1973 maggio 21 Dignità e tradizione (e un po’ di gratitudine anche al vecchio Puri)

1973 maggio 21 – Dignità e tradizione (e un po’ di gratitudine
anche al vecchio Puri)

Non so se questa sia retorica ma Vicenza che rimane in serie A è
un pezzetto di terra veneta che resta verde in noi, robusta radice
dell’etnos al quale nemmeno volendo ci potremmo sottrarre. Dal
1955, per lunghissimi diciotto campionati tra i “grandi”, questa
squadra incarna lo “spirito di provincia” con dignità rara, anche
perché ha sempre tentato di ridurre al minimo il tasso gelidamente
professionistico e mercenario del football moderno. Da molti anni,
nessuna squadra di serie A è tanto legata al proprio habitat
sociale.
Forse mai come quest’anno è obbligatorio risalire al sottosuolo
d’ambiente per spiegare la non-retrocessione. Mai infatti come
quest’anno, il pubblico ha patito la sensazione che un ciclo si stava
spegnendo, tra errori, omissioni e iettature. Simbolo di tutto ciò un
longilineo che Rocco aveva paragonato a Riva: Speggiorin,
giovane da gol, bloccato per mesi e mesi da un inguine sfilacciato.
Se la squadra non si è ritirata subito in convento, lo deve proprio a
quel qualcosa d’impalpabile che si rinnova anno dopo anno, in
campionati ridotti a stress. Un qualcosa che si chiama “tradizione”
e che niente, tranne il tempo, può distillare, nella cultura come
nello sport.
Senza Cinesinho e Maraschi, senza Damiani e Fontana, il
Lanerossi ha legato il suo curriculum a Bardin e Poli, a Volpato e
Vitali, a Stanzial e Berni, i più dotati in mascella, i più sensibili alle
atmosfere. Ma, se rimane in serie A, la squadra deve un
coriandolo di gratitudine soprattutto a Ettore Puricelli, uruguagio
che scopro vecchio e padre soltanto quando coccola, con la lunga
mano, il figlio di otto anni, magrino e dagli occhi affettuosi. Per il
resto, in ritiro allenamento o panchina che sia, il “Puri” non ha più
età né crepuscolo, intatto in una smorfia delle labbra che ricorda il
morso di un felino. Averlo chiamato molto tardi fu un errore che è
quasi costato la serie B.
Scrivo questa righe da Verona, dove un altro pezzetto di Veneto
ha esaltato l’onestà. Un nobile segno collega le due città.