffice, senza sforzo apparente. Lo stesso « distacco » lo si nota
quando batte a rete, sinistro e destro. Deyna è tipo di giocatore che riduce a oziosa discussione
l’alternativa tra centrocampista e rifinitore del gol. Un po’ come Cruyff.

Rivelino, 28 anni, mancinissimo nella costruzione e nel tiro. Aria di guappo, oriundo della zona
di Campobasso, Rivelino si è spostato progressivamente dall’ala sinistra verso il centro. Nel Brasile
« catenacciaro » delle prime partite mondiali, Rivelino ha fatto quasi il mediano. Le sue punizioni
sono pezzi d’artiglieria. La sua grinta proverbiale. Se serve, nessuno simula meglio e quanto lui.

Mazzola, 32 anni, quanto Zoff. Nonostante la concorrenza di Lato (Polonia) e di Repp (Olanda),
Mazzola può avere una maglia tra i migliori. Non avrebbe sicuramente i cinque gol di Lato e i
quattro di Repp, ma più di loro darebbe classe al centrodestra.

Szarmach, 24 anni, tornitore polacco, stipendio globale di 200.000 lire al mese. Assieme a Lato,
è per ora capocannoniere del Mondiale ’74. Ha battuto, di testa, anche Zoff. Aggressivo, pronto al
tiro, altruista, molto mobile.

Cruyff, 27 anni, giocatore-modello, completo per tecnica e visione, temperamento, gol. Le reni

sono due elettrodi che gli consentono di scaricare un dribbling felino.

Questa la formazione-pilota. Una squadra che dimentica gente come Gadocha, Marinho, Oblak,
Babington, Edstroem Sparwasser, Wimmer, Lorimer, Bonev e altri, molti al ancora. E’ frutto di
un’astrazione che non significa nulla ma si può sostenere che questa passerella di gran giocatori non
può insegnare nulla?