1968 marzo 24 Si parla anche di Nazionale, di coppe e di mercato

1968 marzo 24 (Il Gazzettino)

Si parla anche di Nazionale, di coppe e di mercato

Ricordate? Qualche mese fa era il tempo dei risultati sconvolgenti in campionato. Il viso più
popolare d’Italia era quello della « signora fortuna », alla domenica sportiva. Vincite favolose,
consecutive: record battuti, milioni pagati a palate dal Totocalcio. Eravamo al Far West del
campionato, quando le grandi favorite…di Herrera-Viani lasciavano interi stadi con il nodo alla
gola, nella piena incredulità; quando la « vecchia signora », di nuovo, sembrava possedere soltanto
il triangolo di stoffa tricolore cucito sulle maglie e nulla più.

Da parecchio tempo invece « il banco » vince; il Totocalcio tace; le schedine d’oro languono. Il
campionato si è assestato, quasi cloroformizzato. A sei partite dallo stop finale che cosa si può
indovinare ancora? Nella bagarre, abbastanza lineare, della retrocessione, tutto è possibile, anche se
le osservate speciali sono Lanerossi e Brescia. Si combatte a colpi di statistiche, di ricorsi, di
calendario, di calcoli a tavolino e soprattutto di speranze. Almeno quattro squadre soffrono di
grosse lacune che, se non fanno pendant, si elidono: età canonica superata (Lanerossi), eccessiva
immaturità (Spal), squilibri forti tra reparti (Brescia), usura diffusa (Mantova). Chi ha saputo
esprimere qualcosa di nuovo nel gioco (la Sampdoria del… sessantenne Bernardini) o negli uomini
(l’Atalanta con il boom-Savoldi all’inizio) si trova in condizioni di discreta serenità. Ma cinque
squadre in cinque punti (20-13) confermano che tutto è possibile.

Allora, che cosa aspetta la Schedina del tredici «ricco»? Aspetta le coincidenze. La sconfitta del
Milan, la contemporanea vittoria del Torino e l’aggiunta di una sconfitta interna di squadre come
Inter, Napoli e Juve che sembrano assestate ad un livello di dorata mediocrità. E’ un campionato –
processione, in fila indiana, ordinato. Ci fu uno sbandamento quando Helenio Herrera con le false
credenziali di sei gol alla Roma ruppe l’omertà dichiarando: « L’Inter vincerà lo scudetto: il Milan è
sull’orlo della crisi! », ma la cosa durò lo spazio di un mattino, anzi di una domenica. Subito dopo,
il campionato-processione, con in testa Nereo Rocco, riprese la sua marcia flemmatica.

Oggi le attese ripetono, cristallizzate: 1) conoscere le « scorie » di questo mostruoso campionato
a sedici squadre con tre retrocessioni; 2) riscoprire, non tutta, ma uno scampolo di suspense al
vertice (eccezione fatta, è chiaro, peri tifosi del Milan, che da lunghi anni non assaporavano più
questo impagabile tipo di « noia »). Ma oggi, più che di attese, il campionato vive, a nostro avviso,
di riflessi: 1) nazionale, 2) coppe, 3) mercato.

Picchi protesta esplode Corso

Nazionale. Se lo sport fosse risultato e logica, il pubblico italiano, della sua Nazionale, dovrebbe
avere la nausea. I risultati infatti sono sepolti in biblioteca (1938) e qualsiasi logica ha subìto colpi
mortali in Brasile, Svizzera, Cile, Inghilterra (…Irlanda del Nord a parte). Ma la Nazionale ha radici
profonde, insensibili alle puntuali violenze che subisce « quella » squadra, « quel » Ct, e il miracolo
si ripete con un meccanico colpo di spugna sul passato. Siamo ai quarti di finale di Coppa Europa
per nazioni; la Bulgaria ha deciso la sospensione per un mese del suo campionato per potersi
preparare meglio (criterio discutibile) ai due match di Sofia e Napoli. Il polso dell’opinione pubblica
non è ancora agitato, ma tra le pieghe del campionato il tasto si sta facendo strada con rapida
progressione. Si discute sulle convocazioni avvenute e su quelle che non sono ancora state fatte. Si

aprono polemiche mai assenti: Castano che chiede il posto di Picchi, fresco di strappo all’inguine;
Picchi, di Livorno, che risponde: « Pensi ai fatti suoi: io ho sofferto in silenzio per anni! ».

Nulla è cambiato evidentemente sotto il cielo del Club Italia. Helenio Herrera (ex-ct) propone
Corso, da tempo (non è una scoperta) sullo standard del fuoriclasse. Corso, in condizioni fisiche
accettabili, non ha limiti di genio e di classe. Proprio recentemente ci confessava: « Ho vinto di
tutto, non ho problemi, ho il conto in banca: l’unica soddisfazione che manca alla mia carriera è la
Nazionale. Non sono mai riuscito a fare un campionato del mondo! ». Non è vero che un
professionista con « Mercedes pagoda » possieda solo ambizioni-pagate. E forse, in questo senso,
non è a caso che alcuni grossi nomi (come Corso o come Rizzo per fare due esempi) schiaccino il
piede sull’acceleratore « azzurro ». Anche questo testimonia delle radici della Nazionale:
nell’opinione pubblica e nei giocatori. Su tutto il campionato, non solo sui probabili 22 che
andranno iscritti all’UEFA, incombe la Bulgaria. Un grosso critico scrisse durante la World Cup
’66: « Se perdiamo con la Corea non scrivo più di calcio! ». Non solo la Corea ci batté, non solo il
critico continuò a scrivere, ma la Nazionale-del-campionato continua, come sempre.

L’alibi di Viani a lo slogan dal Gallia

Coppe. Quattro squadre su sedici sono in coppa: Juve (Campioni), Milan (delle Coppe), Bologna
(delle Fiere), Cagliari (Mitropa). Il prestigio della coppa dei campioni oscura, è inutile nasconderlo,
quello procurato dalle altre. Ma in ogni caso, il « diversivo » internazionale ha un peso notevole.
Nel caso della Juve, è totale. Lo scudetto è già scucito da in pezzo dalle maglie dei bianconeri che
hanno, sul piano europeo, la possibilità di trasformare una annata sotto molti aspetti penosa in un
successo assolutamente senza precedenti: nemmeno la grande Juve del grande Sivori ne era stata
capace. Mentre la coppa, per il Milan, è in fondo un surplus in funzione-incassi, per Bologna e
Cagliari si tratta di coppe-alibi. Lo ha confessato Viani, lo ha ammesso Puricelli. (Non
dimentichiamo che la Caf può decidere la ripetizione della partita Inter-Cagliari, con le possibili
variazioni di classifica). Un quarto di campionato dunque, ha reali spinte di carattere internazionale.
Anche questo è un riflesso reale.

Mercato. Siamo alla vigilia della grande ondata. Le voci, reali e fantascientifiche, stanno già
montando. E il campionato, che sul piano collettivo ha quasi nulla da dire, esprime per reazione
un’attesa sempre più frenetica di sapere dove andranno a finire: Bertini, Riva, Haller, Rizzo,
Anastasi, Jair, De Sisti. Cioè, eccezion fatta per Anastasi (opzionato saldamente dall’Inter), per i
« soliti noti », notissimi. Tra poco i vari presidenti dichiareranno che sono incedibili,
immediatamente dopo si metteranno al telefono in attesa del fatidico drin e poi, con la morte (delle
s.p.a.) nel cuore e la convinzione del colpo sensazionale, si ritroveranno magari esattamente come
prima. Lo slogan di moda è: solo scambi, niente contanti. Come l’anno scorso, ma, alle ore 24
dell’ultimo giorno del Gallia, il conto totale fu di quattro miliardi circa.

Non rimane che attendere dunque. Il campionato fra non molto passerà la mano. I riflessi di oggi
saranno protagonisti domani. Intanto, la speranza della schedina-ricca non muore. Ma quella non
morirà mai.