1968 dicembre 29 La nuova coppia azzurra nascerà a 2277 metri?

1968 dicembre 29 (Il Gazzettino)

La nuova coppia azzurra nascerà a 2277 metri?

« Sarà un’esperienza molto interessante », è stato detto. Vediamo di scoprire se l’affermazione è
valida o in che misura lo è. Non c’è dubbio infatti che la prima sosta invernale nella storia del
campionato a girone unico doveva pur essere sfruttata in qualche maniera dalla Nazionale. Il
problema non è questo: ci si chiede invece se non fosse preferibile un diverso sfruttamento della
pausa.

La versione ufficiale dice che si va in Messico: 1) per restituire l’amichevole giocata nel 1966 in
Italia; 2) per tastare il polso alla situazione logistica in prospettiva Mondiali ’70; 3) per verificare di
persona la influenza dell’altitudine sui nostri giocatori; 4) per fare qualche esperimento tattico.

Nessuna di queste quattro ragioni, presa da sola, giustifica il viaggio a Città del Messico. Punto
primo: non c’è un limite preciso di tempo per restituire una cortesia organizzativa alla Federazione
messicana: l’amichevole si sarebbe potuta fare anche fra qualche anno e nessuno avrebbe protestato.
Punto secondo: logisticamente parlando, bastava mandare in classe turistica lo addetto stampa della
Figc Tito Bardigotta e il ct Ferruccio Valcareggi. Ne avrebbero ricavato tutte le impressioni e le
soluzioni necessarie per la (probabile ma non ancora sicura) partecipazione alla Coppa del Mondo
’70. Punto terzo: sugli effetti dell’altitudine (2277 metri sul livello del mare contro i 122 di Milano
tanto per fare un esempio) si dovrebbe sapere quasi tutto! Le Olimpiadi hanno permesso una
raccolta di dati e di indicazioni quali nessuna tournée amichevole potrà mai ricavare. Punto quarto:
gli esperimenti tattici si sarebbero potuti fare ovunque, Spagna, Jugoslavia eccetera.

Tutto sbagliato dunque? No. E’ chiaro che un’esperienza di questo genere ha sempre risvolti utili
e interessanti. I giocatori « prendono misura », anche psicologica, dell’ambiente, degli impianti,
della gente, della dimensione geografica in cui si troveranno al momento giusto.

Oggi, a Città del Messico, la temperatura varia tra un minimo di 15 gradi e un massimo di 22. La

differenza, fuso orario a parte, è notevole con il nostro rigido sottozero di questa fine 1968.

Sì, sul piano degli effetti dell’altitudine, si sa oramai molto. Sappiamo anche, e questo è
importantissimo, che al Torneo olimpico di calcio la classifica finale fu questa: Ungheria, Bulgaria
e Giappone! Quest’ultimo, paese quasi a… pelo d’acqua, nella finale per il terzo posto batté con
facilità il… Messico che, stando agli esperti, avrebbe dovuto stroncare (sul piano dell’assuefazione
all’aria più rarefatta) avversari anche tecnicamente superiori. Sappiamo molto dicevo, ma ci
mancano le pagelle individuali. Che il tale giapponese corresse come un ghepardo che il talaltro
ungherese sia rimasto in panchina perchè respirava male, interessa si. Ma è molto più importante
per noi sapere se Facchetti soffra la stessa allergia, se Anastasi si senta a proprio agio, se Rivera
scada atleticamente.

E’ su questo piano che la tournée messicana ha un senso. Ma resta sempre il dubbio sulla sua
necessità e soprattutto su ciò che si sarebbe potuto organizzare nello stesso periodo. Al posto di due
match (dei quali uno arbitrato da Sbardella…) contro una « selezione » di media levatura, perchè
non studiare due match, o almeno uno, di grossa difficoltà in Europa? Prenderci la Germania o
l’Inghilterra o la Ungheria ecc.? Sarebbe stata una maniera esaltante per collaudare sia lo schema
che ha dato all’Italia la Coppa Europa per Nazioni sia una nuova formula, soprattutto offensiva.
Obiezione: perdendo, avremmo sminuito la Coppa ancora calda, con conseguenze psicologiche
negative in vista del match di qualificazione con la Germania Est, a Berlino. Obiezione ridicola, che
denota il solito complesso d’inferiorità.

Dal momento però che la Nazionale sta già in Messico, la speranza è che la tournée sia presa
veramente come un esperimento e non trasformata in una vacanza per far dimenticare ai giocatori la
notte di San Silvestro perduta. E’ una responsabilità importante, anche perchè le assenze di
Salvadore, Mazzola, Bercellino e la presenza di un mezzo Rivera hanno già tolto parecchio spazio
alle manovre tecnico-tattiche di Valcareggi. L’augurio è anche che a 2277 metri d’altezza il 1969
veda nascere la nuova (logica) coppia made in Italy: Riva-Prati.