1965 …E quello di Baglini – intervista

1965 (Supersport)

…E quello di Baglini

« Molti anni fa, mi sono trovato in una situazione drammatica che ha lasciato una grande
impronta nella mia vita. Stavo volando a bordo di un Comet per un viaggio d’affari: eravamo sopra
la Grecia, in una zona montagnosa, quando all’improvviso due motori cessarono di funzionare per
un forte sbalzo di temperatura. Mentre l’aereo cominciava a perdere quota, progressivamente, ci fu
un terribile attimo di silenzio. In pochi secondi la pancia del Comet strisciò sulla punta degli alberi
e in quel preciso istante il pilota riuscì a compiere il miracolo: aggrappato ai comandi, riportò in
linea l’apparecchio e lo fece risalire di quota. C’era una signora seduta accanto a me: stringendomi il
polso mi conficcò le unghie nella carne, tanto profondamente che porto ancor oggi le cicatrici! ».
Nello Baglini gira il braccio per farmi vedere, ma non fa in tempo a sciogliere uno dei gemelli d’oro
che ha già ripreso il racconto: « Precipitammo in pochissimi secondi, ma quei secondi rapidi come
un batter d’ali mi bastarono per vedere dinanzi agli occhi, come in un film, tutta la mia vita, giorno
per giorno: rividi tutto con una chiarezza indescrivibile. Tutto ciò che avevo fatto, ma soprattutto
ciò che avrei dovuto fare e non avevo fatto, tutto ciò che lasciavo “aperto”, tutte le persone e le
situazioni che senza di me avrei lasciato insomma in grossi pasticci. Quel giorno fu decisivo:
l’angoscia che provai in quei fulminei secondi mi cambiò: giurai che in futuro avrei dovuto
mettermi sempre nelle condizioni di poter sparire senza provocare drammi ».

« E c’è riuscito? », chiediamo al presidente fiorentino.
« Credo di sì! Adesso, ogni volta che parto e me ne vado lontano, sono tranquillo come s’andassi

a fare una passeggiata all’Arno: anche se l’aereo cade ho una grossa assicurazione! »

« Per chi? »
« Per i miei cari e per la… Fiorentina! »
« Cosaaaa? »
« Che c’è di strano? Non voglio che la Fiorentina serva a me: voglio servire io alla società e
allora, se dovessi andarmene, sa.. purtroppo succede a tutti anche a’ maledetti toscani!, voglio che la
società non se n’accorga, che non restino pasticci, che tutto sia chiaro, bello, pulito, semplice; che i
conti tornino e che nessuno avanzi una lira ».

Questa non è una favola, ma un racconto vero, registrato fedelmente. E sembra quasi incredibile
che, nel cinico e nevrotico mondo del calcio, esista un personaggio come Baglini: solare, senza
contorsioni e sdoppiamenti. Un personaggio fedele a se stesso, nell’azienda che dirige (a Milano) e
in quella che presiede (a Firenze): un personaggio che conosce un metro unico per misurare le cose:
« L’errore che tutti fanno è di pensare che nel calcio occorra applicare leggi eccezionali, che un
uomo quando passa quel portone debba spogliarsi e cambiare tutto, dimenticare com’era prima,
nella vita di tutti i giorni, nel suo lavoro. Io invece sono dell’opinione che il calcio lo si debba
trattare come ogni altra cosa, che una società debba essere considerata e guidata come una qualsiasi
altra azienda produttiva ».

« Non le sembra di essere troppo idealista? ».
« Esattamente il contrario! Perché non parlo per fare teoria, ma sto cercando di mettere in pratica
questo concetto: la Fiorentina ha imboccato una strada, senza slogan facili, in umiltà. All’inizio
abbiamo avuto dei momenti incerti, ma io non mi sono mai perso d’animo. Quando ho assunto la
presidenza sapevo quello che facevo: non sono mica nato ieri! Tutta la mia vita ho lavorato: avevo

sedici anni quand’ho cominciato e sto ancora lavorando dopo… quaranta! Credo di aver accumulato
un po’ d’esperienza, Dissi subito: “Andiamoci piano se vogliamo combinare qualcosa che duri!” ».

« La Fiorentina di oggi sembra proprio debba durare, no? ».
« La classifica mi soddisfa, anche sei siamo onesti, potremmo avere almeno un punto in più: ma

la situazione generale è ancora migliore ».

« In che senso? ».
« Nel senso che ora il pubblico sembra abbia compreso in pieno quello che ho cercato di fare,
dando alla Fiorentina una società che funzioni a dovere e una squadra di giovani tenuti a briglia da
un asso che ha pochi uguali in Europa! ».

« Parla di Hamrin? ».
« Certamente! il vero segreto è di avergli affidato la maglia di capitano: è una cosa che farà
ridere qualcuno, ma è così. La responsabilità di essere la guida riconosciuta della squadra ha dato al
gioco di Hamrin una carica ancora più altruista di quanto non avesse prima ».

« Prima… quando? ».
« Beh, c’era un po’ la fola che Hamrin giocasse una domenica sì e una no, che fosse un po’
freddo, a volte lontano: una specie di Corso insomma. L’Hamrin di oggi è il Corso di oggi: un
campione di levatura mondiale! Se avesse gli anni di Corso non avrei problemi per altri dieci
anni! ».

« I giovani non le mancano! ».
« Anzi ne abbiamo in abbondanza, abbondanza soprattutto di… classe! De Sisti oramai è fuori

discussione e non teme confronti con nessuno, ma anche Bertini… ».

« Non come De Sisti… ».
« Bertini ha una muscolatura eccezionale ed anche tanto cervello: un giorno, quando ancora era
all’Empoli, lo vide Herrera e non gli piacque, ma credo che quando se lo vedrà contro cambierà
idea! ».

« E su Nuti! ».
« Mi ha fatto dimenticare Orlando completamente: e dico anche un’altra cosa: se Morrone non
avesse il vizio di voler dribblare gli avversari, i suoi compagni, l’arbitro, i segnalinee, le bandierine,
tutto insomma, avremmo un Nuti che vale il doppio e un attacco quasi… »

« …da scudetto? »
« Di questo non voglio parlare, perchè se un giorno… comincia a piovere bisogna pur che ci sia
uno pronto a raccogliere l’acqua! E poi, nel vocabolario della Fiorentina, la parola scudetto è
proibita… Almeno all’inizio era così! »

Era così, all’inizio. Potrà Baglini esse l’uomo del miracolo? Alla fine?