1973 maggio 21 Un trionfo buttato (e sul viso di Rocco si è letta la ribellione)

1973 maggio 21 – Un trionfo buttato (e sul viso di Rocco si è
letta la ribellione)

“Ho paura”, sussurrava Buticchi due ora prima della partita.
Garonzi gli batteva una pacca sulla spalla: “Ma state tranquilli”.
Garonzi faceva subito strappare dello champagne di Reims,
perché Buticchi sciogliesse nelle bollicine quel pezzo d’ansia
cementato nello stomaco. Sulle gradinate, Verona non era quasi
più Verona: assomigliava tremendamente a San Siro. I fans di
Gianni Rivera erano calati in trentamila dalla Lombardia e dal
Veneto per il decimo scudetto. Qua e là s’intravvedevano grandi
stelle dorate, il simbolo di dieci campionati vinti, finora ricamate
sulle maglie di Inter e Juve, non su quelle del Milan.
Dopo nemmeno mezz’ora il Verona vinceva 3 a 0! In tribuna,
Buticchi aveva il colore di una fragola marcia. La sua biondissima
compagna invecchiava il sorriso. Padre Eligio era più vicino
all’eresia che alla preghiera. Seduto tra noi, in tribuna stampa,
Nereo Rocco stendeva la mascella sul palmo della mano. Rocco
ha molti nipoti, 61 anni, gli occhi come un prezioso sillabario del
calcio nostrano; eppure, non parlava più. Ascoltava soltanto:
ascoltava i risultati di Juve e Lazio, per cercare almeno uno
spareggio.
Rocco guardava la sua squadra, impalata, stracca, anemica,
disossata e tremula. La gente apriva le palpebre e non capiva: non
capiva dove fosse andato a morire il Milan dei 62 gol e del ritmo
che cresce sempre alla fine.
Quando il transistor buttò nell’aria la vittoria della Juve, Rocco
chiuse la giacca e sparì. Aveva le spalle dei contadinotti dipinti da
Bruegel e sulla faccia una piega di ribellione. Lui, prudente
austroungarico battezzato Rock, aveva infatti chiesto il rinvio di
Verona-Milan dopo la sudata di Coppa a Salonicco. L’aveva
chiesto ma la Federazione non gli aveva dato retta.
Garonzi passava di mano in mano e ripeteva: “Giuro che mi
dispiace vederli ridotti così”. Ma poi gli usciva la risata di
presidente, di 131 milioni di incasso, di un risultato da Folies
Bergère, di 45 bottiglie di champagne stappate in pochi minuti. Era
lui ad aver tolto al Milan uno scudetto già vinto e consegnato alla
Juve uno scudetto già perso. Stasera, il presidente più odiato e
amato d’Italia per aver, ancora una volta, pensato soltanto a se
stesso.