1969 gennaio 18 L’incredibile Juve

1969 gennaio 18 (Il Gazzettino)

L’incredibile Juve

Non sorprende tanto il pareggio con la Sampdoria, ma l’insistere su uomini logori del
« club degli intoccabili »

Lo « scudetto del gelo » lo ha vinto Manlio Scopigno che proprio sabato scorso aveva fatto al
nostro giornale la profezia giusta. L’ha vinto di una incollatura. Ma l’ultimo round del girone
d’andata ha dimostrato ancora una volta che esiste un equilibrio tanto perfetto da sembrare persino…
« concordato »! Scherzi a parte, la data storica per la Sardegna, prima di essere scritta tutta intera,
deve ancora battere una concorrenza durissima, legnosa, punto su punto.

Il fatto che il match-ball lo abbia segnato con un pallonetto il mediano Cera non significa
necessariamente che l’attacco di Riva giochi sotto tono. Bertini finora è andato in gol sei volte per
l’Inter e nessuno ha qualcosa da obiettare. L’incognita per Scopigno è piuttosto un’altra: la sua
squadra, non può più mimetizzarsi come fece il Milan l’anno scorso; non ha più i vantaggi dei quali
gode un outsider; ogni domenica ha una partita tirata, difficile. Il bombardamento psicologico sul
goleador-super Gigi Riva, aggrava la sua posizione sotto il profilo della marcatura. E’ chiaro infatti
che questo innegabile « accentramento » del potenziale offensivo del Cagliari, semplifica i problemi
degli allenatori avversari. Due-tre uomini, a velo, su Riva e il Cagliari si ritrova subito il gol
difficile.

Il problema di Scopigno, oggi come oggi, è dunque quello di trovare ogni domenica un Cera!
Non tanto casualmente ma come schema, a costo di rischiare qualcosa (non tutto) in difesa. Il
calendario del girone di ritorno porterà a Cagliari molte grandi: è per quegli scontri diretti che il
« filosofo » ha bisogno di aggredire di più. La calda primavera sarda gli darà poi una mano per
tentare una performance che farebbe esplodere la Sardegna ma che sarebbe salutata con simpatia
dalla grande maggioranza dell’opinione pubblica.

Scopigno ha i suoi problemi, ma pure Pesaola e Rocco. L’equilibrio sta proprio qui. Prendere due
gol a Varese (che ad un certo punto è rimasto in nove in campo) conferma ciò che avevamo
osservato persino a Firenze durante la stupenda vittoria contro la Juve: la Fiorentina ha un
grandissimo centrocampo e punte individualiste che possono risolvere in qualsiasi momento il
match. Ma la difesa, come somma di giocatori, non è da scudetto. Se incassato soltanto 11 reti in 15
partite, dipende molto dalla collaborazione straordinaria di De Sisti-Esposito.

Basta scommesse

E’ pertanto bastato che a Varese uno dei due, cioè Esposito, fosse costretto a sostituire il « distorto »
Merlo sulla trequarti, perchè dietro andassero quasi in crisi. Resta comunque il dato che Pesaola ha
fatto risultato e annullato due volte lo svantaggio. Ha perso l’ultima mano (d’inverno) con Scopigno,
ma non ha bluffato. La media inglese è rimasta tale e quale.

Ci scrive da Padova il lettore Aldo Pori « …con questo campionato non riesco più a fare
scommesse! C’è troppo equilibrio e ogni volta che vince l’Inter dico: questa riprende tutti e lo
scudetto è suo. Si può sapere cosa mi consiglia lei? ». Di non scommettere, perchè sarebbero
investimenti al buio totale, date le circostanze. Lo stesso Milan è un mezzo-mistero: conta che Prati
abbia ritrovato dopo due mesi il gol. Ma, stando a chi era, a San Siro, il Milan porta ancora la

ruggine addosso. Rocco è uscito dallo spogliatoio, ha alzato il bavero, non ha salutato nessuno, zitto
e via. Conoscendo il personaggio, non crediamo ce l’avesse con i suoi giocatori. Ma troppe critiche,
anche se con il silenziatore, gli sono state fatte in questi ultimi tempi. Il suo è un silenzio polemico,
che risponde ai « casi » Maldera, Malatrasi; alle accuse di eccessivo difensivismo. In regime di
democrazia, la critica motivata è un dovere. Ma, personalmente, non ci sembra che si possa
nemmeno istruire un processo a Rocco per ciò che il Milan ancora non ha fatto.

Prima di tutto perchè il bis dello scudetto è sempre difficilissimo: i precedenti dell’Inter di
Moratti-Herrera furono infatti imprese sensazionali, anche perchè abbinate a Coppa Campioni e
Intercontinentale. Il Milan di quest’anno ha inoltre… un punto in più del Milan dell’anno scorso alla
fine dell’andata! Cioè 22 contro 21. Che significa? Chiaro: che ha mantenuto il suo ritmo; che
soltanto nel girone di ritorno forzò. Possibilità quest’ultima che mantiene ancora intatta. Dice: il
Milan resiste ma gioca « poco ». E’ vero, ma, in una valutazione che non sia alla giornata, va
ricordato che il signor Nereo Rocco è l’allenatore che ha meno ottenuto dalla Società nell’ultima
campagna acquisti. Vale a dire, Fogli, mediano stilista, anni trentuno… venerdì prossimo. Va
ricordato inoltre che Hamrin, anni trentaquattro, ha fatto il menisco e che Rocco ha rimesso
dignitosamente in piedi Mora, quasi trentaduenne. L’unico mistero, in questo senso, è la cessione di
Golin: tra campionato e Coppa non serviva veramente a nulla? Il Milan può anche fallire tutto, ma
prima di inserire il virus polemico nel club di Carraro bisognerebbe anche fare sereno esame del
parco-giocatori a disposizione del Paron.

Bertini e la Bulgaria

Una persona immunizzata dal tifo non può infatti non riconoscere che le « rose » a disposizione di
Foni ed Heriberto sono abbondantemente più corpose. E, a proposito di Juve, non sorprende tanto il
pareggio con la Samp, quanto la formazione mandata in campo. 1) Leoncini e Del Sol, logori e
spompati, continuano tranquillamente a giocare, confermando fotograficamente le rivelazioni del
nostro giornale sul « clan degli intoccabili » che condiziona l’allenatore ; 2) per provare Benetti si è
tolto di mezzo Sacco, ottimo cervello; 3) Sacco è stato usato nel secondo tempo come sostituto di
Benetti uscito tra gli applausi. Ma Leoncini e Del Sol continuano tranquilli a tenere la maglia dei
titolari. E’ vero che oramai la Juve deve pensare al futuro, ma è proprio il futuro a farsi nero se la
Vecchia Signora non cambierà strada. Perchè, a pensarci bene, è veramente incredibile che Haller,
Anastasi ecc. non siano serviti a nulla. Se uno dei due lo avesse Rocco…

Il fatto del giorno non ci sembra né la pugnalata di Fabbri al Mago, né la sconfitta, del Napoli,
la… Società che permette ad Altafini di perdere tre giorni l’aereo dal Brasile. Né l’allargamento del
fronte della retrocessione. L’elemento più interessante si chiama Inter che, con Gori Domenghini e
Poli di riserva, può vincere qualsiasi partita purché sia « concentrata »; lasciata in pace da un
ambiente spesso isterico. E infatti oggi, nessuno più si spiega come abbia potuto perdere a San Siro
con la Juve.

Noi non crediamo al sorpasso clamoroso dell’Inter. Ma va sottolineata la rabbia di certa reazione;
la maturità di Corso; la forma strepitosa di Bertini, mediano numero uno made in Italy. Ricordiamo
soltanto che dieci mesi fa quasi lo distrussero per una partita dell’Italia in Bulgaria: « Bertini non sa
marcare, non è un vero mediano », era il dogma di quei giorni. Poi ci si lamenta del catenaccio,
dello spettacolo che non c’è, dei pochi gol. Magari, di Bertini, ce ne fosse uno per squadra.