1969 gennaio 13 Haller e Anastasi in libertà

1969 gennaio 13 (Il Gazzettino)

Haller e Anastasi in libertà
Inter k.o. in 9’

Il test di San Siro ripropone la squadra bianconera tra i protagonisti dello scudetto

Juventus-Inter 2-1

MARCATORI: 1.t.: 2′ e 11′ Anastasi (J); 2.t.: 31′ Burgnich (I).
INTER: Girardi, Poli, Facchetti, Bertini, Burgnich, Cella, Domenghini, Suarez, Mazzola, Corso,

JUVENTUS: Sarti (Anzolin nella ripresa), Pasetti, Leoncini, Roveta, Castano, Del Sol, Favalli,

Vastola, (13. Bedin).

Sacco, Anastasi, Haller, Zigoni. (13. Benetti).

ARBITRO: Sbardella.

NOTE: Giornata molto fredda, terreno coperto di segatura. Spettatori paganti 41.926, incasso
79.922.000. Sorteggiati per l’antidoping i numeri 1, 2 e 6 per l’Inter; 1, 2 e 8 per la Juve. Angoli 8 a
4 per l’Inter. Ammonito Bertini per fallo su Haller.
NOSTRO INVIATO
Milano, 12 gennaio
De profundis per l’Inter: ha perso il test della verità. Ha perso il match che doveva decidere (come
aveva straripetuto lo stesso dott. Foni) chi tra Inter e Juve fosse ancora da considerare squadra da
scudetto. L’Inter piomba a -6 in media inglese e saluta per sempre gli amici seduti al tavolo
tricolore. Tocca agli eredi di Moratti-Herrera il malinconico compito di mettersi a pensare già da
oggi al prossimo campionato!

Dalla sosta azzurra la Juve è uscita non fantastica, ma tranquilla, con i nervi saldi, con un gioco
meno burocratico, più estroso. La Juve ha battuto l’Inter senza fare cose straordinarie in un match
che non è stato straordinario, ma (tranne forse i 15′ iniziali della ripresa) ha tenuto in mano la partita
con una calma persino sfottente. E’ la Juve di Anastasi ed Haller! Ci sono tanti misteri in Italia, ma
il più impenetrabile è senz’altro costituito da un paio di affermazioni circolate in questi tempi: 1) il
male della Juve starebbe nella incapacità da parte di Haller e Anastasi di capire il gioco di squadra;
2) Haller sarebbe un solista che non serve agli interessi collettivi.

Vorremmo che si fosse fatto un referendum, dopo il match, tra i sessantamila di San Siro; e

questa inchiesta si sarebbe potuta fare anche dopo la brutale sconfitta bianconera di Verona.

La Juve-che-vince è quasi tutta in quei due assi che Gianni Agnelli ha regalato alla squadra. E la
squadra ha dato contro l’Inter sensazione di netto progresso, proprio perché questi due giocatori
sono stati liberati dal complesso del collettivo a tuti i costi.

Haller aveva addosso non un pinco pallino qualsiasi, ma Bertini, dal dinamismo furente. Non è
servito a nulla, il grande Helmut gli faceva la veronica, lo rimpiccioliva a muscolare e basta. Haller,
il solista, egoista per gli adoratori del « collettivo », è in realtà, il giocatore più influente e altruista
della Juve. Semmai è vero il contrario. Contro l’Inter, troppe volte si è visto che (forse inconscia
gelosia per l’uomo nuovo) Haller detta il passaggio e non riceve il ritorno anche in condizioni ideali.
Haller ha guidato il forcing iniziale di una Juve finalmente offensiva nel vero senso della parola; ha
rallentato il ritmo quando la Juve si è trovata sul due a zero; si è adattato al lavoro sporco quando
l’Inter ha tentato il quasi impossibile ricupero. La vera spalla di Haller, con possibilità di colloquio
tecnico è Sacco.

E Anastasi? Il suo pinco pallino era… Burgnich! Ha fatto due gol e non ha mai mollato, saltando
con riflessi portentosi i tackles caratteristici di Tarcisio, che non si sbagliava a temerlo più di Riva e
Prati. Ad Anastasi, tanto Favalli che Zigoni sono serviti come paracarri di sponda. Ma è lui che
inventa in area. Leggi i due gol: 2′, cross teso di Zigoni da sinistra, si butta preciso sulla, traiettoria,
ne anticipa tre (tutti in ritardo), cioè portiere, libero e Burgnich. Questione di riflessi, anche. 11′:
Pasetti crossa teso da destra, Poli buca e paralizza tutti, ma non Anastasi che tocca sporco,
angolatissimo. Ancora riflessi e il due a zero.

Non è stata una vittoria individualistica, perchè Haller-Anastasi hanno potuto contare su un
telaio più ordinato del solito. Nonostante l’assenza di Bercellino e Salvadore (la rosa della Juve è
veramente eccezionale), la difesa non ha bucato nulla.

Ma l’ordine maggiore è venuto dal fatto che Leoncini terzino e Del Sol mediano di copertura
sono stati costretti a tenere una posizione rigida. Quando hanno libertà a centrocampo, non avendo
classe, ma solo corsa, è spesso il caos. Dopo il due a zero l’Inter ha concluso con Corso, con
Facchetti, Vastola, soprattutto Mazzola, ma la Juve non ha mai dato sensazione di sbandamento. La
Juve più ordinata dell’anno. La lunga sosta sappiamo che le è servita per disintossicarsi al momento
giusto. L’Inter ha fatto forcing per tutta la ripresa. Fossimo stati in Foni, perso per perso, avremmo
tolto il libero Cella e mandato in campo Bedin. Tattica a parte, si può parlare di fatalità quando in
quarantacinque minuti Anzolin ha parato in fondo una sola palla-gol (a Vastola) e ha incassato una
rete al 31′ su mischia epica risolta da uno shoot improvviso di Burgnich?

Crediamo di no. Il forcing assume dignità e valore quando è condotto da gente che dà
rendimento positivo, ma Bertini e soprattutto Domenghini e Vastola hanno sempre significato poco
o nulla come peso reale. Mazzola e Corso non hanno potuto fare i miracoli da soli. In fondo la
differenza tra Juve e Inter è stata questa; da una parte una squadra concentrata, attorno ad Haller-
Anastasi; dall’altra una coppia (Mazzola e Corso) immiserita alla fine da una collaborazione apatica,
troppo limitata tecnicamente. I quindici giorni azzurri hanno restituito al campionato l’Inter degna
della sconfitta. Un’Inter che è riuscita ad esaltare oltre i meriti una Juve non ancora guarita, ma in
piena fase disintossicante.

Una Juve che, se Heriberto avrà il coraggio di spingere sino in fondo la rivoluzione, potrà

ritornare grande e attesa protagonista dello scudetto 1969. Improbabile, ma possibile.

Così i protagonisti di San Siro
JUVENTUS

SARTI, 7. Ha salvato dopo 30″ su uno slalom strepitoso di Mazzola. Sempre piazzato, mai fuori

misura nella presa. E’ uscito per un colpo alla gamba.

ANZOLIN, 7. Entrato nella ripresa, ha parato dopo tre minuti una rovesciata di Vastola molto

difficile. Idem come Sarti.

PASETTI, 7. Ha marcato con precisione Vastola. Non solo, ma ha fatto il Salvadore

appoggiando molto l’attacco con raids offensivi sempre rapidi e pericolosi.

LEONCINI, 6. Su Domenghini ha avuto una domenica facile. Migliore del solito perchè

costretto a stare in zona.

ROVETA, 5. Sul terreno ghiacciato il palleggio di Mazzola lo ha messo spesso in crisi. E’ stato il

più protetto da Castano, ma non è Bercellino, soprattutto nello spazio stretto, in area di rigore.

CASTANO, 7. Molto lineare, poco appariscente, ma in netto miglioramento rispetto allo

standard pre-sosta. Ha capito subito che bastava controllare Mazzola.

DEL SOL, 7. Ha giocato mediano: la posizione più rigida, obbligatoriamente più attenta in fase
di copertura, lo ha liberato dal difetto comune a Leoncini, quello cioè di percorrere chilometri a
testa bassa e palla al piede. In zona-Suarez è sembrato non facchino, ma pensatore.

FAVALLI, 6. Per tutto il primo tempo ala vera, non consentendo mai a Facchetti di lasciare la
sua zona. Nel secondo tempo ha lavorato molto di più con quel suo girovagare confusionario, ma
pure onnipresente. Sottorete non si è mai visto.

SACCO, 7. Giocatore di stile, ha il grande pregio di far correre la palla, di dare profondità al
gioco, contraddicendo la tendenza orizzontale, pedante, del vecchio movimiento. Serve le punte
molto di più di un Del Sol.

ANASTASI, 8. Sì, ha sfruttato errori della difesa dell’Inter, ma tutto ciò che fa lo merita fino in
fondo. Grandissimo giocatore che non ha bisogno di nessun schema, perchè è l’imprevedibile
incarnato.

HALLER, 8. Nonostante Bertini, ha fatto di tutto, mezza punta, il cervello, persino l’interditore
sul suo uomo. E’ stato più volte applaudito. Alcune inversioni di gioco al fulmicotone possono
saltare fuori soltanto dai suoi piedi.

ZIGONI, 6. L’ottimo cross ad Anastasi nel primo gol è suo. Si è battuto con ringhiosa continuità

ma gli riesce difficile da un po’ di tempo a questa parte l’azione-gol.

INTER

GIRARDI, 5. La Juve ha avuto due portieri all’altezza, l’Inter nemmeno uno. E’ uscito a vuoto su
cross di Zigoni ad Anastasi e ha avuto sempre incertezze di presa, come se non fosse mai riuscito a
scaldarsi le mani.

POLI, 6. Il due a zero è mezzo suo dal momento che ha bucato netto al centro dell’area il cross
da destra di Pasetti. Ha tenuto bene Zigoni. Nella ripresa, sempre disponibile sulla tre quarti per
un’apertura laterale.

FACCHETTI, 6. Normale amministrazione, senza errori, ma anche senza particolare personalità.
BERTINI, 5. Aggressivo senza far male, alla Juve si intende! Tiene la palla cercando sempre il

corridoio per la conclusione, ma quasi mai l’ha trovato. Haller ha potuto fare i fatti suoi.

BURGNICH, 6. Sembrava giocare stopper contro voglia: deconcentrato sul primo gol. Le due
reti di Anastasi parlano nettamente contro di lui che lo marcava, ma nel complesso vale il sei.
Indipendentemente dal gol inutile che ha segnato.

CELLA, 5. Si è visto sol-tanto negli interventi elementari. Non ha dettato il gioco della difesa.
DOMENGHINI, 5. Formato messicano. Roba da ridere per una punta vera. E infatti un paio di
volte San Siro ha riso. Parte bene e butta via il passaggio finale, oppure non parte. Periodo
nerissimo.

SUAREZ, 6. Sembrava avesse un fatto personale con il terreno ghiacciato: ha sbagliato misura
nei lanci scivolando e perdendo baricentro (tacchetti?). Irritato a turno con Poli, Cella o
Domenghini.

MAZZOLA, 7. In netta ripresa, ma dovrebbe farsi benedire! Soprattutto nel primo tempo ha
tirato da tutte le posizioni, ma c’era sempre uno stinco, una schiena, un rimpallo storto e il portiere.
Sembra sfiduciato, soprattutto nei confronti di chi gli sta attorno…

CORSO, 7. Ha corso come il Suarez dei tempi d’oro. In una squadra che avesse funzionato molti
lanci e tocchi smarcanti non sarebbero andati sprecati. Ha tentato anche la conclusione, con una
punizione a fil di traversa molto forte e con un errore di sinistro (!) su ottimo cross da destra di
Domenghini.

VASTOLA, 5. Sommario nel controllo, poco servito, mai veramente inserito. Una buona

rovesciata. Troppo poco.